Medicina estetica. È boom di trattamenti per prevenire invecchiamento. Ma occhio al ‘beauty burn-out’

Medicina estetica. È boom di trattamenti per prevenire invecchiamento. Ma occhio al ‘beauty burn-out’

Medicina estetica. È boom di trattamenti per prevenire invecchiamento. Ma occhio al ‘beauty burn-out’
Il presidente Sime Emanuele Bartoletti: “Nei giovanissimi, negli adolescenti in particolare, gli unici ‘interventi’ preventivi di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up, quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione. Le terapie di medicina estetica sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica, oppure in presenza di anomalie vere e proprie”. E anche l'Ai entra negli ambulatori

Nel mondo della medicina estetica stanno prendendo sempre più piede gli interventi di ‘prejuvenation’, che consistono nell’affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, già sul nascere, prima che diventino visibili. Occhio però a non trasformare questi ritocchi in qualcosa di troppo prematuro. “Nei giovanissimi, negli adolescenti in particolare, gli unici ‘interventi’ preventivi di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up, quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione (esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, corretta dieta e attività fisica, evitare il fumo). Le terapie di medicina estetica in questa fascia d’età sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica, oppure in presenza di anomalie vere e proprie (sequele post- traumatiche o asimmetrie congenite vere e proprie). Tutto il resto non ha senso perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva vera e propria. È vero che cominciamo ad invecchiare dal giorno dopo la nascita, ma è anche vero che acido jaluronico e collagene cominciano ad avere una deplezione dopo i 30 anni. Prima di quell’età dunque è inutile ricorrere a questi trattamenti”. A indicarlo è il professor Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), riunita a congresso da oggi a domenica a Roma, dove si è parlato di approccio dei giovani alla medicina estetica in senso soprattutto educativo.

Al congresso vengono presentati i dati raccolti da Telpress su come si stanno orientando i social media nel parlare di bellezza: sono state monitorate, nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2025, 7.887 mentions (ovvero il totale delle rilevazioni come articoli, post e commenti, pubblicati sui siti di informazione online, sui blog e sui profili social) che hanno generato 23 milioni di impressions totali (ovvero il numero totale di volte in cui
un post, un articolo o un video, viene visualizzato dagli utenti, anche senza che questi lo aprano completamente o interagiscano con esso) e 458.000
interazioni. Questi numeri dimostrano l’interesse intorno all’argomento ‘medicina estetica’, ma anche il ruolo centrale dei social media nella comunicazione di questo settore.

I social più interessati alle conversazioni a tema medicina estetica e che hanno raggiunto un pubblico maggiore sono risultati YouTube (3.760 post), siti web di settore (2.940 post), Instagram (755 post), Facebook (340 post), X (14 post),TikTok (76 post), Reddit (2 post). Il tono di questi post è improntato ad un sentiment negativo (11,2% dei casi), neutro nel 22,8% dei casi o positivo (nel 66% dei casi). Le tematiche dei post con sentiment negativo sono relative ai medici che praticamente trattamenti illegali, ma anche – a sorpresa – all’intelligenza artificiale applicata alla medicina estetica e al cosiddetto ‘beauty burnout’, una nuova declinazione di stress esistenziale generata dal dover essere ‘belli a tutti i costi’.

Il nuovo termine, il ‘beauty burnout’ è associato “all’impegno eccessivo nel mantenere standard estetici elevati e percepiti come obbligatori e nasce dalla crescente pressione sociale – dai social media – che porta a dover essere belli sempre – spiega Nadia Fraone, consigliere della Sime – La percezione distorta di sé può portare a una ricerca infinita di miglioramenti. Diventa quindi quasi un lavoro la cura dell’aspetto esteriore, che viene vissuta non più come piacere personale, ma come dovere o prestazione sociale. A questo segue quindi uno stato di stanchezza mentale, fisica ed emotiva causata dalla continua ricerca di un aspetto ‘perfetto’, che porta alla ad eccessivi rituali di bellezza, a cui segue una costante autocritica. A questo punto spetta alla Medicina Estetica il compito riequilibrare il binomio benessere- estetica. La bellezza dovrebbe essere uno strumento di armonia e di autenticità non fonte di pressione e di alienazione”. Soprattutto se si parla di giovani e di giovanissimi: “In particolare quando parliamo di interventi di ringiovanimento, prosegue Bartoletti, “vanno riservati alla fascia d’età dai 30 anni in su e comprende una serie di interventi ‘gentili’, che devono come sempre essere preceduti da una valutazione approfondita (check up di medicina estetica o almeno check-up cutaneo) per un’opportuna personalizzazione. Il cardine di queste terapie sono le biostimolazioni, sia iniettive con esosomi autologhi, plasma arricchito in piastrine (PRP) o polinucleotidi, ma anche con la biostimolazione laser. I trattamenti iniettivi con acido ialuronico o con frammenti di acido ialuronico – conclude il professor Bartoletti – vanno riservati ad un’età (o ad un grado di superiore di photo o chrono-aging) più avanzata, quando i fibroblasti cominciano a perdere efficienza e hanno bisogno di una stimolazione più diretta. Anche il ricorso ai laser deve essere comunque molto ‘soft’ e prudente in questa fascia d’età perché il laser riscaldando la cute, provoca una retrazione fibrotica e non è opportuno cominciare a provocare una fibrosi all’interno del derma già a 30-35 anni; sono interventi appannaggio di un’età più matura. Il laser va considerato lo step successivo alla biostimolazione iniettiva”.

Nel 2024 la Società Italiana di Medicina Estetica ha dato vita a un progetto educativo innovativo dal titolo Laboratorio di Bellezza, rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori della Calabria. Nelle intenzioni degli organizzatori il progetto dovrebbe rappresentare una vera e propria ‘reazione chimica educativa’ che parte da un messaggio che prende le distanze dal mainstream: la bellezza non è solo quella proposta dai social, alterata dai filtri e stereotipata. “Anche attraverso questi progetti rivolti ai giovanissimi, SIME conferma e ribadisce la sua mission educativa – commenta Bartoletti – è necessario insegnare alle nuove generazioni che la vera bellezza è pensiero, cultura, rispetto, empatia. E che la libertà di essere sé stessi è il più potente atto di bellezza”.

Infine, anche l’intelligenza artificiale sta facendo prepotentemente il suo ingresso in medicina estetica, trasformando le cliniche e gli ambulatori dedicati in veri e propri ‘hub intelligenti’ che, grazie all’IA, consentono di offrire protocolli personalizzati e di mostrare risultati predittivi, sia nel campo della prejuvenation, che dei trattamenti di rejuvenation veri e propri. “Si tratta di innovazioni da accogliere per migliorare l’esperienza del paziente, senza naturalmente rinunciare al ‘tocco umano’ – ammonisce la dottoressa Diala Haykal, esperta internazionale di medicina estetica, laser technology e intelligenza artificiale– E l’intelligenza artificiale si integra anche con i trattamenti di medicina estetica più avanzati e di frontiera, ovvero con le cosiddette tecnologie rigenerative: esosomi, cellule staminali, laser bio-stimolanti, fornendo così il substrato per cure ‘iper-personalizzate’. L’IA permette un insight avanzato dei dati, grazie al quale oggi possiamo offrire dei trattamenti rigenerativi ‘tailorizzati’, basati sulla biologia di ogni singolo paziente, che rendono le tecniche di ‘rejuvenation’ precise e personalizzate come mai prima”.

16 Maggio 2025

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