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Scarlattina. I pediatri: “Stiamo assistendo a un aumento significativo di casi”


Esposito (Sip): “I genitori non devono allarmarsi, ma è importante fare il tampone in caso di sintomi sospetti e, se positivo, iniziare la terapia antibiotica entro 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, per evitare complicanze”.

03 FEB -

Non bastavano i virus sinciziale e influenzale a mettere a letto i bambini. Ora è boom anche di scarlattina, denunciano i pediatri. Questo sempre per colpa del Covid, che con le varie restrizioni ha limitato la circolazione anche di altri virus e batteri, “disallenando” così il sistema immunitario, soprattutto dei più piccoli. “Stiamo assistendo a un aumento significativo di casi, soprattutto tra i bambini delle scuole materne, anche se fortunatamente non ci sono state forme invasive”, spiega Susanna Esposito, coordinatrice del Tavolo Tecnico Malattie infettive e Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (SIP), che precisa: “I genitori non devono allarmarsi, ma è importante fare il tampone in caso di sintomi sospetti e, se positivo, iniziare la terapia antibiotica entro 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, per evitare complicanze”.

Contro la scarlattina non ci sono vaccini, perché è causata da un batterio, lo streptococco beta-emolitico di gruppo A. C’è l’obbligo di segnalazione, ma non essendoci un registro nazionale di monitoraggio, non è possibile avere numeri precisi. I pediatri, che hanno il polso della situazione, segnalano però che i casi sono in forte crescita. Quindi sarà bene riconoscere per tempo i sintomi, perché va trattata entro 10 giorni se si vogliono evitare poi complicanze.

La scarlattina viene trasmessa da muco e saliva e ha un’incubazione di 2-5 giorni. Colpisce soprattutto i bimbi tra i 2 e gli 8 anni e il periodo di maggior contagio, in Italia, è da dicembre a aprile. Il fattore determinante è la corretta diagnosi. Infatti, spiega ancora Esposito, “a parte il mal di gola, che può sembrare sintomo di una comune faringite, e la febbre, la malattia è accompagnata da una colorazione prima biancastra e poi rossa della lingua e da un esantema con minuscole macchioline rilevate rosso acceso”.

Queste cominciano sul torace, per poi allargarsi e accentuarsi nella regione inguinale e alle ascelle. Dura 3-4 giorni poi la febbre scompare e subentra una desquamazione della pelle a lamelle. Per arrivare alla diagnosi, “in caso di sintomi sospetti, va eseguito il tampone faringeo rapido nello studio del pediatra di famiglia che, in pochi minuti, dà l’esito positivo o negativo”, spiega Paolo Biasci, past-president della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). E se positivo, va iniziata subito la terapia antibiotica in questo caso efficace perché la malattia è causata da un batterio anziché da un virus.

La contagiosità dura da 1 a 5 giorni prima dello sviluppo dei sintomi e prosegue per tutta la durata della malattia, se non viene instaurata una adeguata terapia. In caso contrario, il bambino non è più contagioso dopo 48 ore dall’inizio della terapia.

Non bisogna spaventarsi, prosegue l’esperta, l’importante è trattarla entro 10 giorni dall’esordio per evitare ascessi o reazioni immunomediate, che possono causare complicazioni, come la malattia reumatica, cardite, glomerulonefrite e artrite post-streptococcica.



03 febbraio 2023
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