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Campania. Sanità, seduta monotematica in Consiglio. De Luca determinato a modificare i criteri di riparto del Fsn

Il piano ospedaliero, il destino degli ospedali del centro storico, il commissariamento e l’uscita del piano di rientro: tre ore e mezza di serrato dibattito al Consiglio regionale della Campania, con le conclusioni affidate al presidente della Regione che sferza tutti e ricorda la determinante battaglia alla Stato-Regioni per la modifica del criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale: “Nessun accordo sugli attuali parametri, deciderà il Governo. Pronti alla guerra in nome dei diritti”.

27 LUG - “Anche e soprattutto sulla Sanità, ora o mai più. Abbiamo un obiettivo preciso, ambizioso e difficile. Ma ce la faremo. Quella della Campania deve diventare una Sanità modello in Italia, la prima tra tutte perché abbiamo le professionalità, le eccellenze e la convinzione per accettare una grande sfida. Siamo impegnati in uno sforzo enorme per venire fuori dalla palude in cui eravamo finiti. Abbiamo iniziato a lavorare a settembre soccorso, i commissari sono in carica da gennaio. Ebbene solo chi non vuole vederlo fa finta di ignorare la rivoluzione 'silenziosa' che stiamo realizzando. Siamo partiti da sotto zero, ora il nostro obiettivo è uscire dal commissariamento entro il 2017, e ce la metteremo tutta. La svolta è cominciata, e proseguiamo a tappe forzate, come con la nomina dei direttori generali che completeremo in settimana: l'ulteriore segnale concreto di un cambio di passo storico, l'addio definitivo alla politica politicante che per decenni ha condotto la sanità campana dove l'abbiamo trovata. Avanti dunque, senza distrazioni. E senza perdere tempo. Prendiamo la nuova norma sulla nomina dei direttori generali: spero non sia come il codice degli appalti, altrimenti è la fine. Siamo un paese tenacemente ipocrita: con il vecchio meccanismo avremmo impiegato tre anni per chiudere le nomine dei direttori generali, invece abbiamo dato prova di efficienza, responsabilità e trasparenza”.
 
Un Vincenzo De Luca con le idee chiare e determinato a difendere con il cuore e con i denti le necessarie modifiche ai criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale e così scardinare, in Conferenza Stato Regioni, un modello di assegnazione delle risorse che privilegia la spesa storica del Nord impedendo alla Campania di investire, migliorare e cancellare la migrazione sanitaria record, è stato protagonista ieri, in Consiglio regionale, chiudendo tre ore di dibattito serrato nella seduta monotematica dedicata alla discussione sui temi del governo della salute in Campania.

Fine del commissariamento entro il 2017, completamento delle nomine dei nuovi direttori generali (nominati con rapidità amministrativa grazie alle nuove norme approvate perché altrimenti ci sarebbe voluto almeno un anno) obiettivi da raggiungere con verifiche trimestrali per voltare pagina e risalire la china dei Livelli essenziali di assistenza, attuazione del piano ospedaliero (migliorabile ma dignitoso),chiusura dei contratti con le strutture sanitarie accreditate, apertura dell’ospedale del mare e assunzioni da programmare ed effettuare per ridare ossigeno a una sanità di qualità messa in ginocchio dal commissariamento e infine proseguire nel solco del pareggio di bilancio unico vero obiettivo riconosciuto al vecchio inquilino di Palazzo Santa Lucia Stefano Caldoro presente in aula a ricordare a sottolineare il punto di partenza affidato alla nuova giunta.

Il presidente De Luca sgombra poi il campo sul fronte delle pressanti richieste politiche dell’opposizione di nominare un assessore alla Sanità ricordando di avere avocato a sé la delega e di voler continuare così come da programma elettorale rispondendo così anche ai sindacati medici che avevano chiesto espressamente la nomina di un delegato al governo della salute. Ma l’affondo del governatore è rivolto alle regioni del Nord e alla Conferenza Stato-Regioni “insaponata” a perpetuare iniqui sistemi di riparto dei fondi nazionali. “Non vogliamo l’elemosina – ha sottolineato de Luca nella sua arringa -  siamo contrari a qualunque fondo di solidarietà (la cui sottostima peraltro ha tolto alla Campania quest’anno 50 mln rispetto allo scorso anno ndr), e non staremo a fare accordi su un sistema che va avanti da anni ma che va cambiato alla radice.  

“In Conferenza Stato-Regioni ci vuole l’unanimità per decidere. Bene, noi non daremo il nostro assenso che pretende di garantire il dal 60 al 40% della spesa storica in funzione di chi ha avuto di più negli ultimi anni e cristallizzato un sistema che ci vede penalizzati. Abbiamo raggiunto i, pareggio di bilancio ora ci devono dare le risorse per quota procapite. Quanto vale un campano vale un lombardo, un emiliano e un toscano. Poi ce la giochiamo sul piano della qualità e vedremo. Così come non è più accettabile che le Regioni del Nord possano essere remunerate a monte del riparto per le prestazioni rese in migrazione sanitaria e le strutture di eccellenza della Campania, pubbliche e private no e che dei 300 milioni spesi per mobilità passiva non se ne possa incamerare una quota per mobilità attiva da altre regioni. Se non c’è l’unanimità decide il Governo? Bene è giunta l’ora che si assumi al responsabilità delle scelte. E se non saranno quelle giusta faremo al guerra anche con il governo perché sui diritti e sulla salute non ci sono ragioni di appartenenza politica che tengano”.

De Luca ha fatto un lungo excursus sulla situazione della sanità, rimarcando il ritardo con cui da Roma sono stati inviati i commissari (insediatisi a gennaio) usando il bastone e la carota nei confronti (bene il Piano ospedaliero migliorabile in alcuni punti ma dignitoso, male la mancata sigla dei contratti con i privati la cui programmazione delle attività è ancora al palo delle trattative a estate ormai inoltrata). “Con i privati – ha concluso il governatore – abbiamo iniziato chiedendo maggiori controlli e trasparenza. La mensilizzazione dei tetti si è infranta sull’imbuto delle prestazioni a inizio anno dopo un digiuno che durava dall’estate del 2015 quando il budget si era precocemente esaurito. Abbiamo adottato altre regole, fatto marcia indietro sul tetto di struttura e chiesto verifiche trimestrali. Il nodo è allora diventata la clausola di salvaguardia per sbarrare il passo ai decreti ingiuntivi cui prestava il fianco una circolare adottata dall’ex sub commissario Mario Morlacco. Norma da un lato incostituzionale ma dall’altro tesa ad evitare forme speculative. Abbiamo perso mesi ad approfondire queste questioni. Poi abbiamo istituito un nucleo ispettivo con quattro squadre di cinque persone che passeranno al setaccio tutte le strutture pubbliche e private della Regione su cui da anni nessuno vigila. Il lavoro è enorme. Siamo impegnati in una rivoluzione e con i nuovi direttori generali andremo avanti a carro armato”.

Prima di De Luca un dozzina di consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, è intervenuta con interventi più o meno tecnici, più o meno politici. L’unica a entrare realmente nel merito tecnico delle scelte, soprattutto del piano ospedaliero, segnalandone incongruenze e perplessità è stata Valeria Ciarambino, del Movimento 5 Stelle, che con ha mosso critiche e articolato approfondite analisi a partire dalla rete nascita che tradisce le linee guida nazionali di unire terapie intensive neonatali con la maternità (non presente ad esempio al Santobono e al Monaldi), e poi la Rete pediatrica di cui si chiedono tempi e modi per calibrare chiusure (Annunziata) con attivazioni (Loreto Mare e San Giovanni Bosco). Passando poi per la rete dell’emergenza-urgenza con i tagli alle ambulanze medicate ma con l’attivazione prevista di auto medicate e finire alla rete oncologica che distribuisce posti letto ad alta media complessità in ospedali periferici in dismissione disattendendo alla costituzione di poli provinciali di riferimento e all’obiettivo di affidare il coordinamento della rete all’Istituto Pascale.     

Gennaro Oliviero ha ricordato la penalizzazione della Sanità a Caserta con un ospedale con costi strutturali tripli (150 mln di budget) rispetto ai ricavi fermi a circa 50 mln, per 39 mln assorbiti dagli stipendi del personale, arrivando pertanto a chiedere, provocatoriamente, di dare in appalto quell’ospedale. Maria Grazia di Scala di Forza Italia ha chiesto conto soprattutto delle penalizzazioni della sanità delle isole, Ischia e Procida soprattutto, l’una privata dell’Utic, l’altra con un presidio di pronto soccorso attivo declassato ad unità ambulatoriale. Così Emilio Francesco Borrelli dei Verdi ha concentrato i suoi attacchi sui commissari Polimeni e D’Amario e sul fatto che la Commissione sanità di cui Borrelli è vicepresidente, ha incontrato una sola volta i commissari ad acta “per discutere di nulla”.

Più articolata la posizione di Lello Topo, (Pd) presidente della Commissione sanità che ha ribadito come dal 2010, quando c’erano 756 mln di sbilancio si sia arrivati al 2015 con 28 mln di attivo e un debito passato da 7 mld cinque anni fa a 1,5 mld oggi (con 6-7 milioni di crediti dal ministero. “Un presupposto per risalire la china dei Livelli di assistenza” ma con la necessità di rendere efficiente e produttiva la sanità pubblica partendo dai numeri di personale e prestazioni e indici di complessità per poi elencare tutta una serie di norme e progetti di legge su cui la Commissione e il Consiglio stanno andando avanti: dall’utilizzo terapeutico della cannabis  all’assistenza ai pazienti autistici entrambe in dirittura d’arrivo. Poi le assunzioni da fare: concorsi, mobilità e stabilizzazioni secondo legge, sottolinea ancora Topo che aggiunge investimenti in tecnologie, il consolidamento della buona spesa farmaceutica nei limiti fissati tranne che per i farmaci per l’epatite C visto il grande numero di malati in Regione Campania (120 mln spesi su 77 in cassa).

Infine l’intervento di Stefano Caldoro che ha esordito elencando i punti del programma di De Luca sulla sanità. “Punti che condivido, uno a uno, tutti, ma di questi nessuno in un anno di amministrazione, è stato centrato”. Un passaggio per ricordare come il buon governo della precedente tornata di governo regionale, da lui guidata, ha consentito di raggiungere un avanzo strutturale di 240 mln che aggiunti ai 420 bloccati da due anni e da mandare all’incasso e ai 600 mln da liberare dagli accantonamenti richiesti dal ministero dell’Economia in via prudenziale sull’eventuale debito individuano un tesoretto di 1,2 mld che rappresenta la vera piattaforma su cui costruire la rinascita del sistema sanitario campano stando attenti a non dilapidare risorse in una impostazione che prevede di non chiudere nulla ma nemmeno di razionalizzare nulla dell’offerta assistenziale campana.

Nel prosieguo della seduta del Consiglio nel pomeriggio, il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Rosa  D’Amelio, ha approvato, con 38 voti favorevoli e 7 contrari, la  proposta di proroga per ulteriori sei mesi delle attività della Commissione consiliare d’inchiesta sulle società partecipate, consorzi ed enti strumentali dipendenti dalla Regione, introdotta all’esame dell’Aula dal Presidente Luciano Passariello (FDI) che ne ha evidenziato “la mission particolarmente delicata e non sempre facile da raggiungere in tempi brevi, anche a causa delle oggettive difficoltà iniziali dovute a carenza di strumenti, per la complessità della tematica tesa alla razionalizzazione del mondo delle società partecipate nel rispetto dei loro dipendenti e degli importanti settori in cui operano”. Poi la seduta è stata sciolta per mancanza del numero legale.

Il Consiglio si riunirà ancora domani giovedì 28 luglio dalle ore 11,30 alle 13,30 per la discussione sul Defr 2017, e dalle ore 15 ad oltranza, per l'esame dell'odg approvato dai capigruppo.
 
Ettore Mautone

27 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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