Lazio. In tutti i pronto soccorso pronti ad arrivare esperti per proteggere donne e bambini
A breve saranno operative delle squadre di esperti composte da personale medico e infermieristico in grado di riconoscere subito i segni della violenza. La sospetta vittima sarà accompagnata in una stanza dedicata che garantisca tranquillità e dotata di tutto il necessario
02 OTT - Nei pronto soccorso di tutti gli ospedali del Lazio una novità per essere più vicini e proteggere le donne e i bambini: in tutte le strutture a breve saranno operative delle squadre di esperti composte da personale medico e infermieristico in grado di riconoscere subito i segni della violenza. Ne dà notizia la Regione che sottolinea come “L’obiettivo è quello di consentire di conoscere il fenomeno della violenza di genere, riconoscere i segnali della violenza e interagire con i vari operatori coinvolti per garantire l’attivazione di una “Rete” che sia in grado di proteggere le donne e i bambini, coinvolgendo Forze dell’ordine, Polizia locale, servizi sociali territoriali, associazioni e centri anti stalking”.
La rete dovrà essere in grado di riconoscere e segnalare i casi di violenza anche se la vittima non ha necessità di ricorrere alle cure mediche. L’assistenza psicologica e “materiale” nei confronti della vittima – sottolinea una nota regionale -scatta invece nella presa in carico successiva, con i centri anti-violenza o le altre associazioni di aiuto.
“Medici ed infermieri sono spesso le prime e non raramente le uniche persone, esterne al nucleo familiare, che arrivano a vedere le conseguenze fisiche e psichiche della violenza – lo ha detto
Cecilia D’Elia, presidente della Cabina di regia per la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne. È molto importante che sappiano quindi accogliere le domande delle donne.
“La sospetta vittima dovrà essere accompagnata in una stanza dedicata che garantisca tranquillità e dotata di tutto ciò che si rende necessario per la visita e l’eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia – è il commento di
Flori Degrassi, Direttore della Direzione Regionale Salute e integrazione sociosanitaria. Questo per impedire lo stillicidio di domande ripetute all’infinito che acutizzano il trauma o anche solo per far sì che la vittima non debba sentir dire ‘questo non è di mia competenza.
02 ottobre 2015
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