Puglia. Consulta boccia legge regionale su stabilizzazioni

Puglia. Consulta boccia legge regionale su stabilizzazioni

Puglia. Consulta boccia legge regionale su stabilizzazioni
La Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale n. 4 del 2010 sulle stabilizzazioni facendo ripiombare migliaia di dipendenti locali nell’incubo del precariato. La legge riguardava dirigenti, medici dei reparti, del 118 e lavoratori socialmente utili. L’assessore alla Sanità pugliese, Tommaso Fiore, ha così commentato la sentenza: “È una sconfitta per noi che lottiamo contro ogni forma di precarietà. Per il resto le sentenze si applicano”.

Ennesimo terremoto per la sanità pugliese. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di due commi della legge n. 4 del 2010 della Regione Puglia, che prevedeva l’assunzione “a tempo indeterminato” alle dipendenze dirette della sanità pugliese del personale di società e cooperative che prestano servizi alle Ausl. I due commi ritenuti illegittimi riguardavano l’utilizzazione dello stesso personale “a tempo indeterminato” il primo, mentre l’altro – come si legge nel dispositivo della sentenza – “prevede la stabilizzazione di personale della precedente impresa o società affidataria dell’appalto, senza alcuna forma selettiva”.

Queste norme su stabilizzazioni e ‘internalizzazioni’ del personale sanitario sono state al centro di uno scontro politico, tra Governo centrale e Regione Puglia, che si è protratto per diversi mesi. Un vero braccio di ferro che ha fatto rinviare fino alla scadenza del tempo massimo la firma del Piano di rientro dal deficit della sanità regionale.
Secondo il giudizio del Governo, infatti, le ‘internalizzazioni’ avrebbero aggravato ulteriormente i conti della sanità regionale, già in passivo per un deficit ammontante a varie centinaia di milioni di euro. Inoltre, assunzioni a tempo indeterminato fatte senza concorso e nessun’altra forma di selezione pubblica avrebbero danneggiato coloro che avrebbero potuto aspirare ad essere assunti partecipando ad un concorso pubblico, facendo così risultare per le norme anticostituzionali.
Per la Regione Puglia, invece, “internalizzare” i lavoratori avrebbe potuto significare “risparmi significativi”, miglioramento qualitativo dei servizi, riduzione del part-time e “un tasso di assenteismo inferiore”.

L’assessore alla Sanità pugliese, Tommaso Fiore, commentando la sentenza della Corte Costituzionale come “una sconfitta politica”, ha spiegato che “la sentenza, sostanzialmente, elimina le parole ‘a tempo indeterminato’ dal comma 1 dell’articolo 30 della legge 4 del 2010”.
“Hanno lasciato in piedi il giocattolo delle società in house- ha proseguito – ma è stato smontato il complesso delle stabilizzazioni e delle assunzioni”. “La decisione della Consulta – ha concluso Fiore – ha fatto venir meno quello che per noi è, e rimane un valore. La lotta alla precarietà”.
 
Diverso il parere di Rocco Palese, capogruppo Pdl in Regione che ha affermato come “non si possa essere d’accordo con l’assessore Fiore che definisce questa una ‘sconfitta politica’. La questione qui non è politica. Caso mai è una sconfitta amministrativa ed è una bocciatura dell'uso politico – elettorale – illusorio di Leggi regionali. Quindi sono certamente politiche le conclusioni che la Giunta Vendola dovrebbe trarre rispetto alla sua incapacità di legiferare testimoniata da una sfilza di bocciature da parte della Consulta. Detto questo ci auguriamo che il Governo regionale trovi una soluzione legittima per garantire e tutelare i lavoratori illusi e ricordiamo che noi la strada per trovare questa soluzione nel pieno rispetto delle leggi e, quindi anche a tutela degli stessi lavoratori, la stiamo indicando alla Giunta Vendola da un anno”.
La Corte ha dichiarato incostituzionale la legge n.4/2010 sulla stabilizzazione del personale in sanità nella parte in cui è prevista l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori esterni e in quella che “prevede la stabilizzazione di personale della precedente impresa o società affidataria dell'appalto, senza alcuna forma selettiva”. Coinvolti dalla sentenza migliaia di persone che rischiano l’assunzione. La sentenza della Corte costituzionale è stata emessa in basse all’impugnazione promossa dal Governo e su cui da più di un anno si è scatenata una cruenta battaglia politica. Le norme in questione riguardanti le stabilizzazioni e le internalizzazioni del personale di società esterne sono contenute nell’articolo 30 della legge 4/2010, che è stato dichiarato illegittimo nelle parti in cui sostituisce i commi 1 e 4. Nella sentenza viene dichiarata anche l’illegittimità dell’articolo 2 della legge che, tra l’altro, prevede che “il personale appartenente alla dirigenza medica del servizio sanitario regionale che (…) risulti in servizio da almeno cinque anni in un posto di disciplina diversa da quella per la quale è stato assunto è inquadrato, a domanda, nella disciplina nella quale ha esercitato le funzioni” purché abbia i requisiti previsti dal regolamento di disciplina concorsuale. Illegittime anche le norme della stessa legge nella parte in cui non escludono dalle norme di stabilizzazione “il personale delle aziende ospedaliero-universitarie o, comunque, non prevedono un rinvio a protocolli di intesa tra università ed enti ospedalieri né alcuna forma di intesa con il rettore”.

 

04 Marzo 2011

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