Il Welfare degli altri al tempo della crisi. Cosa bolle in pentola a Parigi, Londra e Berlino
Aziendalizzazione e devolution arrivano anche a Parigi
Riorganizzazione e tagli. Ecco la politica sanitaria della Francia di Sarkozy per affrontare la crisi. Aziendalizzazione, decentralizzazione, lotta al deficit demografico medico, cooperazione e rafforzamento del territorio. Questi i capisaldi della ‘Riforma Bachelot’ approvata lo scorso anno dal Parlamento francese per efficientare la sanità. Perno centrale della “réforme” le modifiche alla governance dell’ospedale. I direttori dei Policlinici universitari vengono nominati direttamente dal Consiglio dei Ministri su proposta dei ministri della Salute, Università e Ricerca. Al direttore, inoltre, vengono affidati maggiori poteri in particolare per quanto riguarda la gestione finanziaria.
Altro aspetto rilevante della Riforma quello della creazione delle Agenzie regionali della Sanità. Obiettivo un maggior controllo nell’applicazione delle normative nazionali sia per quanto concerne la gestione finanziaria che le politiche d’indirizzo.
Ultimo aspetto su cui ha inciso la Riforma presentata dall’ormai ex ministro della Sanità, Roselyne Bachelot (con il rimpasto voluto da Sarkozy il 15 novembre scorso, il titolare del Dicastero della Salute è divenuto Xavier Bertrand) attiene lo sviluppo del territorio, sia per quanto riguarda la cooperazione tra gli operatori della sanità (attraverso la creazione delle Case di sanità multidipliscinari) sia per gli ospedali attraverso lo sviluppo delle Comunità ospedaliere di territorio che dovranno coordinare l’offerta di prestazioni anche con lo sviluppo dell’e-health.
I tagli. La crisi morde anche in Francia e così per contenere il deficit da circa 14 miliardi il Governo francese si appresta ad effettuare alcuni risparmi. La manovra dovrebbe essere di circa 2,5 mld e include una riduzione delle tariffe per laboratori di analisi e radiologia. Prevista anche la riduzione del tasso di rimborso per alcuni farmaci e dispositivi medici. Ridotte anche le esenzioni per i cittadini affetti da ipertensione e diabete.
INGHILTERRA
Chi sbaglia, paga. Così Cameron mette la sanità e il welfare nelle mani dei cittadini
Inglesi a raccolta. La chiamata arriva dal premier David Cameron, che per la riforma sanitaria e quella del welfare ha annunciato di voler rendere protagonisti i cittadini. A loro sarà dato più potere e libertà. Ma a fronte di una forte responsabilità. Chi sbaglia, paga. E per i pigri e gli spreconi, non ci sarà più spazio né sostegno statale.
La filosofia che guida le riforme è ben spiegata nel Libro Bianco per la sanità che il Governo Cameron ha presentato a luglio: prima si promette che la politica farà un passo indietro per lasciare più potere agli operatori sanitari, poi si specifica che, contestualmente, dovranno però misurarsi "con le conseguenze degli errori commessi nei confronti dei pazienti che devono servire e dei contribuenti che li finanziano”.
Lo stesso vale per i pazienti: libertà di scegliere il luogo di cura e di condividere le scelte assistenziali, incluse quelle di fine vita; ma in cambio di un maggiore controllo sul sistema, i pazienti dovranno accettare la responsabilità per le scelte che compiono (stili di vita compresi) e l’aderenza ai programmi terapeutici.
Il piano Cameron prevede poi l’abolizione delle Strategic Health Authorities e dei Primary Care Trusts (PCTs), punti di riferimento organizzativi, gestionali e assistenziali della sanità inglese. In particolare, si eliminerebbe una parte dei servizi territoriali primari per creare un sistema di servizi territoriali di secondo livello da affidare ai medici di famiglia riuniti in consorzi e affiancati da altre professionalità, in stretta collaborazione con le comunità locali e le autorità municipali. Proprio a questi ultimi enti saranno trasferiti altri servizi di sanità pubblica di base, compresi parte di quelli attualmente erogati dai medici di famiglia (vaccinazioni, screening, visite di controllo…).
Sul versante dell’assistenza ospedaliera, il piano Cameron conferma la linea dei precedenti governi verso la semi-privatizzazione degli ospedali, mentre gli ospedali del NHS (cioè il Ssn) dovranno trasformarsi nel giro di qualche anno in Fondazioni.
Per quanto riguarda il welfare, la parola d’ordine è: “Lavorare, lavorare, lavorare”. Basta, dice il Governo Cameron, a chi vive sulle spalle dello Stato. “Ci sono milioni di disoccupati che vivono di sussidi pubblici perché non hanno alcuna convenienza a lavorare”, ha tuonato Iain Duncan Smith, ministro del Welfare. Cosa succederà allora? Sostegni statali solo per i disoccupati che accetteranno di fare volontariato o lavori socialmente utili. Quelli che si metteranno a fare il lavoro che gli ha trovato lo Stato, ne conserveranno una piccola percentualeper arrotondare lo stipendio ed essere incentivato a mantenere il lavoro. Per i più pigri e i più difficili, invece, nessuna pietà. Se un disoccupato rifiuta un’offerta lavoro, si vedrà sospendere il sussidio per tre mesi. La sospensione sarà di sei mesi in caso di secondo rifiuto. Nessun sussidio per tre anni al terzo no.
Per i sussidi di malattia e invalidità, l'idea è di accorpare i diversi sussidi al momento presenti in un unico "credito universale". Questo, secondo il ministro del Welfare, permetterebbe di evitare errori amministrativi e truffe da parte dei cittadini.
GERMANIA
Approvata la riforma sanitaria
Il Parlamento tedesco ha detto sì il 12 novembre scorso alla riforma della sanità basata sulla rivoluzione del sistema assicurativo. Una riforma che ha trovato dura opposizione tra i partiti di opposizione, i sindacati e le assicurazioni, ma che alla fine ha intascato la fiducia del Bundestag.
La riforma prevede un aumento dei contributi sanitari e tagli alle spese per sanare il deficit in cui versano le Mutue. In particolare, i contributi malattia dei lavoratori passeranno dall’attuale 14,9% del salario lordo al 15,5%. L’aumento sarà ripartito tra lavoratori e datori di lavoro, che pagheranno rispettivamente l’8,2% (oggi pagano il 7,9) e il 7,3% (oggi pagano il 7).
I tagli riguarderanno invece i medici, gli ospedali e le compagnie di assicurazioni, per un totale di 3,5 miliardi di euro nel 2011 e 4 miliardi nel 2012.
30 Novembre 2010
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