Medicina penitenziaria. Fimmg: “Mancano medici nelle carceri. Serve Accordo Nazionale”

Medicina penitenziaria. Fimmg: “Mancano medici nelle carceri. Serve Accordo Nazionale”

Medicina penitenziaria. Fimmg: “Mancano medici nelle carceri. Serve Accordo Nazionale”
I medici di famiglia denunciano come “a fronte di un sovraffollamento di detenuti negli istituti di pena diventa difficile assicurare un servizio di assistenza sanitaria adeguato”. E lancia la proposta: “È necessario ricondurre la medicina penitenziaria nazionale in uno stesso alveo proponendo l’istituzione di una unica Asl Nazionale Penitenziaria interregionale”.

“Manca personale medico nelle carceri italiane. A fronte di un sovraffollamento di detenuti negli istituti di pena diventa difficile assicurare un servizio di assistenza sanitaria adeguato”. Lo dichiara Franco Alberti, coordinatore nazionale di FIMMG Medicina Penitenziaria.

“I medici che lavorano nelle carceri sono così costretti in alcuni casi a turni continuativi con i rischi connessi alla situazione di stress legata all’ambiente di lavoro a scapito della salute dei detenuti – prosegue Alberti . Con il DPCM del 1 aprile 2008 l’assistenza sanitaria è transitata dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute e quindi al SSN. A distanza di 11 anni non è ancora stato fatto un contratto collettivo per i medici penitenziari, contemplato nell’ACN della Medicina generale creando situazioni paradossali e contratti legati alle interpretazioni delle varie regioni, dimostrando una enorme 'ignoranza' sull’operato dei medici in carcere volendo equipararli alla continuità assistenziale che svolge altre funzioni”.
 
“Si sta assistendo – sottolinea Alberti – a una fuga dei vecchi medici legata alla situazione precaria, sostituiti da colleghi che non sono preparati ad affrontare questo lavoro, e tra l’altro sottopagati, che appena possono scappano perché non vedono un futuro”.
 
Per Alberti: “E' necessario garantire una formazione adeguata istituendo un corso di un anno che permetta di lavorare in carcere perché, sia per l’abbandono volontario sia per i pensionamenti, il sistema potrà entrare in crisi.  Sono ripartite le trattative per l’ACN della medicina generale e di conseguenza anche per la medicina penitenziaria”.
 
“Ci auguriamo – conclude – che stavolta sia presa in dovuta considerazione la nostra richiesta di un sollecito accordo che riconosca sia da un punto di vista normativo che economico il lavoro svolto. E’ necessario ricondurre la medicina penitenziaria nazionale in uno stesso alveo proponendo l’istituzione di una unica Asl Nazionale Penitenziaria interregionale che possa sovrintendere all’organizzazione del servizio e al personale sanitario dei 206 istituti penitenziari Italiani, con un ‘organizzazione autonoma e un proprio budget uniformando su tutto il territorio nazionale”.

15 Marzo 2019

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