All’inizio della trattativa per il nuovo contratto 2022/2024 dell’Area Dirigenza Sanità, avviata il 1° ottobre ultimo scorso, la nostra rappresentanza al tavolo contrattuale ha posto subito una pregiudiziale con la quale si invitava la delegazione dell’Aran e tutte le organizzazioni presenti ad una attenta riflessione. La questione riguarda, in particolare, la dichiarazione a verbale (CCNL 2019/2021) di Fassid e Codirp, con la quale è stata sottolineata la necessità di allineare il trattamento economico dei dirigenti sanitari a quello dei medici. La sperequazione segnalata, infatti, non solo non è ancora stata ancora sanata ma, non è stata neanche presa in considerazione da parte di chi doveva prevedere un adeguato rimpinguamento delle risorse da assegnare al rinnovo contrattuale. Ecco perché si chiede di ricominciare le trattative proprio dalla attenta rivisitazione delle risorse al fine di soddisfare le aspettative dei dirigenti sanitari cronicamente relegati, rispetto agli asset economici, in un ruolo definito (a ragione o torto) ancillare rispetto alla classe medica. L’ indennità di specificità sanitaria rappresenta uno degli elementi più delicati considerando il fatto che ci si aspettava un finanziamento ad hoc che doveva consentire una equiparazione economica di pari importo rispetto alla dirigenza medica e veterinaria. Ma, almeno nella prima seduta della trattativa, non avendo apprezzato alcuna iniziativa in tal senso, il Coordinatore nazionale Fassid ha fatto rilevare questa palese discrepanza tra ciò che illo tempore era stato promesso e ciò che realmente siamo stati costretti a constatare in questa prima fase della trattativa. Siamo stati, a tal proposito, informati che i conti sarebbero stati rifatti e che, ove si fosse rilevato un errore qualsiasi, sarebbe stato sanato. Vedremo.
Sta di fatto che i nostri dirigenti perdono ancora una volta pezzi di stipendio. Cosa tra l’altro già successa quando nel CCNL 2019/2021 sulla indennità di specificità sanitaria, nel definire la quota spettante, arrivata a 1.381, 49 € all’anno (art. 66) non si è voluto considerare anche una parte del fondo delle condizioni di lavoro. Infatti, il fondo delle condizioni di lavoro dei dirigenti sanitari, ex contratto Area III e fino alla data del 31 gennaio 2019, veniva trasferito quasi interamente nel fondo di risultato in quanto le diverse micro organizzazioni non prevedevano l’utilizzo di guardie e reperibilità per questi professionisti sanitari come per i medici e veterinari. Lo spostamento dell’80% di tale fondo annuo per dipendente, avrebbe potuto portare all’epoca almeno 568,8€ anno, che invece sono finiti nel fondo unico della dirigenza. Dai nostri calcoli, all’epoca, la correttezza dei numeri rispetto alle doti di risorse di ciascuna area, avrebbe dovuto portare ad una indennità di specificità di partenza ben più consistente. Ciò premesso, crediamo sia utile riepilogare i numeri che evidenziano, senza ombra di dubbio, il divario esistente tra medici e veterinari rispetto al resto della dirigenza sanitaria (dirigenti biologi, chimici, farmacisti, fisici, psicologi e dirigenti delle professioni sanitarie).
Per l’indennità di specificità, caratterizzante le professioni, la differenza è di 7.780,73 € all’anno. Resta, sempre, l’altra disparità sulla voce di indennità di esclusività dei dirigenti sanitari dove si rileva che, per gli incarichi con esperienza professionale tra 5 e 15 anni, la forbice economica è pari a 5.567,19 €/anno e 1.030,15 €/anno per gli incarichi di base. I dirigenti sanitari “non medici” più penalizzati, rispetto a medici e veterinari, sono quelli con anzianità di servizio dai 5 ai 15 anni. Parliamo di un divario economico che, se sommato per le due voci (specificità e esclusività), si attesta a 13.347,92 €/anno. Per non parlare poi della dirigenza delle professioni infermieristiche, ancora oggi, senza indennità di esclusività. Ad ulteriore conferma di quanto esposto si riporta la tabella sulle – Retribuzioni medie nella pubblica amministrazione1 – Personale dirigente Anno 2022 – FONTE ARAN

Trattasi di dirigenze che, nella maggior parte dei casi, stante le loro caratterizzazioni, specificità e peculiarità, hanno pochissime possibilità di attivare, all’interno delle realtà aziendali, straordinari, guardie, prestazioni aggiuntive o attività libero professionali. L’insieme di questi ultimi “pacchetti”, previsti correttamente dai contratti, valgono, soprattutto per i dirigenti medici, un sensibile incremento economico anno in aggiunta al tabellare ed alle indennità fisse previste dal contratto. Si produce, di fatto, l’effetto di importanti differenziazioni stipendiali annue che non consentono il rispetto di pari diritti e pari dignità con le altre dirigenze sanitarie del medesimo comparto.
Ma, forse, qualcosa si muove. Nell’articolo pubblicato su di Quotidiano Sanità del 26 settembre ultimo scorso, il Ministro si è impegnato ad aumentare le risorse per l’indennità di specificità. La domanda è: quante saranno le risorse per la dirigenza sanitaria? Si finanzierà l’indennità con la stessa percentuale rispetto ai medici e veterinari? In ogni caso dovremo auspicare che intervenga un elemento aggiuntivo con risorse extracontrattuali teso a correggere, almeno in parte, il gap esistente tra la dirigenza medica e veterinaria e quella degli altri dirigenti.
Sempre nello stesso articolo, come ulteriore/eventuale mossa, il Ministro Schillaci parla di defiscalizzazione di alcuni istituti. Questa possibilità sarà, però, un altro “boccone amaro” da digerire per la dirigenza sanitaria “non medica”. Infatti, se questo significa continuare ad applicarla su quelli di quasi esclusivo appannaggio del medico (giusto per ricordare: le prestazioni aggiuntive già oggi defiscalizzate nonché le prestazioni su lavoro notturno, straordinario e attività libero professionale) è certo che, ancora una volta, verranno favoriti solo ed esclusivamente i dirigenti medici.
Diversa sarebbe, invece, la defiscalizzazione del premio di produttività che, una volta tanto, darebbe più equità ed equilibrio al sistema nonché un po’ di ossigeno economico anche a dirigenti biologi, chimici, farmacisti, fisici, psicologi e dirigenti delle professioni sanitarie. E’ appena il caso di rammentare che le dirigenze sopra richiamate, pur lavorando in situazioni critiche a causa di organici insufficienti e impegni gravosi, finalizzano la propria attività per l’ottimizzazione del funzionamento delle strutture e dei servizi in maniera trasversale. Infine reitereremo la nostra richiesta, nonostante la fretta con cui si chiede di chiudere questo contratto, di considerare l’attivazione dell’indennità “rischio manipolazione antiblastici e radiofarmaci” cassata all’ultimo minuto nel vecchio CCNL.
Anche su questo ultimo argomento vi è stata insensibilità all’interno del precedente tavolo contrattuale rispetto a tematiche che avrebbero dovuto, di contro, essere armoniosamente condivise. Si tratta del rischio professionale che la nostra associazione sindacale ha chiesto, in prima battuta, esclusivamente per i dirigenti farmacisti impegnati nell’allestimento di farmaci antitumorali e radiofarmaci all’interno dei laboratori dedicati (UFA). Su questa tematica che, peraltro, prevedeva un impegno economico di scarsissimo valore, in un primo tempo sia le parti che le controparti contrattuali avevano approvato la proposta ritenendola equa, giusta e economicamente sostenibile. Poi, dal testo definitivo del CCNL l’articolo (che avrebbe dovuto essere il n. 81) è misteriosamente scomparso. Amaro riscontro, in quella tornata contrattuale, per la nostra federazione, che è rimasta da sola a sostenere anche queste sacrosante richieste a tutela di una dirigenza che, alla pari di quella medica, svolge una fondamentale funzione di natura assistenziale e gestionale con forte impatto sulle responsabilità dei singoli professionisti e sicurezza per gli assistiti.
Ci chiediamo, infine, se la politica sarà in grado di raccogliere queste sfide e al contempo se la stessa Aran sarà messa nelle condizioni di poter rappresentare alle Istituzioni (Governo, Ministri ecc.) le nostre sacrosante rivendicazioni. Non lo sappiamo e, allora, non ci resta che sperare in una maturazione della sensibilità e della disponibilità ad ascoltare ed accettare le proposte che il nostro sindacato porterà al tavolo contrattuale con la solita determinazione e convinzione.
Giuseppe Console
Il Presidente Nazionale SiNaFO
Luisa Paese
Segretario Generale Agg.to