“Sull'eccessivo e, talvolta, improprio ricorso a contratti di appalto di servizi conclusi con cooperative da parte delle strutture sanitarie regionali, ho allo studio con i miei uffici un intervento straordinario e d'urgenza, così come interventi di carattere più organico e sistematico. Come ho già avuto modo di illustrare nel corso delle linee programmatiche ed in fase di replica, il mio prioritario impegno sarà volto a trovare le risorse necessarie per superare il blocco del turnover. In ogni caso, ritengo mio preciso dovere ovviare, con misure di carattere sistematico, agli errori fin qui cumulatisi”.
È quanto ha affermato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci durante il Question time alla Camera rispondendo ad un’interrogazione dell’Alleanza Verdi Sinistra.
“Colgo – ha detto - l'occasione per comunicare che, in risposta ad una proposta pervenuta da parte del presidente della Conferenza delle regioni, ho condiviso l'esigenza di istituire uno specifico gruppo di lavoro per affrontare insieme la questione della carenza del personale sanitario e, in modo organico, anche il tema dei cosiddetti “medici a gettone”, che deriva dallo stratificarsi, ripeto, nel tempo di varie problematiche che sono state fino ad ora eluse”.
La risposta integrale del Ministro della Salute, Orazio Schillaci
La questione del ricorso sempre più frequente ai cosiddetti “medici a gettone” da parte delle aziende del Servizio sanitario nazionale è un fenomeno già noto a questo Ministero.
Il reiterarsi, negli ultimi anni, delle manovre finanziarie di contenimento della spesa ed in particolare dei vincoli assunzionali ha determinato nel tempo una grave carenza di personale del Sistema sanitario nazionale, che, unita ad un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato inevitabilmente ad un forte deterioramento delle condizioni di lavoro.
Ciò ha finito per rendere il Sistema sanitario nazionale sempre meno attrattivo, con la conseguenza che spesso i concorsi vanno deserti o, comunque, non consentono la copertura dei posti disponibili per la carenza di aspiranti. Occorre soggiungere, altresì, che l'evento pandemico COVID-19 ha probabilmente contribuito, con il suo carico di stress, a determinare l'accentuazione del fenomeno delle dimissioni del personale per cause diverse dai pensionamenti stessi.
Inoltre, un numero sempre minore di professionisti appare disposto ad accettare il classico contratto di lavoro a tempo indeterminato, preferendo forme di ingaggio atipiche, oppure scegliendo di operare nel settore privato, anche in ragione delle remunerazioni proporzionalmente più elevate.
Da queste situazioni deriva che, sempre più di frequente, per garantire la funzionalità minima dei servizi, le aziende del Sistema sanitario nazionale ricorrano a forme diverse di esternalizzazione. Ecco perché si sta affermando sempre di più il fenomeno del ricorso ad appalti esterni, da parte delle aziende e degli enti, per garantire i servizi assistenziali.
L'uso distorto delle esternalizzazioni, infatti, non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta anche gravi criticità in termini di sicurezza e qualità delle cure, sia perché non sempre offre adeguate garanzie sulle competenze dei professionisti coinvolti, sia per la ridotta fidelizzazione di questi ultimi alle strutture pubbliche.
Anche su questa complessa distorsione del sistema in asse, su mia indicazione, hanno effettuato specifici controlli sulle cooperative di fornitura dei servizi sanitari, da cui sono emerse anche fattispecie di frodi e inadempimento delle funzioni pubbliche, per aver inviato personale in attività di assistenza ausiliaria presso ospedali pubblici in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l'azienda ed impiegato semplice personale ausiliario privo dei prescritti titoli abilitativi e anche personale medico non specializzato per l'incarico da ricoprire.
Inoltre, è stata accertata la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita per contratto, anche sopra i 70 anni, ed è stato accertato l'impiego di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri.
Su tale fenomeno e, più in generale, sull'eccessivo e, talvolta, improprio ricorso a contratti di appalto di servizi conclusi con cooperative da parte delle strutture sanitarie regionali, ho allo studio con i miei uffici un intervento straordinario e d'urgenza, così come interventi di carattere più organico e sistematico.
Come ho già avuto modo di illustrare nel corso delle linee programmatiche ed in fase di replica, il mio prioritario impegno sarà volto a trovare le risorse necessarie per superare il blocco del turnover. In ogni caso, ritengo mio preciso dovere ovviare, con misure di carattere sistematico, agli errori fin qui cumulatisi.
Da ultimo, colgo l'occasione per comunicare che, in risposta ad una proposta pervenuta da parte del presidente della Conferenza delle regioni, ho condiviso l'esigenza di istituire uno specifico gruppo di lavoro per affrontare insieme la questione della carenza del personale sanitario e, in modo organico, anche il tema dei cosiddetti “medici a gettone”, che deriva dallo stratificarsi, ripeto, nel tempo di varie problematiche che sono state fino ad ora eluse.
LUANA ZANELLA (AVS). Le parole del Ministro confermano, fino in fondo, la nostra preoccupazione. La questione ha un rilievo sociale, economico ed etico enorme. Il Servizio sanitario rischia veramente di collassare. Bene ha fatto la giornalista Milena Gabanelli, nel suo Dataroom di qualche giorno fa, ad offrire un quadro a dir poco allucinante della situazione delle regioni più ricche del Nord Italia: si parla di 100 mila turni dati in appalto a cooperative che assumono neolaureati, pensionati, liberi professionisti, medici stranieri, per coprire i turni festivi o di fine settimana, soprattutto. Faccio l'esempio della mia regione, il Veneto, che, nel 2022, ha appaltato 42.061 turni, in accettazione e pronto soccorso, nei reparti in cui operano gli anestesisti, in ginecologia ostetricia e in pediatria. Medici “gettonisti” pagati fino a 1.400 euro per turno, che, ovviamente, grazie anche alla flat tax, sono concorrenti diretti dei medici dipendenti, che, solo a livello di tasse, pagano il triplo e al mese prendono - fate un po' voi conti - molto, molto meno.
Quindi, chiediamo al Ministro, intanto, se, magari, la prossima volta, possa essere più preciso - e concludo - circa la situazione reale e portare in Aula un altro provvedimento, che cerchi di ripristinare le spese indispensabili, come lei ha annunciato, per il Servizio sanitario pubblico.