Nessuna invasione nel campo di esclusiva competenza dei medici. Ci tiene a chiarirlo l’Opi di Trento, dopo le polemiche sollevate dal progetto di sperimentazione approvato dalla Giunta provinciale della Provincia Autonoma di Trento con delibera n. 1401 del 19 settembre 2025. Il progetto prevede l’estensione agli infermieri di triage dei Pronto Soccorso della possibilità di richiedere radiografie in persone con trauma minore e codice a bassa priorità (bianco/verde/azzurro), secondo protocolli condivisi e formalizzati.
“Come Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento – scrive l’Opi in una nota – riteniamo necessario riportare il dibattito nella sua corretta cornice. La prescrizione di esami radiologici resta e deve restare di esclusiva competenza medica, come previsto dalle norme vigenti. L’infermiere di triage, professionista sanitario altamente qualificato, valuta la persona, attribuisce il codice di priorità e può attivare percorsi clinico-assistenziali definiti da protocolli scientificamente validati e approvati. In questo contesto, l’infermiere può anticipare la richiesta di un esame radiologico come parte di un percorso codificato, sulla base di sintomi o condizioni specifiche rilevate, con l’obiettivo di rendere più rapido ed efficiente il successivo iter assistenziale”.
“L’obiettivo del progetto – prosegue l’Ordine degli infermieri trentini – è chiaro: ridurre i tempi di attesa, in particolare per i traumi minori, integrando protocolli già attivi nei Pronto Soccorso della Provincia, come l’anticipazione di esami ematochimici o il trattamento precoce del dolore da parte dell’infermiere di triage. Questa iniziativa è pienamente coerente con gli indirizzi del Ministero della Salute e con i percorsi nazionali “See and Treat” e “Fast Track”, già diffusi a livello europeo e in diverse Regioni italiane, dove hanno dimostrato sicurezza, qualità e appropriatezza delle cure”.
Allora, ribadisce l’Opi, “non esiste alcuna “invasione di campo”. L’infermiere agisce nel pieno rispetto delle norme, delle proprie competenze e del codice deontologico, con formazione certificata e strumenti di valutazione scientificamente validati. L’esperienza, in Italia e all’estero, dimostra che questo modello aumenta l’efficienza, riduce i tempi di permanenza in Pronto Soccorso e migliora la soddisfazione dei cittadini, garantendo al contempo sicurezza e qualità delle cure. Parlare di illegittimità o concorrenza tra ruoli significa distorcere la realtà. L’attivazione di tali percorsi è nel pieno rispetto delle norme vigenti e rappresenta un esempio concreto di collaborazione interprofessionale, in cui ciascun professionista mantiene le proprie responsabilità, valorizzando pienamente le competenze di ciascuna professione e contribuendo a un’assistenza più tempestiva, moderna e centrata sui bisogni delle persone”.
Per l’Opi, “in conclusione, l’aumento e la crescente complessità dei bisogni delle persone, unitamente all’evoluzione normativa e delle competenze delle professioni sanitarie, richiede a istituzioni, parti sociali e professionisti di assumere una postura responsabile, aperta e propositiva verso l’innovazione di modelli professionali e organizzativi. Con un principio guida ben chiaro: l’interesse del cittadino e della sua famiglia. Finché questo rimarrà il nostro “faro”, saremo in grado di proporre e contribuire a realizzare soluzioni giuste e sostenibili per il bene e la salute della comunità”, conclude l’Ordine degli infermieri della Pa di Trento.