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Per gli infermieri servono lauree magistrali ad indirizzo clinico

22 FEB - Gentile Direttore,
mi permetto di intervenire nel dibattito di questi giorni per esprimere un giudizio fortemente positivo sui contenuti della proposta di legge a firma della Senatrice Boldrini e, in particolare, sulla riforma delle Lauree Magistrali delle professioni sanitarie, perché, a mio parere, essa serve al paese, favorisce il progresso scientifico e risolve ambiguità e paradossi che da troppo tempo rallentano lo sviluppo del nostro SSN.
 
Adottare percorsi formativi di natura disciplinare nel livello universitario post-base significa sviluppare pienamente la specificità di ciascuna professione sanitaria, declinandola soprattutto in quelle dimensioni cliniche, che sono indispensabili per la sostenibilità del nostro SSN.
 
Tuttavia, la mappa mentale, che ci siamo costruiti in Italia, di una professione medica da una parte e dell’insieme delle professioni sanitarie dall’altra, restituisce un modello semplicistico, riduttivo ed incoerente con la realtà, che, peraltro, non trova fondamenti giuridici.
Voglio dire che ogni professione sanitaria è diversa dalle altre, e quello che serve per la professione infermieristica non è detto che sia utile anche per le altre professioni.
 
Nonostante in Italia, il numero di infermieri sia carente rispetto agli standard europei ed americani, essi rappresentano pur sempre la quota più consistente (ed insostituibile) degli operatori del SSN, ed un intervento di buon senso sul loro profilo non può che produrre benefici anche sul piano economico e sociale, oltre che sanitario.
 
I tempi che stiamo vivendo indicano, per esempio, che servono infermieri intensivisti, con una preparazione specifica per l’assistenza nelle rianimazioni e nei dipartimenti di emergenza/urgenza, perché questo riduce il numero dei decessi evitabili, così come abbiamo bisogno di infermieri specificamente preparati nelle cure primarie, perché questo serve a ridurre gli accessi in pronto soccorso e i ricoveri impropri, oltre che a semplificare e a rendere migliore la vita delle persone.
 
Quando circa 20 anni fa nacquero le Lauree Magistrali delle professioni sanitarie, c’era l’esigenza prevalente di dare attuazione alla legge 251 del 2000, che istituiva i servizi di assistenza infermieristica ed individuava in questo percorso accademico il requisito minimo per accedere alla dirigenza del settore. La valenza gestionale di questi corsi di studio ne giustificava, e ne giustifica ancora oggi, la loro natura trasversale, tanto è vero che gli attuali 5 corsi di Laurea Magistrale, corrispondenti alle rispettive 5 classi di laurea delle professioni sanitarie, rappresentano un modello formativo virtuoso per l’acquisizione di competenze avanzate nell’ambito del management, della ricerca e della formazione.
 
In aggiunta a questo, oggi, però, per le professioni infermieristiche abbiamo bisogno di ulteriori corsi di Laurea Magistrale, che vadano a coprire quei settori clinici a cui facevo riferimento prima, sul modello dei paesi europei ed extraeuropei più avanzati.
Per essere ancora più chiaro, c’è bisogno, ad esempio, di corsi di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche applicate alle Cure Intensive ed alle Emergenze, e anche di corsi di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche applicate alle Cure Primarie, che forniscano un’abilitazione professionale più ampia di quella ottenuta con la Laurea di primo livello ed a cui segua un riconoscimento giuridico e contrattuale delle competenze avanzate acquisite.
 
Potrei anche spingermi ad ipotizzare che il modello delle specializzazioni infermieristiche all’interno del secondo livello degli studi universitari, potrebbe portare nel medio periodo alla riduzione del numero degli attuali profili professionali sanitari, riallineando il nostro paese al resto del mondo avanzato.
Inoltre, un’attenta analisi della situazione corrente, non deve farci sfuggire che negli ultimi anni abbiamo costruito un capitale umano di Dottorati in Scienze Infermieristiche di grande valore, che potrebbe rendere molto di più se venisse impiegato anche in attività cliniche e gestionali, e non solo accademiche come accade ora, sempre con uno sguardo volto a quei paesi progrediti che da tempo adottano questo modello.
 
Non so se serva una legge per realizzare queste poche e semplici cose, oppure siano sufficienti strumenti normativi meno complessi e, quindi, più rapidi; certo è che serve fare presto per agganciare la ripresa con la forza resilienza.

Loreto Lancia
Professore Ordinario di Scienze Infermieristiche
Università degli Studi dell’Aquila
Presidente della Commissione Nazionale dei Corsi di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche


22 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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