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Decreto appropriatezza. Fimmg Lazio: “Negli studi è il caos. Zingaretti sospenda efficacia”

I medici di famiglia bocciano le misure con cui sono stati introdotti nuovi criteri e indicazioni  su 203 prestazioni. “Forti disagi, quasi l’impossibilità a mettere in pratica quanto previsto dal decreto si registrano negli studi dei medici che lavorano nelle borgate come nei paesini del Lazio a Roma come a Frosinone, Rieti, Viterbo”.

01 FEB - “L’applicazione del decreto "Appropriatezza", che introduce codicilli, numeretti e pagine intere relative a di prestazioni ora non più esclusivamente a carico del SSN, ma se giudicate non appropriate, a totale carico del cittadino, esente o meno, sta creando nella prima linea del sistema sanitario nazionale e cioè gli studi dei medici di medicina generale il caos. Forti disagi quasi l’impossibilità a mettere in pratica quanto previsto dal decreto si registrano negli studi dei medici che lavorano nelle borgate come nei paesini del Lazio a Roma come a Frosinone Rieti Viterbo”. È quanto comunica la Fimmg, Federazione italiana Medici di famiglia del Lazio.
 
“E nelle Aziende sanitarie le cose non vanno meglio – specificano i medici - . In una ASL di Roma, tra giovedì e venerdì scorso, gli operatori di sportello ed un medico dell'Azienda, di fronte a ricette compilate con zelo ed infarcite dei previsti per quanto ignoti codici ed altrettanto ignote (alla ASL) condizioni di erogabilità, la ricetta non è stata accettata ed è andata a finire che l’impiegata ha detto “non ci capisco niente, Lei è esente, non paghi” Eppure la ricetta era compilata in assoluta conformità al Decreto. Il perplesso cittadino è tornato dallo zelante medico curante per ricominciare tutto daccapo.”

“Siamo solo all’inizio – rimarcano i camici bianchi Fimmg - . Ecco come un nobile obiettivo, eliminare gli sprechi, garantire a tutti il necessario e far pagare a tutti il superfluo viene vanificato in mancanza di un qualsiasi passaggio concertativo, organizzativo, informativo, comunicativo, indispensabile per avviare un processo cosi complesso. In questo modo l’unico effetto che si ottiene è quello di fa ritenere il decreto quello che non è e cioè una ulteriore tappa verso la privatizzazione della Sanità. Chi opera in sanità sa perfettamente che predisporre protocolli, linee guida ed indicatori senza coinvolgere chi deve applicarli significa fallire negli obiettivi. Qualcuno pensava che le multe e le sanzioni potessero surrogare la condivisione, ma se le multe avessero questo effetto taumaturgico, Roma non avrebbe una macchina in doppia fila. “
 
Auspicata sospensione del provvedimento da parte della Regione. “Occorre riportare il processo entro i binari della condivisione. La Regione Toscana, e anche il Veneto, scrivono alle loro ASL sospendendo i criteri applicativi del Decreto. E una scelta positiva per questo invitiamo il Presidente Zingaretti a prendere una posizione uguale che eviti nell’immediato disservizi, problemi, litigi e confusione. Si sospenda anche nel Lazio l’efficacia del decreto e nelle more si avvii con tutti i soggetti interessati una verifica sull’effettivo impatto delle nuove norme. Siamo disponibili ad un incontro anche perché il Lazio, nel lontano 2006, grazie al contributo della medicina generale, adottò il primo provvedimento sull’appropriatezza che si basava sul principio garantire il necessario e far pagare il superfluo. Tale provvedimento, agli atti della Regione, non provocò alcun disservzio, ma conseguì gli obiettivi prefissati“.

01 febbraio 2016
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