Nuovo botta e risposta tra Aran e Nursing Up. Motivo del contendere questa volta solo le norme di tutela contro le aggressioni al personale sanitario.
“Le aggressioni non sono più un fenomeno episodico. Ogni giorno, più volte al giorno, affrontiamo una violenza sistematica, un segno tangibile del collasso del sistema sanitario che non riesce a tutelare chi lavora in prima linea” denuncia Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up che punta il dito verso un “vuoto normativo pericoloso”.
“Le aziende sanitarie - spiega De Palma - nonostante numerosi disegni di legge abortiti sul nascere, non sono oggi obbligate a costituirsi parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Lo abbiamo chiesto espressamente durante le trattative contrattuali, ma ci siamo visti respingere questa proposta dall’Aran. Questo ritardo istituzionale danneggia ulteriormente i lavoratori, privandoli di una protezione fondamentale. Le aziende sanitarie devono rispondere, tutelare i propri dipendenti, garantire giustizia. La sicurezza non può essere più un’opzione”.
La necessità di una vera azione preventiva “Le misure post-aggressione si rivelano naturalmente oggi insufficienti. Occorre intervenire con azioni preventive e concrete - sottolinea quindi De Palma - la sicurezza deve diventare una priorità, con protocolli chiari e un rafforzamento delle strutture sanitarie, a partire dalla gestione efficiente dei pronto soccorsi. Il problema non è isolato, siamo di fronte ad un collasso strutturale che va affrontato con urgenza”.
Il fallimento dell’Osservatorio sulla Sicurezza Anche l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza, istituito nel 2020, rappresenta l’ennesima promessa tradita, evidenzia il sindacato: “si è rivelato solo un altro inutile strumento burocratico”. “Raccogliere dati senza tradurli in azioni concrete è inutile – afferma De Palma – è necessario un cambiamento radicale, con un piano di intervento preventivo che rafforzi la sanità territoriale e garantisca la protezione dei lavoratori”.
Pronta la replica di Aran Il Ccnl 2022-24, benché non sottoscritto dal Nursing Up, contiene importanti novità per la tutela dalle aggressioni, in particolare all’articolo 53 e rappresenta un passo importante per la tutela del personale sanitario, replica Aran che si chiede, quindi, perché il sindacato non abbia accettato tali misure durante la trattativa contrattuale, opponendosi a norme che garantiscono maggiore protezione ai lavoratori.
“La costituzione come parte civile delle aziende, invocata da Nursing Up – precisa l’Aran – non può essere obbligatoria per contratto collettivo, in quanto esula dall’ambito strettamente contrattuale ed è materia normativa. Tuttavia, abbiamo previsto la possibilità per le aziende di esercitare tale diritto nei casi opportuni, lasciando quindi spazio a interventi concreti laddove necessario. Alla luce di queste considerazioni, riteniamo che l’articolo 53 rappresenti un passo importante per la tutela del personale sanitario e dimostri un impegno concreto verso la risoluzione di una problematica così grave.
Ci chiediamo, allora, perché il sindacato Nursing Up non abbia accettato tali misure durante la trattativa contrattuale, opponendosi a norme che garantiscono maggiore protezione ai lavoratori. L’obiettivo comune deve essere quello di trovare soluzioni efficaci e condivise per contrastare questa emergenza, nonché rafforzare la sicurezza dei professionisti che operano in prima linea. Per ora – conclude l’Aran – purtroppo, questa norma rimane sulla carta ed è molto grave fare disinformazione, per pura propaganda, su un aspetto così delicato per l’incolumità di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Ribadiamo l’impegno di Aran a proseguire sulla strada del dialogo, lavorando in modo costruttivo per migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro nel settore sanitario”.