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Rete oncologia non decolla. Ma Riccardi rassicura: “Non ci sono ritardi, processi richiedono tempo”

Uno dei nodi da sciogliere riguardava le strutture di riferimento: “Dalla giunta precedente era stata già elaborata una bozza, riesce difficile credere che ancora non sia stato deciso chi debba essere il capofila della rete oncologia tra il Cro di Aviano o l’ospedale di Udine”, spiega il consigliere del Pd Shaurli. Per l’ex direttore Aauss 5 Simon l'obiettivo dovrebbe essere “lavorare con il Veneto per creare un polo oncologico di valenza europea”.

25 GIU - Una rete oncologica regionale per offrire servizi con lo stesso standard nazionale in qualsiasi parte della stessa Regione, nonché per facilitare presa in carico e trasferimenti. Questi i principali obiettivi della rete oncologica, che tuttavia in Friuli Venezia Giulia sono rimasti solo sulla carta. “Sono state fatte molte discussioni su chi doveva dirigere e su cosa doveva essere fatto – spiega il dott. Giorgio Simon ex Direttore Generale della AAUS 5 di Pordenone -  ma la politica non si è mai messa d’accordo. Il secondo motivo che ha creato non pochi malumori è dettato dal DM 70/2015 che in materia di chirurgia oncologica pone dei paletti in termini di sicurezza in base ai numeri di interventi chirurgici annui per tipologia di tumori”.

Il nodo della discussione in Friuli Venezia Giulia sulla rete oncologica, sta sia sul campanilismo fra Udine, Trieste e Pordenone, ovvero su quale ospedali possano svolgere attività di chirurgia oncologica, sia sul come applicare il DM 70 e superare l’attuale dispersione dei numeri. “Dalla giunta precedente – fa saper Cristiano Shaurli, Segretario regionale Pd  - era stata già elaborata una bozza di lavoro su cui si era tenuto un incontro pubblico, riesce difficile credere che ancora non sia stato sciolto il nodo su chi debba essere il capofila della rete oncologia del Friuli Venezia Giulia tra il Cro di Aviano o l’ospedale di Udine”.  

Il vicegovernatore della Regione, con delega alla salute Riccardo Riccardi, dichiara invece che su tema della rete oncologia non ci sono ritardi. “Non c'è alcuna trascuratezza sul tema della Rete oncologica regionale, ma il necessario processo di individuazione e consolidamento di processi e responsabilità che vanno individuate e incaricate”.

“Una volta stabilità la nuova rete oncologica -  conclude l’ex Direttore Giorgio Simon – sarebbe a vantaggio degli utenti finali che il FVG ed il Veneto riuscissero a lavorare insieme su questo tema così delicato. Vedo molte persone che si spostano spesso da una parte all’altra, specialmente nelle zone di confine, con il risultato di disorientare sempre di più il malato oncologico. Mi piacerebbe pensare che se un ammalato di tumore accedesse all’ospedale di Pordenone e per il suo caso si rendesse necessaria una visita a Verona, che fosse lo stesso ospedale pordenonense a consigliarlo e magari anche a prendergli l’appuntamento. La vera sfida sarebbe una stretta collaborazione tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per creare un polo oncologico che potrebbe avere una dimensione di valenza europea. Ecco, questa sarebbe la rete oncologica che avrei in testa io”.

Endrius Salvalaggio

25 giugno 2019
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