Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica in forte aumento che registra 800.000 casi nel nostro Paese e rappresenta a livello mondiale la principale causa di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni. Ad accendere i riflettori su questa condizione, ma anche sulle innovazioni e le strategie cliniche più efficaci per il gestirla è l’Anmco, l’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri.
“L’insufficienza cardiaca rappresenta un importante problema di salute pubblica su scala globale, con alti tassi di morbilità, mortalità ed utilizzo di risorse sanitarie”, spiega in una nota il prof. Massimo Grimaldi, presidente Anmco e direttore della Cardiologia dell’Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). “. Essendo la destinazione finale di varie malattie cardiache, la sua prevalenza aumenta progressivamente con l’età. I pazienti affetti da un quadro di scompenso cardiaco hanno infatti una prevalenza nella popolazione generale di circa 1,7 %, che arriva intorno al 10% nel paziente con oltre 65 anni e raggiunge nell’ultraottantenne addirittura una prevalenza del 20%”.
Il numero dei pazienti affetti da scompenso cardiaco, fa sapere Grimaldi, “negli ultimi decenni è aumentato in maniera esponenziale a causa dell’allungamento della vita e grazie a migliori capacità diagnostiche”. Contestualmente, però, “anche le possibilità terapeutiche farmacologiche e non negli ultimi anni sono notevolmente migliorate” e “oggi una corretta terapia può cambiare la traiettoria della storia naturale della malattia, garantendo una migliore sopravvivenza, riduzione delle ospedalizzazioni e migliore qualità di vita”, sottolinea il presidente Amnco.
“La migliore prevenzione per lo scompenso cardiaco – continua il prof. Grimaldi – inizia sicuramente con l’adozione di uno stile di vita sano e con il controllo dei fattori di rischio come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e obesità”.
Malgrado gli ottimi risultati registrati nel corso degli ultimi anni in numerosi protocolli di studio, il presidente Anmco deve però sottolineare come “le nuove terapie incontrano alcune difficoltà di diffusione nel mondo reale. Altri trattamenti risultano estremamente promettenti ma ancora di nicchia o con dati non consolidati”. Da qui la necessità di focalizzare l’attenzione non solo sulle innovazioni più rilevanti, ma anche sulle modalità, sia cliniche che organizzative, per ottimizzare le cure di una sindrome con un forte impatto sia prognostico che economico.
“L’insufficienza cardiaca – afferma il prof. Fabrizio Oliva, past president Anmco e direttore della Cardiologia 1 dell’ospedale Niguarda di Milano ha evidenziato – è davvero una sfida per la sanità, è fondamentale una diagnosi precoce perché oggi abbiamo a disposizione dei farmaci raccomandati, i cosiddetti quattro pilastri terapeutici. I dati dello studio Bring Up 3 Scompenso, ultima puntata di ricerca osservazionale Anmco, ci hanno dimostrato la capacità da parte del cardiologo italiano di utilizzare questi quattro trattamenti in percentuale elevata, con numeri superiori a tutti i registri recentemente pubblicati in ambito internazionale. Lo studio BRING-UP-3 Scompenso è stato concepito come un’iniziativa a livello nazionale con l’obiettivo di guidare l’implementazione delle più recenti linee guida nella pratica clinica nazionale e migliorare la qualità complessiva dell’assistenza ai pazienti con insufficienza cardiaca. Allo studio ha partecipato un numero molto elevato di centri cardiologici italiani fornendo così un quadro completo della realtà cardiologica del nostro paese e più del 65% dei centri ha raggiunto o superato l’obiettivo di 30 pazienti previsto dal protocollo. Questa ricerca osservazionale rappresenta un’esperienza unica a livello nazionale ed europeo. Questo testimonia ancora una volta come la partecipazione associativa sia il motore per il miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie e per il raggiungimento di importanti obiettivi di ricerca scientifica.”
Dal prof. Federico Nardi, presidente designato Anmco e direttore della Cardiologia dell’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato, attenzione anche all’ipertensione polmonare, “malattia rara e complessa, in cui la definizione eziologica e il corretto inquadramento diagnostico sono gli unici e indispensabili presupposti per curare al meglio il paziente. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha compiuto significativi progressi nella comprensione della fisiopatologia e nello sviluppo di terapie mirate, migliorando la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. Pertanto, resta essenziale porre una diagnosi precoce, riconoscendo tempestivamente i segni dell’ipertensione polmonare e avviando un percorso efficace e personalizzato per i nostri pazienti”.
“Spesso – prosegue Nardi – il quadro clinico con cui si manifesta l’ipertensione polmonare si intreccia con diverse malattie e il medico che si interessa di scompenso cardiaco deve essere pronto a impostare un corretto percorso diagnostico al fine di identificare la causa dell’aumento delle pressioni polmonari, presupposto indispensabile per curare al meglio il paziente. Il Team Multidisciplinare di cui tanto si parla nelle linee guida ESC/ERS sull’ipertensione polmonare non si improvvisa, ma è il risultato di un lungo percorso, di tanta esperienza, complicità e confronto”.