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Omicidio Di Nardo, l’assassino doveva essere in una Rems. Sip: “Legge 81/2014 frettolosa, Servizi mentali lasciati soli”


La Società italiana di psichiatria interviene ancora una volta per evidenziare le “lacune” della legge 81/2014, che “ha disposto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza vere alternative” per la corretta gestione delle persone con problemi di salute mentale e violenti, lasciando “troppo soli” i servizi di salute mentale. “Una situazione da risolvere urgentemente”, ribadisce la Sip.

26 OTT - Un nuovo caso di cronaca porta la Sip, Società italiana di psichiatria, a intervenire ancora una volta sulle criticità dell’assistenza alle persone con problemi di salute mentale in Italia. Al centro del caso di cronaca stavolta c’è l’omicidio di Marta Di Nardo, uccisa da Domenico Livrieri, in Lombardia. Per Livieri “non era il primo reato violento”, spiega la Sip. Dalla ricostruzione della stampa è emerso infatti che Livrieri era già stato in custodia, ed era in cura ai servizi di salute mentale ed in attesa di inserimento in REMS, come disposto dalla magistratura in merito a un precedente reato. Seguito dal Centro Psico Sociale (CPS) regolarmente, era in trattamento farmacologico, senza però nessuna forma di restrizione della libertà personale. “In buona sostanza una tragedia annunciata, che – come altre – è figlia di una riforma frettolosa della Legge (la 81/2014) che nel 2014 ha disposto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza vere alternative e senza interrogarsi sulla reale possibilità di far gestire ai soli servizi sanitari condizioni complesse come quelle del caso in questione. Limiti messi in luce recentemente anche dalla Corte Costituzionale”, osserva la Sip.

La legge 81/2014, spiegano gli psichiatri, “ha attribuito esclusivamente alla Sanità la gestione degli autori di reato con disturbi psichici, di fatto favorendo uno spostamento delle competenze da parte degli organi deputati (ad esempio, ministero degli interni e della giustizia). Ciò ha lasciato soli gli operatori dei servizi di salute mentale, ma anche pazienti e familiari. Malattia psichiatrica e violenza finiscono nuovamente per sovrapporsi con un gravissimo danno alla qualità delle cure e alla sicurezza dei cittadini. Si rischia così un arretramento profondo ed irreversibile dei principi della Legge Basaglia che stabiliva solo compiti di cura per i servizi di salute mentale”.

La Lombardia, osserva la Sip, “è tra le Regioni più fortunate per i tempi di ingresso in REMS e le liste d'attesa si sono andate via via riducendo grazie al lavoro coordinato dei servizi, ma questo non è stato e non è sufficiente. I medici psichiatri sono sempre più soli e i servizi di salute mentale sempre più sovraccaricati nel gestire situazioni di complessità che originano non solo dalla patologia psichica ma anche da povertà, emarginazione e abitudine al crimine. Per persone con preminenti tratti delinquenziali, spesso associati a tossicodipendenze e disturbi di personalità, gli interventi terapeutici, per diversi ordini di motivazioni, sono spesso inefficaci nel ridurre il rischio di reiterazione dei reati. In tali situazioni deve essere urgentemente previsto un percorso diverso da quelli attualmente disponibili da parte dei servizi di salute mentale, compreso il ricovero nelle REMS: interventi che possano realmente essere a tutela della comunità”.

L’applicazione della legge 81/2014, ribadiscono gli psichiatri, “sta invece di fatto lasciando ai servizi di salute mentale compiti di custodia e controllo di persone pericolose, compito per il quale non ha mandato né competenze specifiche e che richiede invece l’intervento coordinato di tutte le agenzie deputate a garantire la sicurezza dei cittadini. I numeri del problema sono importanti: circa 700 persone ad alta pericolosità sociale, autori di reato, nel nostro Paese sono attualmente in attesa di inserimento in REMS. Altre 15 mila in libertà vigilata affidate ai Dipartimenti di Salute Mentale. È urgente un intervento normativo per colmare il vuoto che si è determinato con la frettolosa approvazione della legge 81/2014, trovando forme e formule di difesa sociale che rispettino la dignità degli individui, il diritto alle cure per le persone, salvaguardando al contempo il diritto alla sicurezza della comunità, dei medici e del personale sanitario”.

“Ora – conclude la Sip - a noi psichiatri e operatori dei servizi di salute mentale non resta che unirci al dolore della famiglia della sig.ra Di Nardo ribadendo la disponibilità di Sip ad avanzare proposte concrete e di collaborazione con le altre agenzie coinvolte, come già in essere presso i tavoli istituzionali”.

26 ottobre 2023
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