I commenti dei consiglieri regionali
“Voglio partire dal 118 – interviene Annalisa Mele (Lega), componente della Commissione Sanità -. Come giustamente è stato detto, ci sono dei turni scoperti e quindi ci saranno dei turni nella postazione di Bosa senza il medico. Vero anche che in questi mesi, sappiamo bene, il periodo non è stato dei più semplici. Ricordo di essere venuta a Bosa, di aver parlato della programmazione sulla formazione dei medici del 118, formazione che il 30 di ottobre dello scorso anno è partita, e i primi di marzo avremo dovuto far sostenere gli esami ai primi 30 medici del 118, perché stavano ultimando l’affiancamento. Questi 30 medici, con l’emergenza Covid hanno dovuto bloccare l’iter formativo, ma il 4 agosto prossimo ci saranno i primi 16 medici che potranno dare l’esame in Areus.
Come sostenuto inoltre dal Dott. Orrù – prosegue la Consigliera -, altra criticità è la mancanza di professionisti medici. Una problematica a cui siamo giunti per innumerevoli motivazioni, e che oggi si è accentuata ancora di più. Di fatto, abbiamo pochi medici che si specializzano. Criticità su cui siamo intervenuti con una legge che è stata approvata in Consiglio regionale e che prevede dal prossimo anno accademico l’assegnazione di contratti regionali aggiuntivi volti a far specializzare circa 100 laureati in più della facoltà di medicina.
La pandemia ha portato a chiudere tanti servizi – sottolinea Mele -, la ripartenza chiaramente non è semplice. Sappiamo benissimo che le risorse umane sono scarsissime, e sappiamo altrettanto bene che molti medici non vogliono andare in ospedali periferici. Penso tuttavia, al contrario di dott. Orrù, che molti medici neolaureati sarebbero disponibili a farsi le ossa in certi Pronto soccorso del territorio. Così come l’ha fatto la sottoscritta in guardia medica e tanti altri colleghi. Sono quindi convinta che le urgenze si possano affrontare anche in questi piccoli ospedali, tutto dipende dalla preparazione e formazione. Oggi infatti anche un medico neolaureato, i corsi di studio sono un po' cambiati, può essere preparato ad affrontare situazioni d’emergenza.
Inoltre – evidenzia la Consigliera – stiamo attualmente attivando circa 60 concorsi rivolti a tutte le professioni sanitarie, ovviamente son da considerare i tempi tecnici per l’espletazione, l’assegnazione e quanto altro esige la burocrazia un concorso pubblico. Si cercherà poi di fare poi in modo che gli idonei in graduatoria, successivi al primo, possano volgere la loro disponibilità ad operare anche negli ospedali periferici. Per quanto riguarda il laboratorio di Bosa – conclude -, non riuscirlo a mantenere in una città di capoluogo sarebbe un disastro per tutta la provincia. Come dunque ha accennato dott. Orrù, si sta cercando una soluzione, col far arrivare eventualmente qualche biologo. Sulla carenza ancora degli internisti, abbiamo chiesto ed è stata formalizzata l’autorizzazione del Brotzu a far si che l’ATS possa utilizzare la graduatoria dell’Azienda ospedaliera in essere, augurandoci che scorrendola, qualche specialista possa dare la sua disponibilità anche per la sede del Mastino di Bosa”.
Per Francesco Mura (Fdi), Sindaco anche del Comune di Nughedu Santa Vittoria (Or): “Nell’intervento di Dott. Orrù colgo principalmente due problemi: quello di una mancata programmazione, alla quale penso che la politica non da le giuste e dovute attenzioni, forse perché i risultati non sono visibili nell’immediato, e l’altro problema è l’origine della riforma dell’ATS. Il problema di ATS e la mancanza di una gestione locale dell’organizzazione sanitaria, ha portato all’incapacità economica-gestionale dei territori di autogovernarsi. Sono uno di quei Sindaci che ha impugnato la riforma della rete ospedaliera ed il provvedimento è ancora attivo, è in attesa di giudizio.
L’ho fatto – spiega il Consigliere – perché sono convinto che a Ghilarza ci vada un Pronto soccorso, e non un punto di primo intervento. Immaginatevi a Bosa, che ha, per evidenti questioni territoriali, anche più necessità di Ghilarza riguardo il Pronto soccorso. Va riconosciuto inoltre – prosegue il sindaco – che di fronte alla pandemia, la sanità oristanese ha saputo ben fronteggiare l’emergenza. Perchè se al San Martino di Oristano, nell’ospedale di Bosa, non ci sono state diffusioni di contagi, va reso merito a chi ci ha operato. Quindi non è vero che il nostro territorio è incapace di saper offrire un buon servizio sanitario. Quello che si chiede per Bosa è un presidio ospedaliero che funzioni, che dia la possibilità alle persone che scelgono di vivere in questi territori di poter avere garantita la salute. E noi lavoreremo per restituire ad esse la dignità che meritano, senza false promesse, ma per cercare di garantire un servizio sanitario dignitoso a tutta la Sardegna”.
“L’assenza dell’ATS nell’incontro odierno – commenta il Consigliere bosano Alfonso Marras (Riformatori), già proponente di una interrogazione sull’ipotesi di depotenziamento dell’Ospedale di Bosa – ancora una volta la fa rilevare come una entità lontana dai territori, gestita da burocrati che non conoscono le esigenze del territorio. Il dott. Orrù della Assl oristanese invece presente, che ho piacere di conoscere in questa occasione, ci ha riportato si i problemi, senza però darci delle soluzioni. Noi dunque rischiamo anche questa volta di svolgere un’assemblea, senza trovare una soluzione. Questo territorio dice basta a questo modo di fare, non staremo a guardare e aspettare le solite promesse non mantenute. Da questo Consiglio comunale usciranno delle iniziative forti, politiche e non, se non avremo risposte chiare risolutive per questo territorio”.
Interviene il Segretario del Consiglio regionale, nonché Sindaco del Comune di San Nicolò d'Arcidano, Emanuele Cera (FI): “Anch’io provengo da un territorio marginale, e così come spesso accade, i territori marginali pagano lo sconto dell’assenza di una politica, in questo caso legata ai servizi sanitari e presidi sanitari di prossimità come quello che oggi tutti noi stiamo cercando di difendere. Sono qui dunque con spirito propositivo, sono abituato ad assumermi le mie responsabilità tutte, sarà che sono anche Sindaco e quindi so cosa significa dover dare risposte ai miei cittadini. Ma allo stesso tempo non sono propenso ad assumermi responsabilità che non sono le mie.
Quindi sentirmi dire che la sanità paga lo sconto di una mancanza di politica di programmazione da oltre 25 anni – sottolinea il Consigliere -, per certi versi lo condivido, per altri un po' meno. Perchè il disastro di cui ho evidenziato in premessa, arriva anche da una mancata programmazione negata negli ultimi anni. Non accuso nessuno però dobbiamo anche essere consapevoli di quelli che sono stati i passaggi negli ultimi anni. E lo faccio per portare una riflessione. Sono del parere, com’è stato detto, che siamo anche qui per trovare soluzioni, per far si che questo territorio possa alla fine veder soddisfatte le proprie esigenze. E le esigenze del diritto alla salute di questa zona della Sardegna non possono essere messe in secondo piano, come nel resto degli altri territori. Per la competenza che è attribuita al sottoscritto – conclude Cera -, all’interno della riforma sanitaria che è al vaglio della Commissione, sarà oggetto di ampia discussione, farò di tutto per far emergere anche questi elementi di difesa di questi territori”.
“Condivido questo momento collettivo di discussione su di un tema che è stato detto non ha e non deve avere colori politici – commenta Diego Loi (progressisti), anche Sindaco del Comune di Santu Lussurgiu, che chiude la sessione di discussione dei Consiglieri regionali -. “L’assenza della programmazione – prosegue – determina senz’altro grandi problemi. Ho sempre sostenuto che la programmazione di ampio respiro non poteva non andare di pari passo a quella di una programmazione e pianificazione a livello territoriale per la sanità nel territorio. E oggi credo che la sfida, dal punto di vista politico, a partire dal Consiglio regionale, sulla programmazione si debba fare. Senza dimenticare nessun territorio.
Il tema della sanità è un tema fondamentale – evidenzia il Consigliere, tanto fondamentale che non mi trova esattamente d’accordo, come ho sentito accennare, che le professioni sopratutto mediche, o qualsiasi tipo di posto pubblico, debba essere incentivato per poter essere svolto. Non sono convinto che la qualità dei servizi o dare un servizio a favore del territorio debba essere subordinato al “ti do 200 euro in più perché così vai nella terra dei disperati”. Dal mio punto di vista, concettualmente, questo è un approccio che non ci fa bene, e non fa bene ai nostri territori. Credo che nell’organizzazione generale debba essere fatto un lavoro di grande investimento sicuramente, però penso che il concetto della dignità generalizzata, sia un concetto che noi dobbiamo tenere molto in attenzione. Si può senz’altro definire – conclude Loi – un programma operativo che sia veramente in grado di soddisfare le esigenze dei territori, con pari dignità per ciascuno”.
15 Luglio 2020
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