Punta al governo dell’assistenza specialistica l’accordo che la Ausl di Modena ha proposto ai sindacati della medicina generale prevendendo premialità in denaro per i medici di famiglia che non superano il margine di prescrizioni individuato in base a un‘analisi di appropriatezza. L’accordo, sottoscritto dalla Fimmg, sindacato rappresentativo di oltre il 50% dei medici di medicina generale della Provincia (ma non da Smi e Snami), e valido fino al 30 settembre 2026, affida a ciascun medico obiettivi annuali valutati in relazione alla mediana provinciale corretta del 25%, delle prestazioni prenotate nel 2024 per tutte le priorità di accesso (vedi Tabella 1), in considerazione della valutazione anche del “Best Performer provinciale” (vedi Tabella 2), per 12 prestazioni considerate “critiche” (visite di chirurgia vascolare, dermatologia, fisiatria, gastroenterologia, oculistica, otorinolaringoiatria, pneumologia, urologia, Tac, Rm, gastroscopie e colonscopie). Al contempo
verrà attivato anche un sistema di monitoraggio inerente al numero delle prestazioni “suggerite” ai MMG dagli specialisti.
Tabella 1

Tabella 2

Il messaggio della Ausl è chiaro: il fenomeno dell’inappropriatezza continua a rappresentare un elemento che incide notevolmente sulla capacità del sistema di garantire equità nell’offerta delle prestazioni, con il rischio che queste non siano utilizzate da chi ne ha veramente bisogno. L’accordo nasce per accompagnare il percorso verso l’appropriatezza e prende origine proprio dai criteri nazionali e regionali di appropriatezza, “parametri che forniscono in modo puntuale le indicazioni sull’esecuzione delle prestazioni, ma che non sempre vengono rispettati”. “Molti medici – precisa la Ausl – già le rispettano ma, prendendo ad esempio 12 prestazioni tra le più ‘critiche’, esistono notevoli discrepanze tra un professionista e l’altro: a parità di pazienti, c’è chi in un anno prescrive 30 visite urologiche e chi 70, e dunque la possibilità per i medici di confrontarsi con un valore mediano offre una indicazione se quanto stanno prescrivendo è troppo o, in alcuni casi, troppo poco”.
L’impegno al rispetto dei criteri, sottolinea la Ausl, “è stato richiesto allo stesso modo ai medici specialisti, che inviano i pazienti ai medici di medicina generale con la richiesta di effettuare esami: il lavoro in corso infatti è unico e congiunto con tutti i professionisti che effettuano le prescrizioni”.
E’ stata dunque attivata una piattaforma digitale aziendale che consentirà ai medici di monitorare le proprie prescrizioni e confrontarsi con i benchmark provinciali: tramite il monitoraggio di diversi profili di pazienti, si forniscono così ai medici informazioni di confronto per analizzare anche dove le stesse risorse vengono utilizzate in modo differente.
Per l’Ausl, come si legge nella prima stesura dell‘accordo redatta a fine agosto, poi modificato a fine ottobre con un “addendum”, è dunque “prioritario l’impegno dei medici di assistenza primaria ma anche degli specialisti nel perseguimento di azioni di appropriatezza prescrittiva, nel rispetto delle normative regionali e nazionali, supportato da un adeguato sistema di monitoraggio che l’Ausl si impegna ad implementare”. E questo processo, nel suo complesso, coinvolge necessariamente sia i medici di assistenza primaria che gli specialisti “territoriali ed ospedalieri”.
Da qui nasce anche l‘idea di un sistema di incentivazione per favorire comportamenti prescrittivi virtuosi basato sul miglioramento delle performance, misurate attraverso specifici indici di utilizzo delle prestazioni.
In particolare, per i mmg, l’accordo siglato a fine ottobre con la Fimmg prevede che:
– il singolo medico che raggiungerà l’Indice di Prenotazione per 1000 assistiti riferito alla mediana provinciale corretta del 25%, riceverà una “quota di reinvestimento” di 1,20 euro per assistito all’anno (1.800 euro se si anno 1500 assistiti, per intenderci), a cui si sommano 0,30 euro per assistito/anno per l’aderenza alle indicazioni cliniche contenute nel “Catalogo delle Urgenze” (Catalogo Provinciale delle Prestazioni di Specialistica ambulatoriale attivabili in Urgenza), in coerenza con le indicazioni di appropriatezza prescrittiva regionali.
C’è però anche un’altra possibilità di ricevere incentivi. In caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo precedente, infatti, il singolo medico sarà valutato sulla base 10 su 12 prestazioni critiche, comprensive obbligatoriamente delle prescrizioni di RM e TC. Per questo obiettivo se raggiunto, è prevista una quota di reinvestimento 0,70 euro/assistito/anno, cui si somma la quota di 0,3 euro/assistito/anno per l’aderenza alle indicazioni cliniche contenute nel Catalogo delle Urgenze (Catalogo Provinciale delle Prestazioni di Specialistica ambulatoriale attivabili in Urgenza), in coerenza con le indicazioni di appropriatezza prescrittiva regionali.
“Dobbiamo garantire un uso responsabile delle risorse sanitarie che oggi più che mai sono sottodimensionate rispetto alla domanda – chiarisce il direttore generale Mattia Altini –. Per questo, mentre noi ci impegniamo a garantire l’offerta ai nostri cittadini, abbiamo anche il dovere di assicurarci che queste prestazioni vadano alle persone giuste, cioè ai pazienti che he hanno davvero bisogno, perché ogni esame inappropriato viene tolto a qualcuno che invece ne avrebbe necessità. Siamo partiti analizzando gli iperconsumi di prestazioni su cui è urgente intervenire, ma l’obiettivo non è indurre i medici a prescrivere indiscriminatamente ‘meno’. Bensì fornire strumenti e dati per valutare, come singoli e come comunità professionale, come e dove si può prescrivere ‘meglio’, incentivando ad essere virtuosi”. Anche quando ciò, sottolinea la Ausl, significa dover spiegare a un cittadino che l’esame che sta chiedendo non è veramente necessario, che è una parte molto difficile della relazione medico-paziente.
“Dietro questa operazione – sottolinea Altini – c’è il concetto di alleanza tra gli attori del sistema, Aziende sanitarie, medici di medicina generale e specialisti, per un uso appropriato delle risorse del sistema, un’alleanza fondata sul confronto e su un metodo di letteratura internazionale che parte dall’analisi degli accadimenti e dal feedback dei professionisti, uno strumento di miglioramento che ha funzionato in tutti i settori in cui è stato applicato. Infine, quando si dice di prescrivere la cosa giusta al paziente, questo non significa per forza ridurre le attività ma in talune circostanze, anche aumentarla”.
“Siamo convinti – conclude il Dg – che il coinvolgimento diretto dei professionisti e il monitoraggio costante siano la chiave per migliorare la qualità dell’assistenza ai cittadini, e i medici ce lo hanno dimostrato aderendo con convinzione a questa proposta”.