Ognuno a casa sua fa le scelte che gli pare, invita chi gli pare, sente chi gli pare, ci mancherebbe. Questo principio vale per tutti e, quindi, anche per Federfarma che ha inteso invitare alla consueta Assemblea pubblica annuale il responsabile sanità del Pd, Federico Gelli.
Ma credo non sia mai capitato nella storia delle assemblee pubbliche di categoria o di organizzazioni professionali che fosse “intervistato” l’esponente di un solo partito politico e fossero esclusi dagli interventi i rappresentanti – ovviamente competenti nel settore di riferimento – dei partiti di tutto l’arco costituzionale. Il fatto che fosse stato doverosamente invitato il Ministro della Salute, ovviamente non c’entra. La presenza del Governo è altra cosa.
Curioso, ma sono stati tagliati fuori proprio quei partiti che, attraverso le competenze, il coraggio delle idee e l’etica della responsabilità, anche con pesanti ripercussioni personali, negli anni hanno difeso concretamente la farmacia italiana quale prezioso presidio sanitario. Un presidio che spesso supplisce alle carenze del sistema sanitario territoriale ed è da sempre punto di riferimento per milioni di cittadini.
All’Assemblea, invece e guarda caso, è stato chiamato ad esprimersi proprio quel PD che con Bersani e Monti ha tentato più volte di demolire quel presidio, senza riuscirvi solo grazie alla strenua opposizione dei partiti di centrodestra.
Oggi, nel gruppo dei Conservatori e Riformisti e, più in generale in Parlamento, ci sono diversi di quei senatori e deputati che furono e sono ancora oggi protagonisti diretti di queste battaglie, combattute con competenza e con determinazione, accanto ai farmacisti e ai loro vertici sindacali.
La presidente di Federfarma, infatti, li conosce bene. Per tutti cito il sen. Luigi d'Ambrosio Lettieri e l'on. Massimo Corsaro il cui impegno è ben noto ai farmacisti italiani. Tant’è che il loro contributo è stato determinante nella disciplina dei farmaci di fascia C e nel ridisegnare il ruolo della farmacia italiana all’interno della governance sanitaria per promuovere un sistema sempre più efficace al servizio e a tutela della salute dei cittadini.
Il loro contributo è tuttora forte e chiaro nel promuovere le ragioni di una professione che sta vivendo grandi difficoltà e che può trovare la cifra del proprio futuro in una politica capace di liberarsi dagli atteggiamenti di inimicizia preconcetta e di prepotenza che tanti danni hanno prodotto alla farmacia italiana e ai professionisti che vi operano.
Questa è storia. Dobbiamo ritenere sia un caso che il prescelto da Federfarma sia proprio il partito di maggioranza relativa in questo momento? Il fatto è che un partito di maggioranza relativa è sempre esistito. Ma nessuno, come Federfarma in questa circostanza, credo si sia mai sognato di peccare così apertamente di opportunismo e faziosità.
Nessuno, tra l’altro, può essere così ingenuo da credere che basti effettuare una scelta di campo in una assemblea annuale per scrivere le sorti di una categoria e, soprattutto, comprimere il libero pensiero dei farmacisti italiani, quelli che i problemi li vivono sul campo ogni giorno, sulla propria pelle, che sono a stretto contatto con le realtà territoriali. Quelli che sanno in cosa consiste l’impegno quotidiano e che conoscono direttamente chi lo profonde, come e perché.
Tantomeno noi possiamo pensare che i vertici di Federfarma abbiano "prestato" al PD la propria Assemblea per fare propaganda politica al voto referendario del prossimo ottobre sulla riforma costituzionale, precludendo alle altre forze politiche di manifestare le ragioni del “no” e creando un vulnus grave anzitutto all’interno della categoria. Eppure questi dirigenti sindacali, un po' distratti un po' maldestri, hanno consentito al collega Gelli – che, sia chiaro, ha semplicemente fatto la sua parte – un autentico slalom fuori pista (l’argomento dell’intervista era “Quale farmacia per l’Italia che cambia?”).
Già, quale farmacia ci aspetta se i vertici sindacali sono più impegnati a favorire il potente di turno che a tutelare i diritti dei propri iscritti, nel rispetto delle libere scelte di ciascuno?
E’ pur vero che a pensar male si fa peccato, ma a volte ci s’azzecca. Se questo è il caso, i vertici di Federfarma, schierando le truppe del voto referendario in una Assemblea pubblica, non hanno valutato l’effetto boomerang. Insomma, hanno fatto i conti senza l’oste, cioè senza i farmacisti, i quali continueranno a trovarci al loro fianco con l’impegno, la coerenza e la lealtà di sempre.
Anna Cinzia Bonfrisco
Senatrice, Capogruppo Conservatori e Riformisti