Tempari/1 Anaao: “Svolta giuridica fondamentale. Il tempo dedicato al paziente è un tempo di cura”

Tempari/1 Anaao: “Svolta giuridica fondamentale. Il tempo dedicato al paziente è un tempo di cura”

Tempari/1 Anaao: “Svolta giuridica fondamentale. Il tempo dedicato al paziente è un tempo di cura”
Dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato il decreto Zingaretti con il quale il Presidente della Regione voleva stabilire i tempi da dedicare ad ogni singola visita ambulatoriale e agli esami diagnostici, anche l’Anaao interviene con una nota, a difesa dei medici: “Il medico non è un esecutore che opera a comando ed il paziente non è solo una cartella clinica. Senza un patto con i professionisti non si riducono né liste di attesa né costi”.

“Già la recente Legge 219/2017 aveva statuito che il tempo della comunicazione tra il medico e il paziente costituisce tempo di cura, riconoscendo e aggiungendo gli elementi relazionali come parte inalienabile del rapporto medico/paziente e che in tutta evidenza non può sopportare forzature e invasioni di campo da parte del terzo pagante né banali processi di semplificazione”. Così l’Anaao interviene nel dibattito che è scaturito dopo la sentenza n° 06013/2018 del Registro dei provvedimenti collegiali del Tar del Lazio, che ha rifiutato il decreto della Giunta Zingaretti che prevedeva un tempo massimo per visite ed esami.
 
“La sentenza del Tar del Lazio – si legge nella nota del sindacato – che affida al medico specialista l’autonomia e la responsabilità in merito alla durata delle visite e delle prestazioni diagnostiche strumentali, rappresenta una svolta giuridica fondamentale. Si pongono finalmente limiti anche giuridici ad una concezione industriale del rapporto medico/paziente così cara a molti settori del management delle aziende sanitarie del nostro Paese”.
 
Di sicuro l’intervento del Tribunale amministrativo regionale ha fatto storia ma non è la prima volta che i giudici si esprimono in materia. A questo proposito l’Anaao spiega che “ l’illuminante sentenza del Tar del Lazio ribadisce ulteriormente, sulla scia di precedente giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Suprema Corte di Cassazione, l’autonomia e la responsabilità del medico nella relazione di cura, così piena di risvolti deontologici, etici e professionali, affermando che anche i tempi di esecuzione debbono essere coerenti con gli standard qualitativi individuati dallo Stato con il decreto Lea. Ne deriva anche l’impossibile standardizzazione in termini di durata e di contenuti delle singole prestazioni sanitarie la cui appropriatezza non può che essere garantita dal valore professionale degli operatori. Il medico non è un esecutore che opera a comando ed il paziente non è solo una cartella clinica. Senza un patto con i professionisti non si riducono né liste di attesa né costi. Prima la politica se ne rende conto, meglio è per tutti”. 
 

31 Maggio 2018

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