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Campania. Violenza al pronto soccorso. Da prefettura Napoli via libera ai registri di segnalazione per monitorare il fenomeno

Dopo l’escalation di casi registrati nelle ultime settimane nei nosocomi campani scatta il via libera, all’istituzione di un registro di segnalazione. Questa la prima risposta delle Autorità dopo la provocatoria iniziativa dell’Ordine dei medici di Napoli con la distribuzione al personale dei pronto soccorso di pettorine con disegnati finti giubbotti antiproiettili e la scritta “stop alla violenza nei pronto soccorso”. 

28 LUG - Violenza in corsia contro i camici bianchi e aggressioni a medici e infermieri nei pronto soccorso della Campania: dopo l’escalation di casi registrati nelle ultime settimane nei nosocomi campani scatta il via libera, della prefettura di Napoli, all’istituzione di un registro di segnalazione regionale. Si tratta di un protocollo ad hoc che prevede puntuali segnalazioni dei casi dalle direzioni sanitarie di ospedali e pronto soccorso ai distretti territoriali.
 
A questi ultimi spetterà il compito di raccogliere le segnalazioni e di girarle ai competenti uffici regionali. Una filiera che avrà il compito di redigere una banca dati da aggiornare mensilmente informando anche il ministero della Salute. In base alla tipologia, al numero e alla gravità dei casi saranno poi elaborate soluzioni atte a mitigare un fenomeno posto al crocevia tra blocco sociale, bassa cultura e psicosi collettiva che rende sempre più difficile il lavoro dei medici e degli infermieri, che siano impiegati del 118, delle guardie mediche ovvero nei dipartimenti di emergenza delle strutture pubbliche o private della regione. Tra le ipotesi allo studio anche la possibilità di intervenire sulle strutture ospedaliere, evitando ad esempio l’utilizzo di materiali frangibili e progettando gli ingressi in modo da ridurre il rischio di ferimento da impatto visto il crescente fenomeno di esplosioni di rabbia distruttiva da parte di parenti e accompagnatori di pazienti vittime di eventi clinici esiziali.   
 
Dopo la provocatoria iniziativa dell’Ordine dei medici di Napoli con la distribuzione al personale dei pronto soccorso di pettorine con disegnati finti giubbotti antiproiettili e la scritta “stop alla violenza nei pronto soccorso” il potenziamento del monitoraggio e il via ai registri di segnalazione (peraltro previsti per legge) è la prima risposta concreta che giunge dalla Prefettura di Napoli nell’ambito del lavoro di approfondimento del nodo relativo ai profili di sicurezza negli ospedali. Dei periodici e infruttuosi vertici in prefettura l’ultimo appuntamento risaliva all’ottobre del 2014.      
 
“Siamo molto soddisfatti per tutto quello che si sta muovendo su questo tema a noi molto caro – avverte Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli - siamo scesi in campo con un’iniziativa d’effetto consapevoli che questo avrebbe portato poi ad atti concreti, e così è stato”. All’incontro, tutt’altro che interlocutorio in prefettura, hanno preso parte i dirigenti del “risk management” delle diverse aziende sanitarie, dei presidi ospedalieri e dei presidi territoriali, il consigliere delegato alla Sanità del Presidente De Luca, Enrico Coscioni e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
“Un passo importante – sottolinea Scotti – è stata la formalizzazione delle linee d’intervento che decretano l’avvio dei registri delle segnalazioni. Questo significa che ora la Regione definirà un unico protocollo che servirà per tutti i soggetti interessati. Questo consente di dare avvio ad un percorso di monitoraggio protetto che funzionerà grazie alle segnalazioni dei medici, che potranno raccontare ciò che avviene senza per questo esporsi nei confronti dei loro aggressori fatte salve le querele di parte che vincolano l’autorità giudiziaria».
Le segnalazioni, che saranno cosa ben diversa da eventuali denunce alle autorità, il management sanitario potrà insomma “leggere” la situazione ed intervenire dove necessario per migliorare la sicurezza. Per la prima volta, proprio su iniziativa di Scotti, all’incontro in Prefettura hanno preso parte anche un dirigente medico di Pronto Soccorso del San Paolo Mario Guarino e un’infermiera di triage del Cardarelli Aurora Menna. Entrambi portavoce di quanti ogni giorno sono in prima linea a farsi carico non solo del difficile lavoro in pronto soccorso ma anche del timore di violenze gratuite sempre più frequenti.
 
L’Ordine dei Medici di Napoli ha anche avanzato anche la proposta di implementare la videosorveglianza nei luoghi dell’emergenza, nei presidi territoriali e sulle ambulanze così da poter utilizzare un riscontro oggettivo anche in assenza di denunce di parte”. Tra le iniziative in cantiere la proposta di organizzare giornate formative e di educazione civica al corretto uso delle strutture sanitarie all’interno delle scuole”. 
 
Dall’inizio dell’anno sono un’ottantina le aggressioni fisiche e verbali registrate al solo Cardarelli, di cui un quarto sfociate in denunce e in tutta la regione nell’ultimo mese si conta un’aggressione al giorno con gli ospedali napoletani Cardarelli, Loreto Mare, San Giovanni Bosco e Vecchio Pellegrini tra i più esposti. Il 40 per cento di questi episodi dà luogo a distruzione di vetri e suppellettili e ferimenti con grave rischio per pazienti e operatori sanitari. Un quadro a tinte fosche come sottolinea Ernesto Esposito, direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro: “I miei medici sono costretti a girare senza cartellino identificativo per evitare ritorsioni”. Un dettaglio agghiacciate della realtà che si vive in alcuni ospedali napoletani di frontiera soprattutto in strutture come il San Giovanni Bosco o il Loreto Mare, tristemente note per le continue aggressioni ai medici di pronto soccorso.
 
Ettore Mautone

28 luglio 2015
© Riproduzione riservata

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