Gentile Direttore,
Le irregolarità emerse durante la prima prova del semestre-filtro per l’accesso ai corso di Medicina non rappresentano episodi marginali attribuibili a pochi studenti indisciplinati, ma il sintomo evidente di un sistema concorsuale strutturalmente fragile, introdotto senza le garanzie minime di sicurezza, omogeneità e trasparenza che una procedura nazionale dovrebbe assicurare. Le foto delle prove circolate sui social prima della conclusione dell’esame, i picchi anomali di ricerche online su termini tecnici presenti nei quesiti, le segnalazioni di controlli disomogenei tra atenei e l’ammissione pubblica di diverse irregolarità da parte degli stessi candidati non possono essere liquidati come “casi isolati”. Lo dimostrano i comunicati della CRUI, l’intervento del Ministero, le interrogazioni parlamentari e i primi ricorsi collettivi annunciati da associazioni studentesche e da studi legali.
Il punto centrale, che merita di essere affrontato con onestà, è che la regolarità della prima prova è ormai compromessa. E questo non è un dettaglio, perché le due prove del semestre-filtro, quella già svolta e quella prevista per dicembre, sono parte della stessa procedura: vengono ponderate insieme e concorrono in modo inseparabile alla valutazione complessiva per l’accesso al corso di laurea in medicina. Una selezione, per essere equa, deve garantire modalità di svolgimento uniformi, pari opportunità, segretezza dei quesiti, controlli equivalenti in ogni sede e l’assenza di vantaggi indebiti. Dopo quanto accaduto, nessuno di questi requisiti può essere considerato garantito. Anche individuando i singoli responsabili della diffusione delle immagini, come annunciato dal Ministero, non è più possibile certificare che la prova sia stata equa per tutti i 53.500 candidati. Se il primo pilastro dell’intero meccanismo è instabile, l’intero impianto selettivo risulta inevitabilmente compromesso. E rimane difficile immaginare che la seconda prova possa svolgersi in modo impeccabile dopo quanto accaduto: chi potrà realisticamente garantire che non si ripetano violazioni, fughe di materiale o controlli insufficienti? La fiducia nel sistema, già fortemente minata, non può essere ricostruita ignorando il problema strutturale.
In un Paese che negli anni ha moltiplicato sanatorie, condoni e deroghe spesso nate per rimediare a irregolarità imputabili a singoli individui, oggi ci si trova davanti a una situazione paradossale: migliaia di studenti rischiano di pagare per una responsabilità che non è la loro, ma del sistema. Il semestre-filtro era stato presentato come un modello innovativo e più equo, ma tra promessa e realtà si è aperta una distanza drammatica. Le famiglie hanno sostenuto costi significativi per iscrizioni, alloggi e trasporti; gli studenti hanno preparato tre esami universitari a crocette sulla base di un messaggio politico, l’abolizione del numero chiuso, poi smentito nei fatti; la vigilanza è stata disomogenea, le irregolarità hanno inevitabilmente creato vantaggi per alcuni e penalizzazioni per altri, e la serenità psicologica degli aspiranti medici è stata messa a durissima prova.
È ingiusto e improprio chiedere ai ragazzi e alle loro famiglie di pagare le conseguenze di errori politici, istituzionali e organizzativi che non dipendono da loro. Se c’è una responsabilità sistemica, la soluzione deve essere sistemica. Per questo ritengo che sia necessario adottare una misura chiara e ragionevole: tutti gli studenti regolarmente iscritti al semestre-filtro, in regola con frequenza e partecipazione, devono essere ammessi al primo anno di Medicina. Non si tratta di una sanatoria per chi non ha rispettato le regole: sarebbe, al contrario, una sanatoria per responsabilità istituzionale, l’unica che salvaguarda il principio di equità e tutela i ragazzi. La selezione, comunque inevitabile e naturale, avverrà dove avrebbe dovuto avvenire sin dall’inizio: attraverso gli esami universitari del primo anno, uguali per tutti, trasparenti e basati su competenze reali. I più preparati li supereranno; gli altri seguiranno percorsi alternativi, come accade in ogni facoltà, ma senza subire l’ingiustizia di un processo selettivo distorto.
La gestione di questa nuova modalità di accesso ha mostrato tutti i limiti di un impianto concorsuale improvvisato e non sufficientemente controllato. Insistere sulla stessa strada rischia di aumentare sfiducia, contenziosi e disuguaglianze. Un Paese civile protegge i giovani dalle inefficienze dello Stato, non li espone alle loro conseguenze. È il momento di una scelta di responsabilità, non individuale, ma istituzionale, per tutelare migliaia di ragazzi che chiedono semplicemente un’opportunità equa, trasparente e veramente meritocratica.
Massimiliano Zaramella
Presidente del Consiglio comunale
con delega a Salute e Benessere
Città di Vicenza