“Le donne medico hanno dimostrato competenza, professionalità e resilienza, ma il sistema sanitario continua a non valorizzarle pienamente. Occorre un impegno concreto per abbattere barriere culturali e strutturali e garantire pari opportunità di carriera”. Ad afferma, in una nota, Luciana Cois, segretaria generale della Cisl Medici, in vista dell’apertura della nuova fase di contrattazione nazionale con Aran, il 1° ottobre, lancia quella che non è solo una sfida di equità, spiega, ma una necessità, considerato il sempre più forte ruolo delle donne all’interno del sistema sanitario.
“In Italia le donne medico rappresentano ormai oltre il 60% dei giovani al di sotto dei 40 anni, ma nonostante il loro crescente peso numerico continuano a scontrarsi con ostacoli culturali, organizzativi e di carriera che ne limitano le opportunità. L’apertura della contrattazione potrebbe essere l’occasione giusta per affrontare e risolvere la problematica, contribuendo a migliorare le performance del Servizio sanitario nazionale. L’incremento economico è già in parte percepito, ma può essere un’occasione importante per influire sul benessere lavorativo”, spiega Cois.
Tra le principali criticità, la segretaria nazionale Cisl Medici cita:
– Conciliazione vita-lavoro: turni massacranti, reperibilità e assenza di servizi di supporto rendono difficile gestire maternità e famiglia, con frequenti rinunce alle specializzazioni più impegnative.
– Disparità di carriera e stipendio: le donne restano sottorappresentate nei ruoli apicali e subiscono ancora differenze retributive.
– Specializzazioni “di genere”: la maggior parte delle professioniste si concentra in pediatria, ginecologia e medicina interna, mentre nelle chirurgie e in altre branche tecniche la presenza femminile è frenata da stereotipi e barriere organizzative.
– Pregiudizi persistenti: molte colleghe riportano episodi di discriminazione, o minore riconoscimento della loro autorevolezza da parte di colleghi, superiori e pazienti.
– Burnout: le donne medico presentano tassi più elevati di stress e ansia, legati al doppio carico professionale e familiare, con un maggiore rischio di abbandono della professione.
– Scarsa rappresentanza nei ruoli decisionali: nei sindacati, negli ordini professionali e nelle università i vertici restano a prevalenza maschile, limitando le possibilità di incidere sulle politiche del settore.
“Il tema è cruciale – chiarisce ancora una volta Cois – non solo per l’equità di genere, ma anche per il futuro stesso del Servizio Sanitario Nazionale: la valorizzazione delle donne medico è infatti una condizione indispensabile per garantire qualità, sostenibilità e innovazione nella cura dei cittadini. Tutte le agevolazioni devono essere adeguatamente strutturate dalle aziende in modo da non creare disagio nei servizi, con carichi aggiuntivi su colleghe e colleghi , che alimentano tensioni negli ambienti di lavoro e portano a considerare la maternità non come una condizione da tutelare, ma come una causa di disservizio”.
L’intenzione, con la contrattazione, è trasformare le barriere strutturali (orari, carichi, assenza di servizi) in diritti contrattuali che rendano la carriera medica più accessibile, sostenibile e paritaria per supportare la genitorialità e la cura familiare, in particolare nelle donne, che se ne fanno carico in gran parte.
“La Cisl Medici – dice Cois – con i suoi Coordinamenti, è impegnata nello studio delle proposte da portare al tavolo contrattuale. È indispensabile introdurre misure concrete a sostegno di professioniste e professionisti: turni più sostenibili e flessibili, congedi parentali meglio retribuiti, potenziamento dei Comitati unici di garanzia (Cug), maggiore trasparenza negli avanzamenti di carriera, strumenti contro discriminazioni e molestie, fino a percorsi di mentoring e leadership per favorire l’accesso ai ruoli apicali. Maggiore attenzione al welfare: asili intra aziendali, servizi baby sitting e convenzioni ad hoc”. Interventi di questo tipo, ribadisce la segretaria nazionale della Cisl Medici, uniti a servizi di supporto alla genitorialità (con attenzione anche alla mono genitorialità), azioni contro il burnout, tutela dalle aggressioni, renderebbero la carriera medica più equa e sostenibile, con ricadute positive sull’intero Servizio Sanitario Nazionale.