“L’improvvisa interruzione dei finanziamenti per la salute globale ha messo a rischio milioni di vite. Questo improvviso blocco viola principi e valori bioetici fondamentali, inclusi i diritti umani, l’universalità e l’equità” che ispirano l’attività dell’Organizzazione mondiale della sanità, “senza adeguati piani di transizione per l’assistenza e i servizi clinici”. Comincia così una lettera aperta a sostegno dell’Oms pubblicata su ‘The Lancet’, sottoscritta da 479 centri collaboratori dell’agenzia delle Nazioni Unite per la salute. “La convinzione che tagliare in questo modo i bilanci della sanità pubblica possa portare a un risparmio sui costi è immorale e fuorviante”, attaccano i firmatari che avvertono: “Le preoccupazioni per la salute pubblica” derivanti da potenziali emergenze sanitarie “richiedono risposte coordinate a livello nazionale e internazionale”.
“Collaborando con gli Stati membri – si ricorda nella lettera – l’Oms ha guidato l’eradicazione del vaiolo e ha contribuito a drastiche riduzioni di altre importanti minacce per la salute pubblica. Il personale Oms è stato in prima linea in conflitti e disastri naturali, garantendo che gli aiuti salvavita raggiungessero chi ne aveva bisogno. L’Oms svolge un ruolo cruciale nel rispondere a sfide sanitarie globali senza precedenti, ma oggi sta affrontando grandi sfide operative”. Un sondaggio condotto dall’agenzia ginevrina indica che “l’80% degli uffici nazionali Oms ha subito interruzioni in almeno un’area programmatica a causa delle riduzioni degli aiuti pubblici allo sviluppo”.
“Le aree colpite più gravemente – precisano gli autori – includono gli aiuti umanitari, la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, la sorveglianza della sanità pubblica e l’erogazione dei servizi sanitari di base”. Si trascurano “malaria e malattie tropicali; programmi di vaccinazione; assistenza per la tubercolosi; salute materna e infantile; pianificazione familiare. La salute sul lavoro, la terapia d’urgenza, critica e chirurgica, e la rilevazione delle epidemie sono tutti fattori compromessi”, elencano i centri firmatari. “Nonostante questi ostacoli – puntualizzano – l’Oms sta supportando i Paesi più gravemente colpiti nel passaggio dalla dipendenza dagli aiuti a un finanziamento interno sostenibile”.
Pensare di risparmiare tagliando gli aiuti sanitari internazionali è un’illusione, ammoniscono i centri collaboratori Oms. “E’ dimostrato – sottolineano – che le riduzioni a breve termine dei programmi sanitari critici comportano perdite economiche a lungo termine dovute all’aumento del carico di malattia, alla riduzione della produttività, all’incremento dei costi di trattamento e al più ampio impatto economico delle epidemie incontrollate. Un’analisi della Banca Mondiale ha rilevato che solo il fatto di investire nella preparazione delle pandemie può produrre un ritorno fino all’88% annuo attraverso la prevenzione dei danni economici”.
Dalle emergenze sanitarie si esce insieme, restando uniti, rimarcano gli autori della lettera. “La pandemia di Covid-19 – scrivono – e le epidemie su larga scala del virus Ebola e dell’Mpox”, già vaiolo delle scimmie, “evidenziano che la sicurezza sanitaria è una responsabilità collettiva. Qualsiasi minaccia all’azione globale collettiva, agli investimenti sostenuti in sanità e a una forte leadership tecnica rischia di trasformare problemi sanitari locali in crisi globali”.
Concludono i firmatari: “In qualità di direttori, attuali o ex, e membri dei centri collaboratori dell’Oms, sosteniamo pienamente l’Organizzazione mondiale della sanità nell’adempimento del suo mandato costituzionale e invitiamo tutti, inclusi gli Stati membri, i donatori, i partner e le altre parti interessate, a continuare a investire nell’Oms per promuovere la salute e la sicurezza, aiutando al contempo le popolazioni vulnerabili in tutto il mondo”.