“Accogliamo con favore l’aumento del Fondo sanitario nazionale: è un segnale incoraggiante, ma non una risposta strutturale ai bisogni del sistema”. Così Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, commenta la Legge di Bilancio 2026, che prevede oltre sei miliardi di euro in più per il prossimo anno.
Le nuove risorse andranno in gran parte al personale e ai rinnovi contrattuali: 7.300 tra medici e infermieri e oltre un miliardo per gli adeguamenti retributivi, con focus sui pronto soccorso. “È sicuramente un passo avanti per rafforzare gli organici e fidelizzare i professionisti del Ssn – osserva Milanese – ma ancora una volta quasi tutto si concentra sull’ospedalità e sull’acuzie. Nessuna misura concreta per la sanità territoriale, le Rsa, i centri diurni e l’assistenza domiciliare integrata. In sintesi, con l’eccezione di alcuni stanziamenti sul fronte della salute mentale e delle demenze, mancano risorse per le grandi fragilità che pesano su milioni di cittadini, mentre i fondi del PNRR si esauriranno nel 2026, senza aver costruito una rete stabile di presa in carico per questi bisogni”.
La mancanza di uno stanziamento pluriennale per l’Adi e per i servizi extraospedalieri rischia, secondo Confcooperative Sanità, di indebolire gli obiettivi della Missione 6: cura delle cronicità, riduzione delle ospedalizzazioni evitabili e valorizzazione del domicilio come primo luogo di cura. Persistono inoltre forti disuguaglianze territoriali e tariffe ferme da anni, che non coprono i costi in aumento. “Serve un fondo vincolato per l’adeguamento delle tariffe, come previsto dal decreto 502/1992 – ribadisce Milanese –. Non possiamo continuare a curare la fragilità con risorse insufficienti e frammentate”.
Sul fronte della non autosufficienza, Confcooperative Sanità definisce puramente simbolico lo stanziamento di 100 milioni l’anno per Alzheimer e demenza. “Serve una norma chiara sulla compartecipazione e un aumento della quota sanitaria dal 50% al 70% – afferma Milanese – non cifre che ignorano un’emergenza sociale in piena crescita”.
Accolto positivamente, invece, lo stanziamento di 285 milioni per il Piano Nazionale Salute Mentale 2025-2030, ma la Federazione chiede risorse dedicate anche agli erogatori sociosanitari accreditati, che in molti territori rappresentano l’unico presidio effettivo di cura e mantenimento per la tutela del disagio mentale e psichiatrico.
Bene anche il rafforzamento delle misure di prevenzione, che Confcooperative Sanità considera “strategiche ma ancora parziali”. “La prevenzione deve diventare il motore della riforma sanitaria – sottolinea Milanese – e per questo serve un coordinamento stabile tra il Servizio sanitario nazionale e la sanità integrativa, per garantire continuità e reale equità di accesso ai programmi di screening e promozione della salute”.
Infine, la Federazione richiama l’attenzione sulla distribuzione del farmaco, chiedendo un chiarimento normativo per rendere effettiva la quota aggiuntiva dello 0,65% ai distributori intermedi. “Una precisazione necessaria – conclude Milanese – perché i distributori fanno fatica a vedersi riconoscere la quota aggiuntiva prevista nella precedente legge di bilancio”.
“Questa Legge di Bilancio – conclude il presidente – riconosce il valore del personale pubblico ma dimentica la rete del privato sociale accreditato: strutture territoriali, Rsa e assistenza domiciliare, presidi sui quali si misura la tenuta del Servizio sanitario nazionale. Servono risorse stabili, non misure spot. Servono visione e coraggio, non solo manutenzione”.