In questi giorni si registra una competizione dialettica che coinvolge il ministro Schillaci, le rappresentanze dei medici di famiglia e le Regioni.
Le liste d’attesa sono oggi il primo dei problemi. Sia per l’immagine pubblica che per le tasche dei cittadini. Nonostante ciò, piuttosto che capire la sua genesi, individuare le responsabilità e trovare una soluzione, si instaura una brutta lite istituzionale tra lo Stato (Schillaci) e le Regioni/Province Autonome (Fedriga)
Il Ministro, com’è doveroso che sia, mette in moto i suoi “droni” per accertare come vanno le cose nelle Regioni e nelle Province autonome sul tema del contrasto all’allungamento delle liste di attesa, ma anche della loro programmata riduzione.
Sul tappeto, dunque, contrapposizioni sull’attuazione del DL n. 73/2024 afferente, per l’appunto, alle liste d’attesa contestata dal presidente delle Regioni Fedriga (con una lettera del 28 marzo scorso) perché non finanziato e troppo di fede centralista. Arrivando ad addebitare, altresì, al Ministero una pericolosa inerzia tanto da mettere in condizione estreme le Regioni di lavorare autonomamente. Aggiungiamo noi: molto male!
La cosa più grave che si desume è che l’inerzia è di casa proprio nelle Regioni. Ciò in quanto dal finanziamento statale per il recupero delle liste d’attesa 2022/2024 è stato speso dalle medesime solo il 70%, circa, con un conseguente mantenimento improduttivo in cassa di circa 400 milioni, con tendenza a peggiorare sensibilmente nel corrente anno.
Quanto alle affermazioni a firma di Massimiliano Fedriga, delle due una:
- o si autodenunci da parte delle Regioni la loro incapacità ad affrontare il problema, in contraddizione con le rivendicazioni fatte al riguardo dalla Conferenza, all’atto del licenziamento del DL, adducendo il pericolo di “invasione delle competenze regionali”, e quindi anche la loro inettitudine ad assolvere i loro compiti di mettere a terra interventi sull’appropriatezza prescrittiva. Su ciò, tenuto che non è affatto facile intervenire con automatismi ovvero con atti di imperio, attesa la discrezionalità propria del medico e delle abitudini culturali dell’utenza, politicamente riottosa ad atti contrari in tal senso;
- oppure, alternativamente, considerate le vigenti competenze legislative regionali, nell’impotenza di intervenire positivamente si alzino le mani sul tema e si chieda al Governo un commissariamento ad hoc, ex art. 120, comma 2, della Costituzione, per impossibilità a perseguire lo scopo. E’ il minimo che occorre fare per i cittadini.
Poi c’è il tema più complesso della riforma strutturale del sistema, comprensivo dello status giuridico dei medici di famiglia. Una esigenza alla quale il medico Schillaci, credo, stia pensando e lavorando.
Ettore Jorio