La Corte costituzionale, con la sentenza numero 148, pubblicata oggi, si è pronunciata sul ricorso per conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Sardegna nei confronti dello Stato, avente ad oggetto l’ordinanza-ingiunzione emessa in data 20 dicembre 2024 dal Collegio regionale di garanzia elettorale istituito presso la Corte d’appello di Cagliari, e annullando così la decadenza di Alessandra Todde dall‘incarico di presidente della Regione.
La Corte ha dichiarato – nel proprio comunicato – che non spettava allo Stato e, per esso, al predetto Collegio, di affermare, nella motivazione dell’ordinanza impugnata, che “si impone la decadenza dalla carica del candidato eletto” e, per l’effetto, di disporre “la trasmissione della presente ordinanza/ingiunzione al Presidente del Consiglio Regionale per quanto di competenza in ordine all’adozione del provvedimento di decadenza di Todde Alessandra dalla carica di Presidente della Regione Sardegna”.
I giudici della Consulta hanno anzitutto rilevato che i Collegi regionali di garanzia elettorale, istituiti dalla legge numero 515 del 1993 per esercitare il controllo sulle spese della campagna elettorale dei candidati per le elezioni politiche dei due rami del Parlamento – controllo poi esteso dalla legge numero 43 del 1995 alla elezione dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario – sono organi dello Stato che operano in condizioni di indipendenza al fine di garantire la genuinità e l’autenticità del formarsi della volontà del corpo elettorale, in una con la libertà di voto degli elettori. Il sistema di controllo, affidato a tali organi, è operante anche nella Regione Sardegna per effetto di una scelta del legislatore regionale statutario il quale, con l’articolo 22 della legge numero 1 del 2013, ha stabilito di rinviare, per quanto riguarda la disciplina delle cause di ineleggibilità concernenti le cariche elettive regionali, alle leggi statali.
Ciò premesso, la Corte ha osservato che le pur gravi fattispecie contestate alla Presidente eletta (tra le quali, la mancata nomina di un “mandatario elettorale”, avente il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge) non sono riconducibili a quelle che, in modo esplicito, la legge numero 515 del 1993 ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza. Nell’imporre la decadenza al Consiglio regionale, sulla base dei fatti così accertati, il Collegio di garanzia elettorale ha, pertanto, esorbitato dai propri poteri, cagionando una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna.
La Corte ha anche precisato che rimane impregiudicata la questione relativa alla possibilità di riqualificazione dei fatti, che è rimessa al giudice civile, competente per il giudizio di opposizione all’ordinanza-ingiunzione. Nel caso di specie, l’ordinanza ingiunzione impugnata, ora da intendersi depurata dal contenuto che ridondava in turbativa dell’autonomia regionale costituzionalmente protetta, ha formato oggetto del giudizio civile promosso dalla dottoressa Todde dinanzi al Tribunale di Cagliari, che l’ha confermata, quanto alla sanzione pecuniaria irrogata, con sentenza 28 maggio 2025, numero 848.
Con la sentenza numero 149, parimenti depositata oggi, la Corte ha poi dichiarato inammissibile il conflitto promosso dalla stessa Regione Sardegna nei confronti dello Stato (e, per esso, del Tribunale di Cagliari), avente ad oggetto la menzionata sentenza di rigetto. Questa, infatti, ha rilevato la Consulta, è stata pronunciata unicamente nei confronti delle due parti ivi intervenute (Alessandra Todde, personalmente, in quanto destinataria delle sanzioni; il Collegio di garanzia, in quanto autorità che ha emesso l’atto) e non anche nei confronti della Regione Sardegna, rimasta estranea al giudizio. Le affermazioni compiute dal giudice nella sentenza, secondo le quali il Consiglio regionale non potrebbe sindacare l’accertamento sui fatti compiuto dall’organo di controllo, non sono pertanto vincolanti per la Regione, che non si è mai ancora formalmente pronunciata sulla vicenda. Trattandosi, in altri termini, di un mero obiter dictum inserito nella sentenza del Tribunale di Cagliari, viene a mancare il requisito dell’attualità della lesione lamentata, donde la inammissibilità del ricorso.
Soddisfatta la presidente Alessandra Todde: “Ho appreso da Bruxelles la notizia della sentenza della Corte Costituzionale mentre presiedevo il Forum delle regioni insulari europee. La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna. In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava né allo Stato, né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza né che vi erano i presupposti per poterla dichiarare”.
“In questi mesi – continua la presidente – mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto un’altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sé”.
“Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna”, conclude Todde.
Esulta il M5S, il capogruppo Michele Ciusa, commenta a Quotidiano Sanità: “Esprimiamo forte soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale di oggi, il tempo è galantuomo. Eravamo convinti delle nostre ragioni e infatti sono emerse in pieno. Continuiamo come abbiamo sempre fatto a lavorare per la Sardegna, perché questo è il mandato popolare che ci hanno dato i sardi, e andremo sino in fondo per il bene della nostra terra”.
Soddisfazione altresì del PD, il Segretario democratico Silvio Lai al nostro giornale: “La Corte Costituzionale con la sentenza di oggi ha fatto definitiva chiarezza sciogliendo qualsiasi dubbio sull’ipotesi di decadenza da presidente della Regione Sardegna di Alessandra Todde”.
“Insieme alla sentenza – prosegue il Segretario – vengono archiviate anche le speranze di quei partiti che, a destra, avevano utilizzato la vicenda come un tentativo di rivincita nei tribunali, dopo aver perso la partita in campo. Ora la sfida per tutti diventa quella del confronto di merito, sulle scelte da fare, in qualche caso dopo anni di vuoto”.
“Da parte del Pd della Sardegna le congratulazioni alla Presidente per l’esito del ricorso, con la certezza di poter proseguire serenamente nel lavoro di rilancio nella nostra Regione affrontando con decisione quelle criticità che pesano su famiglie e imprese in Sardegna” – conclude Lai.
Per il Presidente del Consiglio regionale Piero Comandini: “Senza entrare nel merito, la sentenza pubblicata oggi consente al Consiglio regionale di continuare a lavorare per affrontare i temi necessari per lo sviluppo e il rilancio della Sardegna. “
Il presidente Comandini ha formulato i migliori auguri alla Presidente Todde. “Sono certo che la decisione della Corte darà nuovo impulso alla sua azione politica e istituzionale, per il bene dei sardi e di tutti i nostri territori”
Elisabetta Caredda