Anziani: una vita sociale intensa scaccia il declino cognitivo

Anziani: una vita sociale intensa scaccia il declino cognitivo

Anziani: una vita sociale intensa scaccia il declino cognitivo
Non smettere di vedere gli amici, fare feste, ma anche andare regolarmente a messa mantiene vive le capacità mentali. L’attività sociale costringe il cervello a trovare alternative alla perdita di neuroni.

Per gli anziani che vogliono preservare intatte le capacità cognitive c’è una strategia che offre garanzie di riuscita: mantenere quanto più possibile attiva la propria vita sociale. Continuare a vedere gli amici, fare festicciole, ma anche andare regolarmente a messa è efficace più di ogni altra misura per ritardare il declino cognitivo. A sostenerlo è uno studio pubblicato sul Journal of the International Neuropsychological Society condotto da ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago, che ha una uno dei 10 migliori reparti di geriatria americani.
La ricerca ha coinvolto 1,138 anziani con un’età media di 80 anni sottoposti a visite annuali tese a verificare la salute cognitiva e a rilevare le attività sociali.
Queste ultime sono state misurate sottoponendo ai partecipanti un questionario in cui si chiedeva se e quanto frequentemente nell’anno passato avessero preso parte ad attività (cene fuori, eventi sportivi, viaggi, visite ad amici, etc).Le funzioni cognitive sono state invece misurate con test che rilevassero la funzionalità dei vari tipi di memoria, le abilità visuo spaziali e la velocità percettiva.
A cinque anni dall’inizio dello studio, i ricercatori hanno rilevato che gli anziani che avevano una riduzione delle attività sociali presentavano anche un maggiore declino cognitivo.
Certo, hanno precisato gli autori, i risultati si prestano a una duplice interpretazione: “È logico pensare che quando le abilità cognitive di qualcuno decadono, è meno probabile che questa esca, incontri amici, faccia viaggi o partecipi ad attività sociali. Se la memoria e la capacità di ragionamento scemano, socializzare diventa difficile”, ha spiegato uno degli autori dello studio, Bryan James. “Ma il nostro studio suggerisce che l’inattività sociale è essa stessa causa di decadimento cognitivo”. La durata quinquennale dello ricerca e le visite regolari hanno infatti permesso di appurare che il ritiro dalle attività sociali precede il declino cognitivo e non viceversa.
“L’attività sociale – ha spiegato James – costringe gli anziani a partecipare a complessi scambi interpersonali che possono promuovere o rendere più efficienti le reti neurali nel caso di perdita di neuroni”. 

26 Aprile 2011

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