“Il ruolo del medico di medicina generale va assolutamente recuperato perché è lo spirito che governa la medicina di prossimità. Ora siamo in una fase di terra di nessuno: la vecchia figura del medico di famiglia, centrale rispetto al Servizio sanitario nazionale e primo approdo del cittadino, del paziente, è stata logorata da una serie di sovrastrutture amministrative e burocratiche, oltre che da una certa narrazione”. Lo ha detto il presidente della Commissione Sanità del Senato, Franco Zaffini, intervenendo all’83esimo Congresso della Fimmg, in corso al Voi Tanka Village di Villasimius, in un dibattito con il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale, Silvestro Scotti.
“Anche la categoria deve acquisire consapevolezza del momento che stiamo vivendo. In questa partita non c’è pareggio: si vince o si perde. E io lavoro, ovviamente, affinché il medico di medicina generale vinca questa partita e si posizioni dentro il suo ruolo e il suo perimetro”, ha aggiunto Zaffini.
Per quanto riguarda la manovra finanziaria, Zaffini ha precisato: “I 4 miliardi della precedente programmazione sono già tutti allocati, e sono noti i 2 miliardi e mezzo aggiuntivi che entreranno con questa manovra. Almeno 700 milioni, cioè circa un terzo, andranno alla prevenzione. E lì c’è molto da ragionare, ad esempio sulle campagne di screening e sull’immunizzazione: tutte cose che passano dal medico di medicina generale. In più, stiamo rivedendo l’iter formativo dei medici di medicina generale, perché anche questo deve essere riallineato alle sfide della formazione continua, ma anche di quella iniziale. E se vogliamo restituire il ruolo al medico di medicina generale, dobbiamo anche riallinearlo ai migliori percorsi formativi”.
Su questo punto, il presidente della Commissione Sanità del Senato ha precisato: “Ci sono già progetti di legge: ce n’è uno mio già depositato e ce ne sarà un altro, da qui a qualche giorno, per introdurre la formazione specialistica universitaria del medico di medicina generale. È solo il primo passo, però, perché ciò che è necessario è riacquistare orgoglio e consapevolezza da parte della categoria”.
Scotti, dal canto suo, ha ricordato che “la categoria si aspetta anche segnali forti su aspetti non solo reddituali ma anche, se vogliamo, simbolici. Occorre costruire un percorso con l’Università affinché questa possa sì entrare nel territorio, ma anche il territorio nell’Università. Nella formazione dei giovani, i medici di medicina generale devono poter essere protagonisti della didattica accademica”.
Infine, Scotti ha richiamato i numeri che descrivono la grande sofferenza del settore: ”La complessità che si richiede all’azione del territorio non può ricadere su percentuali così basse di medici di medicina generale. Il sistema della medicina generale è quello a maggior sofferenza: 68,1 medici attivi ogni 100mila abitanti. In alcune regioni le cose vanno anche peggio, con 62 medici per 100mila abitanti. C’è un aumento di bisogni a fronte di una forte riduzione dei medici di famiglia”.