VI Forum Risk Management. Partnership pubblico-privato. Una sfida per il Ssn

VI Forum Risk Management. Partnership pubblico-privato. Una sfida per il Ssn

VI Forum Risk Management. Partnership pubblico-privato. Una sfida per il Ssn
Al Forum una tavola rotonda che ha messo a confronto esponenti della sanità pubblica e il mondo di quella privata nel tentativo di costruire un percorso virtuoso per aiutare il Ssn ad uscire dalla crisi economica.

La tavola è stata aperta da un intervento di Federico Spandonaro, coordinatore del Ceis Sanità di Tor Vergata. L'economista ha tracciato un quadro negativo per l'economia della nostra sanità ma ha precisato che la sanità, soprattutto in questa fase di recessione economica, può rappresentare un'occasione di crescita. Può agire insomma da volano per lo sviluppo. "La sanità è un settore che crea molto indotto: basti pensare al settore farmaceutico o a quello dei dispositivi medici. E' chiaro che è necessario controllare la spesa sanitaria e gli sprechi, questo è fuori discussione. Ma è anche vero che se poi i prezzi non premiano in qualche modo almeno l'innovazione, il rischio è che il beneficio che la sanità può portare in questi settori, creando indotto, venga sprecato". "Ci sono settori – ha ricordato Spandonaro – ad altissima crescita, dove c'è una concorrenza meno forte con i Paesi emergenti. E forse – aggiunge – bisognerebbe fare uno sforzo in più per incentivare il loro sviluppo”. Ma per riuscire a raggiungere l'obiettivo è necessario voltare pagina, ad esempio finanziando gli investimenti in ricerca. "Noi – ha spiegato- abbiamo delle regole che rendono estremamente difficile fare ricerca in Italia. Sono stati fatti dei tentativi lodevoli per superare il problema, ma ancora siamo indietro. Mentre invece ci sono Paesi che sono dei laboratori, dove si possono sperimentare i farmaci e dove, ad esempio, è più facile che si spostino anche le attività di ricerca di base. E' chiaro – ha concluso – che è un meccanismo che non si crea in un giorno, ma bisogna in qualche modo cominciare”.

Ma privato e pubblico possono insieme riuscire concretamente a costruire percorsi trasparenti comuni in cui dovere del pubblico di erogare salute si possa conciliare con l'esigenza di fare profitto del privato?. Nel dibattito che ne è seguito ha preso la parola l'assessore alla Salute della Sicilia, Massimo Russo. “In questo momento dove ci sono scarse risorse – ha spiegato l'assessore – bisogna cercare di sfruttare il privato con le sue risorse in maniera maggiore e diversa rispetto a quanto già il privato fa oggi nella nostra sanità. Si potrebbe anche pensare di dare alle Regioni la possibilità, come per le imprese, di dare in locazione alcuni rami d'azienda ma è chiaro che il pubblico dovrà essere in grado di programmare e controllare efficacemente e per questo chiedo si indicano degli Stati generali della Sanità”. Questo il pensiero anche di Marco Campari, Senior Advisor PWC: “Bisogna mantenere alto il livello della sanità e dobbiamo essere pronti ad un nuovo modello che metta finalmente al centro, dopo anni di parole, la domanda e non come si è fatto fino ad ora, l'offerta”. “Serve trasparenza – ha spiegato Campari – su ciò che succede nel sistema e in questo il privato deve collaborare”. Che il privato possa essere una risorsa lo ha evidenziato nel suo intervento Antonella Valeri della Asl di Empoli. “Nella nostra Asl c'è un project financing in atto e la partnership è nata come esigenza per eliminare i difetti del pubblico, che ha molti paletti giuridici”. Insomma, il privato e il pubblico possono integrarsi a patto che tra i due soggetti ci sia chiarezza e unità d'intenti. Questa è l'idea di Marina Panfilo della Pfizer. “Nella partnership – ha detto – tutti e due soggetti investono, ma è chiaro che questo percorso si può sviluppare se c'è una forte e chiara regolamentazione, una efficace misurabilità del progetto e, soprattutto se c'è trasparenza”. Della partnership pubblico privato ha fatto addirittura la propria mission il presidente del TBS Group, Diego Bravar. “Noi come azienda ci occupiamo del ciclo delle apparecchiature tecnologiche degli ospedali e stiamo facendo partnership con le regioni per integrare i sistemi e il processo informatico che investe la territorializzazione della sanità”.

Sulla stessa onda di frequenza gli interventi finali di Simone Tasso della Regione Veneto e di Enrico Desideri Dg della Asl 8 di Arezzo che hanno spiegato come i privati debbano integrarsi con il pubblico ma condividerne anche i rischi. Uno degli aspetti su cui si insiste è quello di far entrare i privati nel sistema Cup. “Ci dev'essere convergenza d'interessi – ha spiegato Desideri – ed essa va dichiarata”. La prospettiva di migliorare il rapporto senza scadere nel pregiudizio esiste. E' chiaro però, e questo vale soprattutto per il pubblico, che occorre programmare seriamente, effettuare controlli efficaci e seri, semplificare le procedure per l'accreditamento e ridurre i tempi di pagamento. Solo così si può instaurare un rapporto chiaro e serio, scevro da conflitti d'interesse, eliminando così i pregiudizi che ad oggi ancora esistono perché, come ha detto Desideri ricordando una frase dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato: “L'evoluzione dei bisogni di salute è talmente rapida che non ce la faremo mai, solo con risorse pubbliche, a starci dietro”.

25 Novembre 2011

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