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Fials Lazio: “Manodopoera in affitto e personale che scappa all’estero: una sanità in completo abbandono”

“Le migliaia di precari e collaboratori ai quali si negano progressioni di carriera e inserimenti a tempo indeterminato, ristagnano ai margini di un mercato del lavoro in Italia e nel Lazio diventando, sempre più spesso, preda ambita di grandi strutture sanitarie estere, private e pubbliche”, afferma la segreteria regionale Fials del Lazio.

08 APR - “La mancetta per le assunzioni delle professioni sanitarie stabilita nel decretone ma limitata al 5 per cento della soglia di spesa del personale in servizio a fine 2018, il dimezzamento netto dei posti letto negli ospedali pubblici oramai completato, la chiusura di reparti specialistici di eccellenza e l’avvio verso il pensionamento di circa 7.000 infermieri cui si sommeranno medici, tecnici e amministrativi descrivono una sanità in completo abbandono". È quanto riporta una nota della segreteria regionale Fials del Lazio.
 
"Se la rotta non viene invertita - prosegue la nota - sappiamo bene che saranno pochissimi i posti di lavoro disponibili per i giovani che oggi studiano nell’ambito delle scienze mediche. Altrettanto difficile sarà riuscire a ottenere risposte assistenziali congrue alle necessità del paziente anche in base alla patologia”.
 
“Sono mesi che periodicamente puntiamo il dito contro reparti quasi interamente affidati a manodopera in affitto e troppo spesso assunta con contratti miseri o a partita Iva, contro servizi di emergenza svolti con ambulanze e personale privato, contro spese legali esagerate malgrado le strutture sanitarie vantino un ufficio legale interno e, non ultimo, contro bandi di gara per affidare servizi di assistenza a cooperative esterne che hanno originato condanne anche da parte di Corte dei conti e Anac. E in questo contesto - aggiunge la Fials - le migliaia di precari e collaboratori cui, di anno in anno, si rinnovano i contratti senza consentire progressioni di carriera e inserimenti a tempo indeterminato rimangono al palo”.
 
“E già. Costoro che ristagnano ai margini di un mercato del lavoro in Italia e nel Lazio diventano, sempre più spesso, preda ambita di grandi strutture sanitarie estere, private e pubbliche - incalza la nota -. Non stiamo parlando della mera fuga dei cervelli che periodicamente scandalizza politici di ogni schieramento piuttosto di professionisti, formati, educati e seguiti nelle nostre università che emigrano per lavorare. Gli viene pagato l’alloggio e il corso di lingua e infine stipendio e contributi decorosi. Non è un caso isolato quello dell’azienda sanitaria pubblica di Stoccarda che ha fatto le selezioni per infermieri a Torre del Greco dove a partecipare ci sono stati anche tanti giovani del Lazio. Al contempo il personale italiano è ricercato anche in Belgio, Francia, Regno Unito solo per fare qualche nome. Insomma noi li formiamo nelle nostre università, gli altri Paesi ne usufruiscono”.
 
“Basta assistere a queste sciocche contraddizioni e all’assenza totale di logica. Se non si avvieranno presto le dovute procedure per stabilizzare il personale precario che da anni, addirittura 10 o 15 anni, presta servizio nelle aziende pubbliche la degenerazione della nostra offerta sanitaria andrà presto ben oltre queste mere invettive. È doveroso quindi provvedere a mettere in piedi concorsi riservati per il personale precario e riconoscere i titoli maturati negli anni. Un esempio è quello dell’Asl di Latina che ha regolarizzato i precari annosi e anche Asl Viterbo sembra intraprendere la stessa strada. E noi Fials lo rivendichiamo e chiediamo con forza - conclude la nota Fials -: tutte le altre aziende sanitarie dovrebbero facilmente seguirne la pratica. Ci auguriamo che i vertici regionali parteggino per invogliare i manager”. 

08 aprile 2019
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