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Al Gemelli di Roma il primo centro italiano per la cura del linfedema

Il linfedema, patologia invalidante che colpisce gli arti, registra in Italia circa 40.000 nuovi casi all’anno. Il Centro offre terapie microchirurgiche di ultimissima generazione in grado di curare in modo risolutivo i pazienti.

22 GIU - Inaugurato oggi, presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, il primo Centro il Italia per la cura del linfedema, una malattia sempre più diffusa che colpisce i vasi linfatici degli arti ed è caratterizzata da gonfiore. Diretto dalla professoressa Marzia Salgarello, Direttore UOC Chirurgia Plastica e Ricostruttiva – Responsabile del Centro per il Trattamento Chirurgico del Linfedema del Gemelli, si tratta della prima struttura dedicata al trattamento dell’invalidante patologia con un approccio microchirurgico di ultimissima generazione, caratterizzato da metodiche cosiddette “fisiologiche”, ovvero che agiscono nel pieno rispetto di anatomia e fisiologia del sistema linfatico.

Il Centro è stato concepito con l’obiettivo di rivolgersi all’enorme numero di pazienti affetti da questa condizione. Si stima infatti che in Italia ci siano 40.000 nuovi casi all’anno di linfedema, “gli stessi numeri del cancro della mammella”, evidenzia una nota del Gemelli che annuncia l’apertura del nuovo Centro.

Nella giornata inaugurale si è tenuta anche la lectio “La supermicrochirurgia nel trattamento del Linfedema” del Prof. Isao Koshima dell’Università di Tokyo, tra i massimi esperti mondiali sulla patologia del sistema linfatico.

“Il Centro - spiega la responsabile del Centro, Marzia Salgarello - completa la carta dei servizi del Policlinico Universitario A. Gemelli in campo oncologico offrendo risposte anche finalizzate al miglioramento della qualità della vita dei pazienti colpiti da tumore che troppo spesso vivono il paradosso terapeutico secondo cui guariscono dal cancro, ma al costo di dovere affrontare una patologia benigna, ma cronica e invalidante, qual è il linfedema”.

Presso il nuovo centro del Policlinico il linfedema si potrà curare, in particolare, attraverso due metodiche microchirurgiche fisiologiche:

Le anastomosi linfatico-venose (LVA) con tecnica supermicrochirurgica
“L’intervento – spiega la nota del Policlinico - consiste nel deviare (bypassare) i collettori linfatici a delle piccole venule sotto pelle di dimensioni di circa 0.2-0.5 millimetri allo scopo di “scaricare” i vasi linfatici che risultano ostruiti. L’intervento si effettua con l’utilizzo del microscopio intraoperatorio e con tecniche di supermicrochirurgia. L’intervento chirurgico si effettua attraverso delle incisioni di circa 2-3 cm, ed è quindi poco invasivo”.

Trapianto autologo di linfonodi/tessuto linfatico
“L’intervento consiste nel prelevare in modo selettivo del tessuto linfatico/ linfonodi con i loro vasi trofici, da una zona del corpo (es. inguine, collo, ascella) per trasferirli a livello dell’arto che è interessato dal linfedema, ricollegando i vasi dei linfonodi a dei piccoli vasi locali con l’utilizzo del microscopio. L’obiettivo dell’intervento è riportare dei linfonodi/tessuto linfatico nell’arto malato per migliorare il drenaggio linfatico.
La zona di prelievo dei linfonodi viene studiata preoperatoriamente anche utilizzando la metodica del “reverse mapping”, che permette di selezionare in modo specifico linfonodi che non andranno a disturbare il normale drenaggio linfatico della zona di prelievo.
Con la terapia microchirurgica il 91,2% dei pazienti ha riportato miglioramenti soggettivi, con riduzione della circonferenza dell’arto affetto fino al 70%, fino al 78% dei casi ha interrotto l’utilizzo di indumenti elasto-compressivi, e fino al 100% dei casi non hanno più riportato episodi di infezione”.

22 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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