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Appalti pubblici. Infiltrazioni mafiose alla Tecnis, Procura Catania sequestra quote e azioni per 1,5 mld

Il colosso delle costruzioni è impegnata, tra le altre cose, alla realizzazione di due nuovi ospedali in Calabria. M5S: “Oliverio rompa l’omertà, con il suo atteggiamento conferma che la Calabria è terra di nessuno, di ipocrisia sconfinata e affarismo puro”. Michelangelo Tripodi (PCdI) chiede alla Regione “l’immediata revoca del contratto con la Tecnis".

24 FEB - Sono finite in amministrazione giudiziaria - con il sequestro di quote ed azioni per oltre un miliardo e mezzo di euro - le società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl, tre importanti aziende degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, per le quali la Procura di Catania ha chiesto l'applicazione della legge antimafia perché ritenute dall'accusa "asservite alla famiglia catanese di cosa nostra".

Il provvedimento, spiega l’Ansa è stato emesso dal Tribunale di Catania su richiesta della Dda della locale Procura, ed è stato eseguito da carabinieri del Ros. Le indagini, corroborate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da quelle degli stessi imprenditori, avrebbero dimostrato come Tecnis abbia subito "coartazioni nel libero svolgimento delle attività imprenditoriali". E con la sua azione, ritiene l'accusa, oltre a "rimpinguare le casse" dell'organizzazione mafiosa, avrebbe consentito a suoi esponenti apicali di "governare in qualche modo l'indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa" e di "accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche".

La Tecnis Spa è, peraltro, impegnata in Calabria nella realizzazione dei nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro. “Il governatore della Calabria, Mario Oliverio, non può restare omertoso, dopo il recente sequestro di quote Tecnis per oltre un miliardo di euro, nell'ambito dell'inchiesta in corso su rapporti mafiosi dei vertici dell'azienda”, hanno dichiarato in una nota i parlamentari M5s Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela e Federica Dieni, insieme ai deputati 5 stelle Francesco D'Uva e Riccardo Nuti, della commissione bicamerale Antimafia. “Come diciamo da un anno sotto la cappa del silenzio politico e istituzionale, è sospetto – hanno proseguito i 5 stelle – l'appalto per la costruzione degli ospedali della Piana di Gioia Tauro e della Sibaritide, ancora in mano a Tecnis. Avevamo rilevato pesanti irregolarità nella procedura amministrativa per la struttura della Piana di Gioia Tauro, anche ricostruendo il quadro dei rapporti politici locali interni al Partito democratico, protagonista della forzatura sulla vendita dei suoli di edificazione, seguita dalla Procura di Reggio Calabria, e sulla nomina di Santo Gioffrè, revocata dall'Anticorruzione, al vertice dell'Asp di Reggio Calabria, competente per il nuovo ospedale in argomento. A Oliverio – continuano i parlamentari 5 stelle – avevamo chiesto più volte una verifica dell'iter amministrativo di specie, senza mai ottenere alcuna risposta. Il governatore della Calabria fece scena muta, poi, quando lo sentimmo in commissione Antimafia. Ad oggi, Oliverio non ha mai chiarito nulla, né sulla procedura per l'ospedale della Piana di Gioia Tauro né sulla circostanza, gravissima, del coinvolgimento di Tecnis in un'inchiesta antimafia che oggi ha registrato un sequestro preventivo di proporzioni enormi”.

Per Nesci, Morra, Parentela, Dieni, Nuti e D'Uva “il comportamento del governatore Oliverio è inqualificabile. Esso conferma che la Calabria è terra di nessuno, di ipocrisia sconfinata e affarismo puro. La sanità regionale è infossata, mentre le risorse per i nuovi ospedali rischiano di finire, in concreto, nelle tasche della mafia spa”.

Michelangelo Tripodi, segretario del PCdI, chiede che Oliverio “revochi subito il contratto con la Tecnis". "Dai documenti dell'inchiesta – scrive Tripodi sul suo profilo Facebook - emerge un quadro allarmante ed inquietante. Francamente non si comprende cosa aspetti ancora la Regione Calabria, nella persona del suo presidente Oliverio, a provvedere alla rescissione immediata del contratto con la Tecnis anche per far valere un principio di autotutela in presenza di una realtà così grave e sconvolgente. A meno che non vi siano altri interessi e inconfessabili obiettivi da parte di chi ha voluto portare Tecnis in Calabria e che certamente sono incompatibili con gli interessi dei calabresi".

 

24 febbraio 2016
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