Manovra. Cosmed: “Penalizzato il lavoro pubblico. Disattese le promesse su contratti e pensioni. Welfare e sanità al collasso”

Manovra. Cosmed: “Penalizzato il lavoro pubblico. Disattese le promesse su contratti e pensioni. Welfare e sanità al collasso”

Manovra. Cosmed: “Penalizzato il lavoro pubblico. Disattese le promesse su contratti e pensioni. Welfare e sanità al collasso”
La Manovra 2026 viene giudicata dalla Cosmed un tradimento per i lavoratori: gli aumenti stipendiali annunciati sono scomparsi, soprattutto per i dipendenti pubblici, e le uniche misure concrete riguardano l'aumento dell'età pensionabile. Le scelte di governo (austerità, spese militari e condoni fiscali) hanno azzerato le risorse per welfare e sanità, scaricando il peso del sistema sui lavoratori dipendenti.

Duro il giudizio della Cosmed sulla manovra economica 2026 anzitutto perché “sono praticamente del tutto scomparsi gli annunciati miglioramenti stipendiali per i lavoratori che sarebbero stati ottenuti con la detassazione degli aumenti contrattuali. Infatti la detassazione degli aumenti contrattuali è solo per il settore privato, solo per i contratti stipulati nel 2025 e 2026, solo per i titolari di redditi inferiori a 28.000 euro lordi (che tra l’altro sono coloro che avevano gli aumenti stipendiali più ridotti, l’aliquota ridotta al 23% con le detrazioni più elevate). Si tratta, come da alcune parti stimato, di aumenti da 3 a 6 euro netti al mese per una limitata platea”.

Sono “scomparsi gli annunciati 2 miliardi per detassare i rinnovi contrattuali in particolare dei dipendenti pubblici che avranno un rinnovo nel triennio con un aumento del 6% lordo (circa il 3% di incremento netto in busta) a fronte di un tasso di inflazione (questa ovviamente “netta”) del 17%. Sacrificati alle priorità politiche del governo”, spiega la nota.

Sulla previdenza, “dopo una sbornia estiva di annunci su quota 41, flessibilità in uscita, congelamento degli incrementi dell’età pensionabile, ripristino dell’opzione donna e di quota 103, praticamente il nulla. Passa l’incremento dell’età per la pensione di vecchiaia nella misura massima prevista a 67 anni e 3 mesi a partire dal 2028 con uno sconto a 67 anni e 1 mese per i pensionamenti nel solo 2027 con esenzione di precoci e particolari condizioni. Sarebbe costato 3 miliardi congelare l’età pensionabile di vecchiaia: sacrificati alle priorità politiche del governo”.

“Le priorità del Governo si evincono chiaramente:
– una legge di bilancio “snella” per un 2026 oltretutto senza scadenze elettorali
– mantenimento di austerità per un debito pubblico comunque ai massimi valori e con tassi che diminuiscono meno del previsto
– tenere bassa la spesa sociale per riservarsi un aumento delle risorse per gli armamenti
– evitare di tassare gli extraprofitti delle banche, dei grandi patrimoni, delle multinazionali e degli altri “intoccabili” al limite “concordando” con loro un contributo
– evitare di inasprire i pochi controlli sull’evasione fiscale
– venire incontro con la cosiddetta “pace fiscale” a un elettorato evidentemente molto importante che tiene in scacco con 1.273 miliardi di cartelle da pagare l’intero sistema.

Così il piatto forte della legge di bilancio diventa la quinta rottamazione delle cartelle nonostante le precedenti non abbiano ridotto la massa da recuperare come certificato dall’agenzia delle entrate. Si spera nella benevola adesione dei contribuenti. Infatti in questo Paese non solo si evadono una quota stimata in oltre 100 miliardi di tasse all’anno non dichiarandole, ma anche su quelle dichiarate si perseguono e si ottengono sconti e dilazioni. Del resto a pagare le tasse e a mantenere il welfare per tutti (compresi gli evasori benestanti) ci pensano i lavoratori dipendenti che non possono evadere. Il recente rapporto della BCE certifica come il nostro Paese abbia i salari tra i più bassi d’Europa e i salari reali al netto dell’inflazione in costante calo negli ultimi anni”.

“E’ chiaro che con queste priorità politiche non restavano che pochissime risorse per tutto il resto. Non resta che affidarsi al buon cuore delle banche che di concerto con il governo potranno procedere, previo razionamento, ad alcuni interventi prevalentemente caritatevoli. Da alcune leggi di bilancio in poi è subentrato un trucco per condire e rendere più presentabile il piatto: si contano due volte gli stessi soldi sommando quelli dati a quelli già dati l’anno precedente. Cosi si scrive che il fondo sanitario è aumentato di 6,3 miliardi in realtà il fondo era già stato aumentato di 4 miliardi lo scorso anno: quelli che arrivano sono 2,3 miliardi in gran parte già spesi e che si dubita che possano bastare non tanto per gli scarsi aumenti contrattuali del personale quanto per l’aumento significativo del costo dei farmaci. Logico attendersi un incremento delle liste d’attesa, delle tasse addizionali regionali, dei ticket e delle Regioni che finiranno in piano di rientro”, aggiunge la Cosmed.

“Si riduce il piano delle assunzioni previste nel Ssn indispensabili per evitare di estendere il preoccupante numero di soggetti costretti a rinunciare alle cure. Si stima che ‘i 25-30 mila ingressi si riducano a 6.300 infermieri e circa un migliaio di medici’. Le condizioni di lavoro non potranno migliorare senza adeguate assunzioni. Esemplificativo è l’aumento dei cosiddetti “circa 3.000” euro dell’indennità di specificità medica. Premesso che si tratta di valori lordi, ma in realtà il finanziamento già previsto nella legge di bilancio per il 2025 era di 50 milioni per il 2025 e di 327 milioni per il 2026, la legge di bilancio ha aumentato la cifra del 2026 a 412 milioni con un incremento di 85 milioni. Aran ha già quantificato che i 50 milioni del 2025 che verranno distribuiti con il varo del contratto 2021-24 corrispondono ad incrementi lordi annui dipendente pro capite di 303,79 euro annui lordi (50 milioni sono pari a 36,5 milioni al netto degli oneri riflessi) ai 120.138 medici interessati”.

“Parimenti i 412 milioni ulteriori comporteranno aumenti di circa 2.503 euro lordi annui. Il totale lordo complessivo dovrebbe essere di 2.807 euro lordi annui, detratte le trattenute previdenziali pari al 12,2% (342,45 euro), l’imponibile si riduce a 2464,5 con la tassazione marginale minima al 45%, comprensiva delle addizionali regionali e comunali minime, il netto annuo si riduce a 1.355,50 ed il netto mensile per 13 mensilità a euro 104,27. Pertanto l’incremento di questa legge di bilancio è di 85 milioni ovvero 62,04 milioni detratti gli oneri ovvero 516,44 euro lordi annui ovvero 453,43 euro imponibili che con la tassazione minima nelle Regioni più virtuose si tradurrà in 249,38 euro netti pari a 19,18 euro netti mensili di incremento della busta paga. In definitiva per capire occorre fare il gioco delle tre colonne.

Stesso ragionamento vale per gli infermieri che percepiranno 1.630 euro lordi annui complessivamente mentre la Dirigenza sanitaria non medica già privata del finanziamento relativo al 2026 nella precedente legge di bilancio è stata penalizzata oltre ogni logica : per questi Dirigenti il totale lordo annuo comprensivo sia del 2025 che del 2026 dell’indennità di specificità sanitaria si ferma a 804,81 euro lordi annui misura inferiore anche al personale non dirigente. Senza dimenticare che per ottenere queste cifre al momento bisogna sottoscrivere contratti di lavoro che prevedono aumenti annui lordi del 2% e che non consentono il recupero inflattivo. Infatti è molto di moda confondere il lordo con il netto dimenticando che lo Stato recupera automaticamente con la tassazione una parte assai significativa dello stanziamento erogato con le entrate fiscali collegate agli aumenti stessi. In definitiva per capire occorre fare la tara, non fidarsi delle esternazioni e contare bene il resto”.

“Resta una manovra punitiva per i lavoratori dipendenti che vedranno ridursi il loro reddito incrementato solo di una piccola riduzione fiscale che dovrà fronteggiare incrementi dei tributi locali. Particolarmente discriminato il lavoro pubblico che non dispone di alcuna detassazione stabile sulle voci stipendiali né alcun incentivo fiscale sul welfare aziendale. Non chiara e insufficiente la riduzione di tre mesi del perdurante e illegittimo sequestro della liquidazione, norma che sembra fatta solo per evitare l’imminente ed ennesimo giudizio della Corte Costituzionale. Nessun accenno all’armonizzazione dei trattamenti economici (in particolare per la dirigenza PTA del Ssn che ha le retribuzioni più basse della dirigenza pubblica, mentre manca l’indennità di esclusività per i dirigenti delle professioni sanitarie), al superamento del tetto della legge Madia peraltro modificato dal decreto PA ma solo per alcune categorie, tralasciandone altre. In particolare il tetto al trattamento accessorio anche in caso di disponibilità di risorse e di necessità di prestazioni risulta anacronistico ed emblematico troppo spesso si preferisce esternalizzare e ricorrere gettonisti piuttosto che consentire incrementi salariali collegati alla produttività.

Si continua a spostare ricchezza dal pubblico al privato, dal lavoro dipendente a quello autonomo e dal lavoro verso i patrimoni più ingenti. Più che mai necessaria un adeguata informazione e una mobilitazione: per invertire la deriva di questi anni occorreranno adeguate iniziative”, conclude Cosmed.

27 Ottobre 2025

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