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All'aeroporto di Bologna non c'è il medico. Sindacati contro intesa aeroporto-Ausl

Il Marconi pagherà 570.000 euro all'anno per avere garantita la presenza in aeroporto 24 ore su 24, festivi compresi, di una autoambulanza con a bordo un infermiere professionista e un autista soccorritore. Fials, Snami e Cimo inviano una lettera al collegio sindacale dell’Ausl e alla responsabile anticorruzione sollevando dubbi di legittimità.

27 GEN - Per altri due anni l'aeroporto Marconi di Bologna farà a meno del medico. La società di gestione dello scalo ha infatti rinnovato l'accordo con l'Ausl di Bologna fino al 2018. Una decisione presa “a seguito dell'analisi della casistica di interventi effettuati nel corso del biennio 2015-2016, nonché delle previsioni di sviluppo del traffico aereo”. Insomma, secondo Ausl e aeroporto il sistema negli ultimi due anni ha funzionato e quindi viene riproposto. Il Marconi pagherà 570.000 euro all'anno per avere garantita la presenza in aeroporto 24 ore su 24, festivi compresi, di una autoambulanza con a bordo un infermiere professionista e un autista soccorritore. Niente personale medico, quindi.

“In caso di contemporaneità di interventi critici”, si legge nella convenzione tra Marconi e Ausl, è garantito “l'intervento di una macchina di soccorso”. Questa soluzione, sostengono l'aeroporto e l'Azienda sanitaria, “è da considerarsi particolarmente efficace vista la vicinanza dell'ospedale Maggiore”. In caso di maxi-emergenza invece, ovvero di incidente aereo, saranno “applicati i protocolli previsti da Bologna soccorso, per i quali è garantita specifica formazione durante le apposite esercitazioni”.

Ma i sindacati sono già sul piede di guerra. Fials, Snami e Cimo hanno inviato una lettera al collegio sindacale dell'Ausl e alla responsabile anticorruzione dell'Azienda sanitaria, sollevando dubbi di legittimità. A far saltare sulla sedia le tre sigle sindacali è prima di tutto l'assenza del medico in aeroporto, già oggetto di polemiche negli anni scorsi. “La convenzione non prevede specifica presenza medica- segnalano- che però viene richiesta e ribadita dalle linee guida Enac e dalle dichiarazioni sia scritte sia televisive dei funzionari dell'ente”.

Le perplessità dei sindacati nascono anche da un altro passaggio della convenzione, secondo il quale l'attività di primo soccorso al Marconi potrà essere di fatto subappaltata dall'Ausl a “soggetti terzi che già operano nell'ambito dell'emergenza territoriale in convenzione con l'azienda”. Non a caso, i sindacati sostengono che “di fatto” l'Ausl “non abbia impiegato proprio personale per la gestione del servizio”, utilizzando invece “altro personale retribuito e non volontario, facente capo alla Croce Rossa di Bologna, pagando per l'erogazione del servizio e la fornitura dei mezzi”.

I sindacati Fials, Cimo e Snami chiedono dunque un chiarimento sulle “procedure di pubblica evidenza per l'assegnazione in 'subappalto' della convenzione, con verifica dell'ammontare degli oneri sostenuti dall'Ausl di Bologna per l'affidamento a Cri”, che fino al 2006 ha gestito in convenzione il servizio di soccorso al Marconi.
 
Un subappalto di questo tipo, sostengono i sindacati, dovrebbe prevedere “organici relativamente ristretti e stabili”, visto che gli operatori devono avere specifici documenti aeroportuali. “Non potrebbe essere quindi possibile, razionalmente, che il 118 garantisca il servizio facendo ruotare più associazioni convenzionate, ma ne scelga una: su quale base?- si chiedono i sindacati- come viene scelta la gestione di un affidamento di questo tipo”.

In poche parole, i sindacati chiedono di far luce sul “flusso economico e di adeguamenti generato in questo passaggio tra Ausl, Cri e aeroporto di Bologna”. Marconi e Azienda sanitaria tra l'altro faranno una verifica annuale, il 31 ottobre di ogni anno, per “valutare eventuali incrementi di costo del servizio affidato”

27 gennaio 2017
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