Osteoporosi: solo un paziente su cinque si cura

Osteoporosi: solo un paziente su cinque si cura

Osteoporosi: solo un paziente su cinque si cura
In occasione della Giornata Mondiale contro l’osteoporosi gli esperti lanciano l’allarme. Prevenzione e terapie adeguate riducono il rischio di fratture.

Complice l’invecchiamento della popolazione, l’osteoporosi sta diventando un’emergenza sanitaria globale. Soltanto in Italia, 5 milioni di persone ne sono affette. In gran parte donne. Elevatissimi e in continua crescita i costi: secondo l’Oms, nella sola Europa, si passerà dai 36 miliardi di euro nel 2000 ai 77 miliardi nel 2050.Oggi la Giornata Mondiale contro l’osteoporosi vuole informare e sensibilizzare su una malattia i cui effetti possono essere – almeno in parte – prevenuti. La patologia è caratterizzata da un disequilibrio del naturale ricambio dell’osso per cui la “ricostruzione” diminuisce a favore della “demolizione”, con conseguente perdita di massa ossea e aumento della fragilità. L’aspetto più devastante sono le fratture che colpiscono gli over-60, di cui ancora una volta, la stragrande maggioranza nel sesso femminile. Le più  temute sono le fratture al femore (90.000 all’anno), alle vertebre (250.000 ogni 12 mesi) e ad altre ossa lunghe, che colpiscono dopo i 50 anni una donna su quattro e un uomo su otto.
Le conseguenze delle fratture diventano più gravi all’aumentare dell’età: una paziente su cinque muore entro un anno dalla frattura femorale per conseguenze post-operatorie, il 40 per cento rimane disabile con conseguente grave compromissione dell'autonomia e della qualità di vita.
La prevenzione resta una delle armi più efficaci per combattere la malattia ed evitare che distrugga progressivamente lo scheletro. “Si può ottenere una buona prevenzione cercando di attuare quelle misure che comportano la correzione dei fattori di rischio”, ha spiegato Ranuccio Nuti, direttore del dipartimento di medicina interna all’Università di Siena. “Alcuni aspetti, come il sesso e l’invecchiamento, non possono essere modificati, altri invece, come la vita sedentaria, il fumo, l’abuso di alcol possono essere corretti. Senza dimenticare l’introduzione o l’aumento del calcio nella dieta (latte, latticini e verdure) ed esponendo la pelle al sole per garantire un’adeguata sintesi di vitamina D”.
Uno stile di vita corretto, affermano gli esperti, deve iniziare dall'infanzia, attraverso l'educazione a una equilibrata alimentazione e a un esercizio fisico costante: oggi si sa che il tessuto osseo si 'costruisce' fino all'età adulta, ovvero fino ai 25-30 anni e che bisogna continuare a seguire uno stile di vita sano anche dopo la menopausa.
Tuttavia, quando la prevenzione non basta è necessario ricorrere ai farmaci. E su questo aspetto gli esperti sottolineano un danno preoccupante: soltanto una paziente su 5 segue un trattamento adeguato.
“Le molecole a nostra disposizione possono prevenire la malattia in via primaria, evitando cioè la prima frattura, oppure in via secondaria, prevenendo ulteriori e nuove fratture”, ha aggiunto Nuti. “I bisfosfonati (alendronato, ibandronato, risedronato, zoledronato) hanno dimostrato di prevenire il rischio di fratture bloccando la perdita di massa ossea; oltre a questi farmaci oggi abbiamo anche il ranelato di stronzio, approvato in Europa dall’EMA (European Medicines Agency) e in Italia dall’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA) che ha la capacità di ridurre il rischio di fratture stimolando la ricostruzione ossea; nell’osteoporosi severa si sono dimostrati efficaci il teriparatide e l’ormone paratiroideo”.  

20 Ottobre 2010

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