E’ apprezzabile l’iniziativa delle Sezioni Riunite in sede di Controllo della Corte dei conti di arrivare alla pubblicazione del solito referto dedicato al coordinamento sulla finanza pubblica suddividendolo, per il momento, in quattro corpose analisi, suddivisi per interessanti tematiche in altrettanti “Quaderni del Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica”:
«La plausibilità della riduzione del rapporto debito/Pil nelle nuove regole di bilancio europee»;
«Le garanzie pubbliche»;
«La spesa per la previdenza»;
«La sanità in cammino per il cambiamento».
A bene vedere, così come appreso dalla nota stampa del 9 ottobre scorso, le SS. RR. in sede di controllo hanno ritenuto, fedeli al loro impegno di rendere pubblico annualmente il loro referto sul coordinamento della finanza pubblica, di ampliarne il contenuto specializzandolo in approfondimenti, rispetto alla precedente metodologia analitica unitaria.
Ed è proprio nell’ottica istituzionale del massimo organo di controllo della Magistratura contabile di contribuire all’attività parlamentare e di Governo, nonché al sistema autonomistico delle Regioni, viene da lamentare nell’opera una qualche superficialità nella parte dedicata alla sanità, atteso che il suo contenuto si contraddice nella mancata sollecitazione a mettere a terra le leve del reale cambiamento. Rendiconta i “guai” (un po’ come fan tutti) senza proporre sul piano strutturale e sollecitare con forza il cambio di metodologia del finanziamento del Ssn.
I rilievi di contenuto
Una conclusione, questa, cui si perviene mettendo a confronto i due concetti basilari – incisi nel secondo Quaderno dedicato alle garanzie pubbliche, rappresentativi della ratio che ha spinto un siffatto interessante metodo concettuale di riformulare l’obiettivo del referto annuale pervenendo all’idea di una redazione enciclopedica dei temi di fondo del Paese – con il contenuto nel quarto dei Quaderni, di quello intestato alla Sanità.
Infatti, nel mentre nel secondo vengono irrobustiti i compiti del Magistrato sulla base, nel senso di renderli più esaustivi, nell’ultimo della prima tornata di Quaderni vengono trascurati elementi di fondo afferenti all’applicazione della Costituzione del 2001, alle storture organizzative riferibili all’organizzazione ospedaliera, alla individuazione degli anticorpi necessari alla stessa magistratura contabile ad essere più coerente con il proprio ruolo, di recente vittima di contraddizioni e di diversità accertative e giudicanti rilevabili prevalentemente su alcune aree del Paese, ma anche in sede romana. Quest’ultima, di recente, vittima di indagini, riguardanti addirittura magistrati apicali, che mettono comunque in discussione il buon nome della Corte dei conti.
Se a tutto questo vengono ad aggiungersi gli effetti devastanti della riforma “Foti”, c’è da stare poco allegri in relazione alle “garanzie pubbliche” delle quali sono in molti a vederle in pericolo.
Nel particolare
Venendo al contenuto dei singoli Quaderni risultano evidenti due contraddizioni tra il desiderio di attrezzarsi meglio sul piano delle verifiche sulla finanza pubblica, e la necessità di dare consistenza alle riforme strutturali sancite dalla Costituzione del 2001 e di sollecitarne delle altre, di certo migliorative dell’attuale sistema erogativo socio-sanitario.
Mentre, nel quaderno secondo, il Magistrato dei controlli pretende di:
– concretizzare «un ripensamento dello schema di ricognizione delle garanzie al fine di fornire un quadro più chiaro ed esaustivo» di tutti i supporti documentali necessari per offrire una esaustiva visione della finanza pubblica;
– realizzare «un rafforzamento della capacità di monitoraggio dell’Amministrazione pubblica attraverso la dotazione di strumenti propri di analisi che utilizzino criteri e parametri omogenei in modo da disporre di un flusso continuo e confrontabile di informazioni esteso a tutti gli interventi in essere», allo scopo primario di «prevenire possibili rischi alla finanza pubblica»,
nel quinto, sembra tuttavia dimenticare le sue anzidette premesse e il suo importante ruolo di proponente al decisore nel suo complesso. Lo fa sul tema della sanità che in alcune regioni è lo stesso Giudice a ritenere ben «oltre alla già deprecabile emergenza» (non solo per le liste di attesa, spesso dall’effetto omicidiario).
Nel quarto quaderno, al di là dell’affermazione ottimistica che «Il 2026 si presenta come un anno decisivo per la sanità pubblica», si esprime in modo esclusivamente riparatore, quasi come se avesse paura di disturbare il decisore legislativo ordinario, campione di inerzia da 25 anni della lettera costituzionale del 2001. Quello che non applica la vigente Costituzione in termini di diritto alla salute (Lea non attualizzati, da ultimo, da otto anni nonostante addirittura il Covid) e in relazione all’applicazione dell’introdotto federalismo fiscale, lasciando così perseverare incoscientemente il criterio della spesa storica, che è la vera fonte dei guai.
E già fa l’elenco di alcune delle cose che non vanno, ma senza approfondirne le cause, quelle vere. Ciò senza accennare a correttivi radicali e offrire soluzioni ragguardevoli, al di là del richiamo che fa ad un “Nuovo” Piano Sanitario Nazionale, trascurando che lo si omette dal 2006.
Fa ciò a fronte di affermazioni rendicontative gravi del disavanzo peggiorato ovunque, sino ad essere triplicato nell’ultimo quinquennio in alcune aree, con tendenza al peggioramento. Non solo. Sottolinea di vedere peggiorate le performance del Ssn nell’erogazione dei Lea sino a ritenerli inesigibili in alcune aree, lasciando a secco di diritto alla salute una parte consistente della Nazione. Al riguardo accusa l’attuale sistema di finanziamento dello Stato inadeguato alla copertura dei Lea, garantiti ovunque uniformemente, senza però fare il minimo cenno al cambiamento reale da realizzare attraverso l’introduzione a regime dei costi standard per Lea e dei fabbisogni standard differenziati per regione sulla base dei rispettivi fabbisogni epidemiologici, assistiti dalla perequazione verticale per quelle a minor gettito fiscale per abitante.
Omette tuttavia di fare le pulci al sistema che concretizza i bilanci regionali della salute, e dunque delle aziende sanitarie che compongono i rispettivi Ssr al lordo della GSA. Non mette in discussione critica le procedure contabili che portano spesso a conclusioni contabili mendaci o quantomeno aggiustate nei saldi, a seguito da violazioni – finanche stimolate da leggi regionali ad personam – delle buone regole della formazione dei bilanci, del tipo palesi trasgressioni dei principi della competenza, della continuità, del divieto di riapertura dei bilanci chiusi e dalla loro ricostruzione “ora per allora” finanche a seguito di omissioni ultra decennali. I casi della Calabria e del Piemonte sono sintomatici, così come le emersione dei falsi emersi nel corso dei giudizi di parificazione dei rendiconti consolidati della Regione Lazio (2022-2023), sulla retribuzione per circa un miliardo di euro sulla retribuzione dell’extrabudget, nonostante sconfessata dal diritto e dalla giurisprudenza.
Venendo al programma proposto.
Il PSN è cosa buona è giusta, nuovo in tutti sensi: a cominciare dal punto di osservazione e dai dati riguardanti il fabbisogno epidemiologico che la Nazione esprime in temini segnatamente differenziati. Dunque, un punto di osservazione che non sia “l’attico di piazza Duomo” piuttosto che un sito analogo, laddove l’osservatore è portato a proporre il miglioramento del servizio della salute prossimo, ma che sia il territorio prevalente del Paese, fatto di circa 8mila comuni prevalentemente periferici e spesso abbandonati. Da qui, una sollecitazione che era da aspettarsi dal Massimo organo del controllo di pretesa della rilevazione dei fabbisogni epidemiologici e dei rischi reali da parte delle Aziende sanitarie attraverso i sindaci (i migliori rilevatori della consistenza della domanda offesa dallo spopolamento), e non già di accontentarsi dei dati Istat, o peggio ancora inventati, che quanto ad attualità sono esempi del peggiore retrò.
Programmare del resto significa mettere insieme le attività di pianificazione, organizzazione e gestione che servono a garantire alla popolazione servizi sanitari efficaci, equi e sostenibili. Ed è qui il tema che si complica di avere il dovere di individuare tutti gli strumenti attivi occorrenti ad assicurare il prodotto salute.
Ciò passando quantomeno per:
– la messa a terra celere delle strutture territoriali (case e ospedali della salute) di rafforzamento della indispensabile assistenza territoriale;
– la riprogrammazione dei siti di spedalità programmandoli sulla base della attuale domanda, negativamente influenzata dalla carenza dell’assistenza di prossimità, e su quella che sarà la migliore offerta, calmierata dall’intervento filtro dell’assistenza di base e intermedia;
– l’intensificazione qualitativa della rete dei controlli, partendo da quelli aziendali sino ad arrivare a quelli effettuati dalla sanità e dal Mef passando per quelli regionali;
– la riscrittura della collaborazione istituzionale del SSN con le Università, che tante irregolarità sta registrando nell’assegnazione dei “primariati”, tanto da offendere la carriera dei medici ospedalieri, privati così di ogni chance di miglioramento, e assicurare una assistenza all’utenza garantita da prestatori vincitori di concorsi pubblici;
– offrire all’utenza le garanzie delle cure, non consentendo a “medici” non iscritti ai rispettivi ordini professionali delle province nelle quali i medesimi svolgono attività (es. gli extra UE, con particolare ai Paese latinoamericani) e regolando la presenza, oggi assicurata nella illegittimità più profonda, dei medici cosiddetti gettonisti, sconosciuti nominalmente all’anagrafe dei siti ospedalieri che l’utilizzano, senza avere effettuato peraltro alcuna valutazione sul loro merito professionale e assistenziale. Violando con ciò l’elemento cardine che riconduce ad una obbligazione di risultato conclusa dal presidio ospedaliero e il paziente, che così rimane ignaro di chi lo sottopone alle cure del caso.
Argomenti, questi, che avrebbero potuto attrarre l’attenzione di un così importante organo del sistema dei controlli, tali sono le SS. RR., considerando altresì che le ipotesi rappresentate sono produttive di notevoli danni erariali.
Ettore Jorio