A poco più di un anno dall’avvio ufficiale del negoziato, l’Accordo Pandemico dell’Oms entra nella sua fase decisiva. Durante l’apertura della seconda riunione del Gruppo di Lavoro Intergovernativo (IGWG), il Direttore Generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ribadito con forza l’urgenza di completare un tassello fondamentale: l’allegato sul “Pathogen Access and Benefit-Sharing” (PABS), ovvero il sistema che regolerà l’accesso ai patogeni e la condivisione dei benefici tra Paesi.
Un tassello che, senza mezzi termini, è stato definito essenziale: “Senza l’allegato, l’Accordo Pandemico sarà incompleto”, ha affermato il Direttore Generale davanti ai rappresentanti di oltre 190 Stati. E ha aggiunto: “Il prossimo focolaio globale non è questione di se, ma di quando”.
Il percorso dell’Accordo pandemico nasce dalle lezioni amare della pandemia da Covid. Le profonde falle nella cooperazione sanitaria internazionale hanno spinto i Paesi membri a lavorare a un nuovo strumento giuridico globale per prevenire, prepararsi e rispondere meglio alle future emergenze.
Due i traguardi già raggiunti:
– Le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale, che entreranno in vigore tra pochi giorni, il 19 settembre.
– L’approvazione, durante l’ultima Assemblea Mondiale della Sanità, del testo base dell’Accordo Pandemico.
Ora l’attenzione è tutta sull’allegato PABS, che definirà come i Paesi condivideranno in tempi rapidi i campioni di virus e agenti patogeni emergenti, e in cambio come garantiranno equo accesso a vaccini, trattamenti e strumenti diagnostici.
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: concludere la negoziazione del PABS entro la fine dell’anno, per poi approvarlo ufficialmente a maggio 2026, durante la prossima Assemblea Mondiale. Solo così l’intero Accordo sarà pronto per la firma e ratifica da parte degli Stati membri.
C’è chi teme che non ci sia abbastanza tempo, ma l’Oms si dice fiduciosa. “Avete già dimostrato che potete superare le divergenze. Avete già raggiunto un accordo che molti credevano impossibile”, ha ricordato il Direttore Generale. E aggiunge: “Non partite da zero: l’articolo 12 dell’Accordo e l’esperienza del PIP Framework vi danno una base solida”.
Il messaggio è chiaro: con una leadership forte, una struttura tecnica competente e la volontà politica necessaria, il traguardo è alla portata.
E l’Italia? Anche per l’Italia questo è un momento delicato. Come noto, il nostro Paese si è astenuto al momento del voto per l’approvazione dell’Accordo, pur non opponendosi formalmente. Le ragioni? Preoccupazioni legate alla sovranità nazionale e al timore che l’Oms possa “imporre” misure sanitarie come lockdown o obblighi vaccinali. Tuttavia, l’Accordo – come più volte chiarito – non attribuisce all’Oms alcun potere di imporre decisioni sanitarie agli Stati.