“Il fenomeno delle aggressioni ai professionisti della sanità pubblica, e in particolare ai veterinari ufficiali del Servizio sanitario nazionale, continua a rappresentare un’emergenza irrisolta”. Lo ha ribadito Angela Vacca, presidente del SIVeMP (Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica) e componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie – ONSEPS, intervenendo ieri a Welfair Sanità in corso fino al 7 novembre a Roma. “Il nostro sindacato presidia il tema da oltre vent’anni — ha dichiarato Vacca — ma nonostante l’impegno delle istituzioni e la Legge 113/2020, non vediamo ancora risultati tangibili nella riduzione delle aggressioni”.
I medici veterinari delle ASL e gli operatori dei Dipartimenti di prevenzione lavorano quotidianamente sul territorio — in allevamenti, macelli, aziende private, mercati ittici e in contesti spesso difficili — per garantire la sicurezza alimentare e la salute pubblica. “In questi ambienti, meno presidiati e più esposti a tensioni economiche e sociali, il rischio di aggressioni fisiche o verbali è elevato”, sottolinea il sindacato.
Secondo il questionario del SIVeMP, le aggressioni verbali sono molto frequenti, le minacce e le intimidazioni sono comuni, mentre le aggressioni fisiche e i danneggiamenti di beni, pur meno frequenti, restano una costante. Molti episodi non vengono denunciati per paura di ritorsioni o per sfiducia nelle tutele istituzionali.
La Legge 113/2020 ha introdotto strumenti importanti: l’istituzione dell’ONSEPS, protocolli con le forze dell’ordine, campagne di sensibilizzazione e la “Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari” (14 marzo). Tuttavia, sottolinea la Sivemp, “i progetti di comunicazione istituzionale del Ministero della Salute non sono ancora stati avviati, e le azioni di monitoraggio risultano parziali e frammentate”.
Criticità emergono anche dopo l’aggiornamento del protocollo sugli eventi sentinella del 2024, “che limita la rilevazione ai soli casi di morte o grave danno. Ciò rischia di sottostimare la reale incidenza delle aggressioni e di ridurre gli obblighi di analisi e prevenzione da parte delle ASL”.
Le modifiche del Codice penale e le nuove aggravanti per le violenze contro il personale sanitario, inoltre, “restano inapplicabili a chi opera in luoghi privati — come allevamenti o stabilimenti — perché la norma fa riferimento alle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private”.
“Chi lavora sul territorio resta quindi scoperto – sottolinea Vacca – anche se svolge funzioni di pubblico ufficiale. È indispensabile colmare questo vuoto normativo: le aggressioni che subiscono i medici Veterinari del Ssn non sono fatti personali, ma riguardano il lavoro che svolgono in nome e per conto delle Asl. Sono aggressioni al SSN stesso”.
Il SIVeMP chiede di estendere il reato di oltraggio a pubblico ufficiale anche ai luoghi privati dove i medici veterinari e gli ispettori operano, e di escludere la non punibilità per tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) nei casi di violenza ai sanitari.
Per affrontare la questione in modo strutturale, il sindacato propone un approccio multilivello:
• Organizzativo: rafforzare gli organici e garantire che i controlli siano svolti in team, non individualmente.
• Formativo: corsi specifici su comunicazione, gestione dei conflitti e tecniche di de-escalation.
• Comunicativo: campagne di sensibilizzazione rivolte sia agli operatori che ai cittadini.
• Legislativo: estendere le tutele penali a tutti i professionisti della prevenzione territoria-le.
• Economico: prevedere fondi o assicurazioni per il rimborso dei danni materiali subiti in servizio.
• Istituzionale: riconoscere le aggressioni come atti diretti contro l’azienda sanitaria, im-pegnando le ASL a costituirsi parte civile nei processi.
“Non possiamo lasciare nella solitudine chi tutela la salute pubblica– conclude Vacca –. Le aggressioni agli operatori sanitari non sono un fatto privato, ma un attacco allo Stato e alla collettività”.