Coronavirus. Fisv: “Sì a sperimentazione animale. Il Parlamento decida se vuole il vaccino”

Coronavirus. Fisv: “Sì a sperimentazione animale. Il Parlamento decida se vuole il vaccino”

Coronavirus. Fisv: “Sì a sperimentazione animale. Il Parlamento decida se vuole il vaccino”
Lettera appello della Federazione Italiana Scienze della Vita che torna a chiedere che anche in Italia si possano fare le sperimentazioni così come sono possibili negli altri Paesi europei.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera appello della Federazione Italiana Scienze della Vita sulla sperimentazione animale in Italia.
 
Nei giorni della corsa alla ricerca di un vaccino anti-coronavirus in tutto il mondo, la Federazione Italiana Scienze della Vita torna a chiedere che anche in Italia si possano fare le sperimentazioni così come sono possibili negli altri Paesi europei. Il Parlamento accorcia di anno in anno la proroga alla legge che ci permette, pur sotto grandi limiti, di utilizzare ancora il modello animale: ultima tappa a gennaio, quando il fu deciso di limitare il periodo dopo il quale non potremo più operare come gli altri Paesi. In realtà esiste una normativa europea (2010), che l’Italia si è rifiutata di recepire e applicare, che stabilirebbe che medici e scienziati, in Ue, hanno tutti lo stesso diritto di fare sperimentazione. Possiamo sperare che la pandemia faccia cambiare idea al nostro Paese?
 
È notizia recente che il Ministero della Salute ha approvato il primo protocollo italiano di sperimentazione preclinica, cioè sugli animali, per lo studio della sicurezza e dell’efficacia di un potenziale vaccino messo a punto da una biotech di Pomezia, la Takis. A differenza di quanto successo in passato, quando si è introdotto l’obbligo dei vaccini per i bambini italiani, oggi non si sono levati scudi e non si sono sentite proteste, non solo da parte dei no-vax, ma neanche da parte degli acerrimi sostenitori dell’idea che i metodi alternativi sarebbero già disponibili e più che sufficienti per sostituire completamente la sperimentazione animale, opinione che la gran parte della comunità scientifica non condivide affatto.
 
È stato proprio sulla base delle insistenze degli animalisti che il parlamento italiano, nel 2014, violando l’articolo 2 della normativa Ue (che raccomandava il recepimento senza modifiche), ha recepito la direttiva europea varata del 2010 integrandola però con considerevoli restrizioni. Il documento del 2010, in effetti, fu frutto di un riflettuto dibattito durato ben dieci anni, fra le associazioni degli animalisti e la comunità scientifica internazionale, proprio per trovare un punto di accordo, introducendo peraltro emendamenti più restrittivi (Decreto Legislativo n. 26 del 4 marzo 2014), giudicati dalla comunità scientifica «immotivati, poco argomentabili e di difficile condivisione». La raccomandazione Ue di non cambiare la normativa nasceva dalla lunga e fattiva interlocuzione. E invece proprio il nostro Paese ha disatteso gli accordi.
 
La normativa italiana infatti mette alcuni paletti alla sperimentazione condotta dai ricercatori italiani che i ricercatori degli altri paesi europei non hanno. Per esempio, prevede il divieto di utilizzare gli animali per gli xenotrapianti cioè il trapianto di organi da una specie all’altra. Tanto per fare un esempio circa 700mila valvole cardiache salva-vita di origine suina e bovina sono state trapiantate finora nei pazienti, dopo sperimentazioni su primati non umani.
 
La ricerca mondiale sta lavorando sullo sviluppo di organi umani utilizzando i suini come recipienti. Con questo emendamento questa ricerca si ferma. Prevede il divieto di utilizzare gli animali per le ricerche sulle sostanze d’abuso, un colpo mortale per gli studi sulle tossicodipendenze (che in Italia colpiscono circa due milioni di persone), per gli studi sui disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia, in generale un colpo mortale per quasi tutti gli studi di nuovi farmaci che, passando la barriera ematoencefalica, potrebbero essere considerati sostanze d’abuso.
 
C’è poi il divieto di allevamento di primati, cani o gatti destinati alla ricerca. Paradossalmente i ricercatori italiani possono però comprare questi animali dall’estero per fare le loro ricerche con un aggravio non indifferente non solo dei costi della sperimentazione ma anche dello stress per gli animali che devono subire lunghi trasferimenti.
 
Anche se il numero di scimmie impiegate nella ricerca è molto esiguo, appena lo 0,04%, alcune ricerche possono essere condotte solo ricorrendo ad esse. Grazie ai primati non umani, in un passato molto recente è stato possibile per esempio sviluppare il vaccino anti Ebola e diverse terapie antiretrovirali che oggi offrono ai malati di Aids una speranza di vita simile alle persone sane. Stesse terapie che oggi si stanno utilizzando in via sperimentale sui malati in terapia intensiva da Coronavirus in Italia e che stanno dando una speranza a tanti malati e alle loro famiglie.
 
Fino ad oggi la comunità scientifica ha cercato di far sentire e di fare valere la sua opinione e per questo il Parlamento italiano ha inserito dal 2014 di volta in volta nel decreto milleproroghe una deroga a questi divieti. L’ultima deroga è di gennaio 2020 ed è valida fino a dicembre 2020. Il primo gennaio 2021, se non verrà fatto nulla, i ricercatori si troveranno nuovamente in uno scenario in cui gli esperimenti da loro programmati e previsti non potranno essere più fatti mentre i loro collaboratori europei potranno continuare a sperimentare.
 
Per questo la FISV si augura che, in questo momento in cui l’opinione pubblica sembra aver compreso che i ricercatori non sono “i cattivi”, che la sperimentazione animale è utile anche per lo sviluppo di un vaccino salvavita e che la ricerca non ha confini geografici (se non la si può fare qui verrà comunque fatta in altri paesi), i nostri parlamentari abbiano il coraggio di stralciare dal Decreto Legislativo n. 26 del 4 marzo 2014 questi emendamenti irrazionali ed immotivati.
 
La Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV) è un’associazione scientifica senza scopo di lucro che federa sedici società scientifiche italiane e rappresenta circa ottomila ricercatori italiani (www.fisv.org).
 
Elenco delle Associazioni e delle Società scientifiche federate:
 
AAI – Associazione Antropologica Italiana.
ABCD – Associazione di Biologia Cellulare e del Differenziamento.
AGI – Associazione Genetica Italiana.
SIB – Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare.
SIBBM – Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare.
SIBE – Società Italiana di Biologia Evoluzionistica.
SIBV – Società Italiana di Biologia Vegetale.
SICA – Società Italiana di Chimica Agraria.
SIF – Società Italiana di Farmacologia.
SIF – Società Italiana di Fisiologia.
SIGA – Società Italiana di Genetica Agraria.
SIGU – Società Italiana di Genetica Umana.
SIMAG – Società Italiana Mutagenesi Ambientale e Genomica.
SIMGBM – Società Italiana di Microbiologia Generale.
SIP MET – Società Italiana di Patologia e Medicina Traslazionale.
SIPaV – Società Italiana di Patologia Vegetale.

02 Aprile 2020

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