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Allarme salute mentale dei giovanissimi. Acp: “Si inserisca nei bilanci di salute dei pediatri una indagine sulle tendenze al suicidio”


Il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni e il 60% delle consulenze al PS psichiatrico dell’ospedale Bambino Gesù riguarda il fenomeno dell’autolesionismo, “anticamera del suicidio”, spiega Stefano Vicari, direttore di Neuropsichiatria Infantile all'Ospedale della Santa Sede. L’appello dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP): “Serve una forte collaborazione con i pediatri e i genitori per capire quali sono i primi segnali di disagio”.

23 SET - Sempre più diffuso il fenomeno dell’autolesionismo in bambini e adolescenti, soprattutto dopo la pandemia. “Ma il vero punto di svolta è stato il 2013. Quell’anno al pronto soccorso psichiatrico del Bambin Gesù la media si attestava - coerente con il resto d’Italia – sulle 250 consulenze l’anno, meno di una al giorno. Ma da quell’anno è iniziata una crescita che ci ha portato all’alba della pandemia, nel 2019, a mille consulenze l’anno. Nel 2022 e 2023 abbiamo superato le 1850 consulenze annue, 5 al giorno, e di queste consulenze il 60% riguarda l’autolesionismo, fenomeno sostenuto da depressione e disturbi dell’umore, e anticamera del suicidio”. A spiegarlo è Stefano Vicari, professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile, dirige l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dal 36° Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP).

Cosa è successo nel 2013? “È interessante notare – continua Vicari - che quell’anno ci fu il crollo dei prezzi degli smartphone. Le nuove dipendenze, le dipendenze comportamentali, vedono il telefonino tra i fattori di rischio principali. Noi paghiamo un così alto prezzo perché non educhiamo i bambini. È il regalo della prima comunione. I rapporti di Save the Children parlano di bimbi che a 6/7 anni passano già tante ore davanti ai device. Si toglie spazio alle attività ricreative, si aumenta la sedentarietà e si genera vera e propria dipendenza, con l’attivazione dei circuiti della ricompensa. Ne seguono comportamenti di craving, ricerca spasmodica; aggressività, quando viene tolto; chiari segni di vera dipendenza”.

Secondo i dati resi noti in occasione del Congresso Acp, se il fenomeno dell’autolesionismo si attestava a un 20-30% prima della pandemia, ora siamo al 40%: quasi un ragazzo su due. Almeno il 10% dei bimbi e il 18% degli adolescenti ha un disturbo mentale: la malattia più diffusa in assoluto in questa fascia d’età. Molto più a rischio le femmine. “Il fenomeno va monitorato perché è il primo fattore di rischio per i tentati suicidi e il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. Diventa fondamentale che nei bilanci di salute il pediatra indaghi, in un bambino oltre i 10 anni, se ha mai pensato di procurarsi la morte. Così come vanno cercati segni di autolesionismo. Serve una forte collaborazione con i pediatri, che a loro volta formino i genitori per promuovere la salute mentale e per capire quali sono i primi segnali di disagio e perché, allo stesso tempo, imparino a non fraintendere il concetto di privacy, e controllino regolarmente telefono, attività, comportamenti, frequentazioni e il corpo dei propri figli, fino alla loro maturità”.

Appello anche ai genitori: “Educate, date regole, non abbiate paura di dire di no e abbiate voi per primi un uso responsabile dei device. Non parlare molto: ma fare, dare l’esempio. A cena, a pranzo: via il telefono. Non sacrificate il tempo con loro chattando. Educate e siate testimoni dei valori in cui credete e intercettate i segni di disagio. I cambiamenti ci devono preoccupare: non vai più bene a scuola, non dormi più bene, mangi meno, sei irritabile. E “sfogliate” i vostri figli. La privacy vale per gli adulti, il controllo del corpo e il controllo dei device è fondamentale. Diteglielo: guarderò che siti frequenti e le tue chat, perché sono strumenti pericolosi. Anche rispettando tutto questo, non darei uno smartphone prima dei 12 anni, e mai l’accesso ai social prima dei 14/16 anni, come evidenziato dai più recenti studi”, conclude Vicari.

23 settembre 2024
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