“Sconcerto e ferma condanna”. È quanto esprime l’Opi (Ordine delle professioni infermieristiche) della Provincia Autonoma di Trento in merito alle dichiarazioni contenute nel comunicato diramato dal Sindacato Medici Italiani (SMI) Trentino, a firma del segretario Nicola Paoli, che commentando la firma dell’Air per la medicina generale, sosteneva che “I medici, grazie allo SMI, entreranno, se vorranno, retribuiti anche negli Ospedali di Comunità e nelle strutture intermedie come leader a comandare le equipe infermieristiche attuali”.
“Tali affermazioni – commenta l‘Ordine provinciale degli infermieri – ledono gravemente la dignità, l’autonomia e la responsabilità della professione infermieristica. Contribuiscono a diffondere una narrazione impropria e profondamente distorta della realtà sanitaria e socio-sanitaria attuale. Definire i medici come ‘leader a comandare’ gli infermieri signi-fica tradire il senso stesso della collaborazione interprofessionale, principio cardine della sanità moderna e fondamento imprescindibile di ogni sistema sanitario evoluto e realmente centrato sulla persona. Si tratta di una visione anacronistica, che ripropone modelli gerarchici superati e ormai lontani dalla realtà normativa e organizzativa attuale”.
Questa impostazione, per l’Opi, “non solo offende l’intera comunità infermieristica, che opera con competenza, autonomia e senso di responsabilità, ma getta anche un’ombra ingiustificata sulla Provincia Autonoma di Trento, rappresentandola come un contesto arretrato e incapace di recepire i profondi mutamenti culturali e normativi che hanno interessato la sanità negli ultimi decenni. La realtà è ben diversa. Nelle strutture come gli Ospedali di Comunità e le strutture intermedie, la leadership professionale si fonda – per definizione e per legge – sul riconoscimento delle competenze specifiche, sull’integrazione dei saperi e sul lavoro d’équipe. Parlare di “comando” da parte di una professione su un’altra è del tutto privo di fondamento giuridico, organiz-zativo e deontologico. È un ritorno a logiche verticali ormai superate e che non appartengono né alla sanità trentina né a quella italiana”.
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento ribadisce con forza che “simili dichiarazioni sono non solo inaccettabili e divisive, ma anche pericolose, perché rischiano di alimentare contrapposizioni tra professioni, con ricadute negative sui cittadini”.
“Auspichiamo un dialogo tra le professioni sanitarie fondato sul rispetto reciproco, sulla valorizzazione delle rispettive competenze e sulla promozione di modelli organizzativi realmente centrati sulla persona, non su visioni corporative o gerarchiche ormai superate”, prosegue l’Opi di Trento, che lancia un appello “al senso di responsabilità delle rappresentanze sindacali e istituzionali: le parole hanno un peso. Quando veicolano disin-formazione e visioni superate, non possono e non devono essere ignorate. La sanità del futuro non ha biso-gno di chi comanda, ma di chi collabora. Solo nel rispetto delle competenze reciproche si può davvero incide-re sugli esiti di salute dei cittadini. In Trentino, questo principio è già realtà”.