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Laparocele complesso. Dal Monaldi a Villa Betania al Cardarelli le nuove tecniche

Dopo il Monaldi, dove presso il centro diretto da Corcione (presidente Sic) sono stati operati oltre 50 casi in due anni, anche a Villa Betania utilizzata la nuova tecnica di ricostruzione della parete addominale attraverso la separazione delle componenti muscolari. Protagonista anche il centro di formazione chirurgica del Cardarelli guidato da De Sena. E alla Federico II i primati della chirurgia pediatrica minimvasiva.

08 NOV - Laparocele complesso, dopo il Monaldi - dove il presidente della Società italiana di chirurgia, il napoletano Franco Corcione, ha lanciato nei mesi scorsi un corso teorico-pratico denominato “Posterior component separation for complex ventral hernia repair tracciando insieme a Diego Cuccurullo della UOC di Chirurgia generale un bilancio su oltre due anni di attività e oltre cinquanta pazienti operati per questa particolare patologia trattata in maniera innovativa solo in pochi centri in Italia – c’è Villa Betania: effettuato nei giorni scorsi presso l’ospedale evangelico di Napoli est il primo intervento in diretta con la tecnica di separazione dei componenti.  Protagonista Pietro Maida direttore della UOC di Chirurgia generale – Centro di Chirurgia oncologica e Laparoscopica avanzata dell’opspedale Evangelico Villa Betania di Napoli, neo consigliere nazionale della Sic, la Società italiana di Chirurgia.

Maida ha effettuato su pazienti con grandi laparoceli alcuni interventi di ricostruzione della parete addominale applicando la tecnica della “separazione dei componenti”. L’intervento prevede un’ampia dissezione dei muscoli e l’impiego di una protesi biocompatibile e completamente riassorbibile. Una tecnica innovativa, in corso di diffusione nel nostro Paese, che consente la ricostruzione di grandi ernie e laparoceli della parete addominale, soprattutto in condizioni in cui non è consigliato l’uso della tecnica laparoscopica, largamente utilizzata invece per casi meno complessi. Lo stesso intervento è stato ripetuto con finalità formative presso il Centro di Biotecnologie del Cardarelli dove i partecipanti al corso (circa 20 chirurghi provenienti dal Centro-Sud Italia), per la prima volta nel nostro Paese, hanno avuto la possibilità di sperimentare la tecnica su preparati anatomici umani, con il tutoraggio di Maida e di alcuni componenti della sua equipe.

Cardarelli a scuola di Chirurgia
E proprio all’ospedale Cardarelli di Napoli, presso il centro per le biotecnologie c’è una vera e propria scuola di chirurgia, riferimento nazionale della Società italiana di Chirurgia (Sic), diretta da Guido De Sena, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia generale dell’ospedale partenopeo.. Operazioni in diretta e focus tematici sulle nuove tecniche operatorie nell’ambito del corso annuale che, dal 2007, la Sic dedica a chirurghi di qualsiasi nazionalità desiderosi di perfezionarsi nel campo della chirurgia con le metodiche più aggiornate e le tecnologie più avanzate. “Negli ultimi cinque anni – spiega De Sena – ci siamo occupati della Chirurgia del fegato (due edizioni), del pancreas, dell'esofago e del colon-retto. Quest'anno il tema è stato la chirurgia dello Stomaco con sessioni a Napoli e Parigi dal 20 al 24 giugno”.

Uno schema formativo ormai collaudato con varie sessioni: la prima a Napoli (le precedenti edizioni sempre in una città italiana, Napoli, Milano, ancora Napoli, poi Verona e Firenze) e la seconda a Parigi. “Nella prima parte del corso, nei primi due giorni – continua De Sena - gli allievi, provenienti da tutt'Italia, hanno affiancato i tutors nelle sale operatorie del Cardarelli in una full-immersion chirurgica con successivi approfondimenti sugli interventi eseguiti. Il terzo giorno i chirurghi si sono esercitati sul modello animale presso il centro di Biotecnologie del Cardarelli. Poi tutti gli allievi si sono imbarcati per Parigi dove, sempre assistiti dai tutors, si sono esercitati al cadaver-lab”.  I docenti? “I migliori nel campo provenienti da tutte le parti del mondo” conclude De Sena. Intanto il gruppo di chirurgia robotica del Cardarelli, coordinato da De Sena – sta per entrare a far parte di una joint fra Cardarelli, Monaldi, Pascale e Federico II sulla chirurgia robotica per unire le forze nelle attività cliniche, nella formazione e  ricerca per costituire un gruppo d'avanguardia in Italia.

Chirurgia pediatrica
Primati che la chirurgia in Campania segna anche sul fronte della pediatria: il reparto di Chirurgia pediatrica della Federico II di Napoli è centro di riferimento in Italia per la Chirurgia laparoscopica e mini-invasiva e dal 2014 il Congresso europeo di Chirurgia pediatrica di Dublino lo ha indicato quale centro di formazione europeo di chirurgia ed urologia pediatrica.

Qui vengono effettuati circa 1500 interventi all’anno di cui moltissimi in chirurgia mini-invasiva, tecnica utilizzata fin dagli inizi degli anni Novanta.  Proprio Napoli ha di recente ospitato il Masterclass europeo di Urologia pediatrica e il Corso avanzato di laparoscopia urologica pediatrica promosso della Società europea di Urologia pediatrica (Espu) e dalla Società europea di Laparoscopia Pediatrica (Espes). Ad organizzare l’appuntamento Alessandro Settimi e Ciro Esposito, ordinari di Chirurgia pediatrica presso l’Università di Napoli Federico II. “La sessione didattica – spiega Esposito - ha visto la presentazione di relazioni sulle tecniche videochirurgiche urologiche eseguibili sul bambino. La sessione sperimentale è consistita nell’insegnare le medesime tecniche agli iscritti guidandoli nella realizzazione di interventi laparoscopici urologici di varia difficoltà su modello animale. Agli iscritti è stato rilasciato un certificato europeo abilitante per la Chirurgia laparoscopica urologica pediatrica”.

Il corso, realizzato in lingua Inglese, unico in Italia per il suo genere, è stato accreditato dall'Uems e ha permesso agli urologi pediatrici iscritti di operare per oltre 12 ore in prima persona su modello animale guidati da un tutor esperto. La peculiarità è l’utilizzo di tali tecniche per le procedure urologiche in età pediatrica. “I bambini ne hanno un immenso vantaggio – conclude Esposito - poiché quanto più piccola è l’incisione tanto minore è il dolore post-operatorio e facile il recupero post-chirurgico”. Interventi in molti casi realizzati in day surgery per molteplici patologie del rene e delle vie urinarie (nefrectomie, eminefrectomie, surrenectomie, pieloplastiche, correzione del  reflusso vescico-ureterale e ancora procedure paraurologiche come la correzione del varicocele).

Ettore Mautone

08 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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