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Sanità privata. Per il Confapi serve “più libertà di competizione con il privato”

Per la presidente Confapi Sanità, Silvana Papa, “la sanità pubblica dovrà necessariamente interagire con la sanità privata” e a questo privato il sistema sanitario regionale, già in sede di programmazione sanitaria, dovrà “garantire libertà di espansione, di innovazione tecnologica e di qualificazione del personale, ma imponendo trasparenza nella compagine societaria e nei flussi finanziari”.

10 OTT - “Il governatore De Luca conosce bene i disagi del cittadino campano. Ora però ha gli strumenti per poter invertire il lento declino della sanità campana. La strada è quella della valorizzazione della qualità della prestazione sanitaria, che può essere offerta dalle strutture pubbliche che scelgono l’efficienza e dai privati investitori che dovranno essere liberi di poter accrescere il livello di competitività attraverso nuove tecnologie, formazione continua del personale occupato e stretto collegamento con gli enti di ricerca”. Ad affermarlo, in una nota, è Silvana Papa, presidente Confapi Sanità.

“La sanità pubblica dovrà necessariamente interagire con la sanità privata, per modo che vi sia complementarietà di offerta e non inutile sovrapposizione di medesime competenze. L’auspicata complementarietà determinerà finalmente – aggiunge – una oculata ripartizione dei fondi pubblici, che verranno spesi salvaguardando le esigenze del paziente e non le rendite di posizione tanto nel pubblico quanto nel privato. Il privato dovrà rispondere, pertanto, quotidianamente, alla vera sfida dell’accreditamento, che non è quella di sentirsi tutelato sempre e comunque, ma di farsi scegliere dai cittadini e dal sistema regionale sanitario per l’eccellenza delle prestazioni rese”.

“A questo privato – per Papa - il sistema sanitario regionale, già in sede di programmazione sanitaria, deve garantire libertà di espansione, di innovazione tecnologica e di qualificazione del personale, imponendo trasparenza nella compagine societaria e nei flussi finanziari. Soltanto imponendo tale nuovo modello di sanità si potrà evitare la corsa alla dequalificazione professionale, sia riguardo al personale medico – sottolinea ancora la presidente – che a quello relativo ad altre figure sanitarie, nonché l’arrembaggio al ‘sottocosto’ di personale, strumenti chirurgici e medicali, farmaci, prestazioni ambulatoriali affidate a cooperative dequalificate. Oggi, invece, per poter ampliare i propri servizi sanitari con una stanza di 50 mq, oppure acquisire un nuovo macchinario per nuove attività diagnostiche, oppure ampliare di un posto letto una Residenza sanitaria assistita, occorrono mediamente dai 12 ai 36 mesi!”.

“La precondizione, tuttavia, per questo nuovo disegno – conclude la presidente del Confapi Sanità -, è quella di sburocratizzare le procedure, facilitando l’innovazione, gli investimenti, la competitività per servizi e qualificazione dell’offerta, la trasparenza sulle compagini e sui flussi finanziari. Potremo un giorno chiedere al cittadino campano in quanto tempo è riuscito ad avere risposte alle sue esigenze di salute? Io dico di sì; la risposta a questa domanda tuttavia non dipende da me o dalla Confapi”.

10 ottobre 2017
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