“Pur condividendo la finalità del progetto – la prevenzione delle aggressioni in Pronto Soccorso”, l’Associazione unitaria psicologi italiani (Aupi) esprime “preoccupazione” sul progetto della Regione Toscana per introdurre nei Pronto Soccorso dei “facilitatori della comunicazione” che, tra le altre cose richieste, dovrebbero “riconoscere e gestire emozioni e conflitti” e saperle gestire. Per l’Aupi, infatti, c’è il rischio di creare “confusione di ruoli professionali, sia per l’utenza sia per gli operatori sanitari, soprattutto in contesti ad alta intensità emotiva quali i PS”.
Il segretario generale Aupi, Ivan Iacob, con una lettera inviata alle autorità competenti del Ssr, all’indomani della pubblicazione dei bandi per reperire queste nuove figure, ha inviato richiesta formale di informazioni e chiarimenti, con valore di diffida preventiva, riguardo all’introduzione di questa figura sperimentale prevista nella Delibera n. 950 del 15/07/2025 – Allegato A.
“Dalla lettura dell’Allegato A – motiva infatti l’Aupi – si evince che al facilitatore viene attribuito il compito di: «migliorare la comunicazione e creazione di una connessione sia con il familiare in sala di attesa che con il paziente/utente», «fornire informazioni chiare e rassicuranti, aiutare a gestire le attese e ridurre l’ansia», «riconoscere le emozioni altrui, comprenderne il significato e la loro origine»”.
Inoltre, prosegue l’Aupi, “il documento specifica che il facilitatore dovrà possedere competenze in: comunicazione efficace, gestione dei conflitti e situazioni di crisi, aspetti psicologici e sociali, gestione delle emozioni e de-escalation”.
Per il sindacato degli psicologi “tali descrizioni configurano attività che possono risultare sovrapponibili a quelle di natura psicologica, con implicazioni che richiederebbero competenze professionali tutelate dalla normativa vigente (L. 56/1989), anche laddove non si tratti di intervento clinico”.
L’Aupi chiede dunque la “descrizione dettagliata delle mansioni operative attribuite al facilitatore, precisando quali attività sono escluse per evitare interferenze con la competenza psicologica” e “chiarimento sulla formazione prevista, con indicazione delle discipline, dei soggetti formatori e delle qualifiche professionali coinvolte”. Ma anche “specificazione delle procedure adottate per evitare che il facilitatore effettui attività riconducibili alla relazione d’aiuto psicologica” e “conferma che nelle comunicazioni all’utenza non verranno utilizzati titoli, terminologie o descrizioni potenzialmente idonee a generare confusione con professioni sanitarie”.
L’Aupi diffida quindi la Regione e le Asl dal conferire ai facilitatori mansioni o responsabilità che, per contenuto e finalità, possano configurare attività riservate alla professione psicologica o interferire con ruoli e responsabilità già regolamentati nelle strutture sanitarie. “Si richiede riscontro scritto entro 15 giorni dal ricevimento della presente” e “rimaniamo disponibili per ogni forma di confronto costruttivo e istituzionale che possa contribuire alla tutela dell’utenza e alla corretta valorizzazione delle professionalità già presenti nel sistema sanitario”, conclude l’Aupi.