“Ben vengano nuovi dati, ma il problema non sono i numeri ma il vero fine delle liberalizzazioni”
Certo, tutti ne abbiamo una e si colgono strada facendo gli elementi per supportarla, in uno scenario peraltro che continua a cambiare. Solo una piccola precisazione: l’analisi non è mia, ma del Cermes. Peraltro, devo dire che mi è difficile scorgere una radicale differenza tra i dati forniti dalle tre associazioni e quelli dell’indagine della Bocconi. Anzi, se ho correttamente inteso, una divergenza c’è: il dato che la ricerca Cermes riporta a proposito del risparmio che sarebbe indotto dalla liberalizzazione dell’etico di Fascia C è più alto rispetto a quello fornito da loro, 52 milioni contro i 17 stimati dalle associazioni. Ma, come precisavo chiaramente nell’articolo, il Cermes non entrava in troppi dettagli rispetto all’etico oggetto della liberalizzazione.
Che si riporti un dato del risparmio indotto dalla prima liberalizzazione dei farmaci da automedicazione più alto rispetto all’analisi della Bocconi, questo si spiega con l’allargamento della platea dei prodotti considerati, cioè dall’aggiunta al farmaco di tutto quanto farmaco non è ma è comunque presente in farmacie, parafarmacie e GDO. Prendo senz’altro il dato per buono, ma si parlava d’altro (ognuno di noi ha una tesi da dimostrare!). Per la verità, la tesi del mio articolo non era tanto dimostrare che “la farmacia lava più bianco” ma che, visto che di salvare l’Italia si tratta, le liberalizzazioni di altri settori, molto più affini al mercato perfetto che non quello del farmaco, avrebbero dato risultati ben più sostanziosi. Questo è “benaltrismo”? Se è così accetto volentieri l’accusa, anche se non sono un parlamentare.
Mi spiace che non ci sia spazio per affrontare gli altri temi trattati, a cominciare dal confronto con la Francia, situazione che mi sta particolarmente a cuore, ma spero che non mancheranno le occasioni in futuro.
Con stima
Maurizio Imperiali
22 Dicembre 2011
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