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Autonomia differenziata. Ho firmato l’appello, ora fronte unitario della sanità per fermarla e riformare la sanità

di Antonio Panti

18 GEN -

Gentile Direttore,
mi è sembrato ovvio firmare l’appello del “Coordinamento per la democrazia costituzionale” a favore di una legge di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata delle Regioni, condividendo appieno le osservazioni di molti autorevoli commentatori.

Quindi è inutile parafrasare il già detto se non per aggiungere, purtroppo, una nota di pessimismo. Il periodo politico che attraversiamo sembra il meno adatto ai grandi dibattiti sociali e etici mentre, rispetto ai cambiamenti assolutamente indispensabili, come l’assistenza territoriale e l’accordo per la medicina generale, manca perfino il minimo di necessaria competenza amministrativa.

Eppure il mondo degli addetti alla sanità è unanime nel criticare la proposta Calderoli e nel richiedere finanziamenti e riforme della sanità pubblica, senza le quali non solo il PNRR resterà lettera morta, un insieme di costruzioni inutili e abbandonate, ma lo stesso servizio rischia di cadere a pezzi, svenduto a investitori privati.

Se tutte le professioni sanitarie nelle loro molteplici articolazioni, Ordini, Sindacati, Società Professionali, insieme ai Sindacati dei Lavoratori e alle Associazioni dei Pazienti insorgessero in un fronte comune potrebbero smuovere il confronto pubblico e creare le condizioni per una svolta riformistica del servizio sanitario.

In realtà manca un punto d’incontro di tutte le diverse posizioni politiche ove tentare una sintesi unitaria. Si potrebbe pensare a un sintetico manifesto che principalmente affermi la volontà dei cittadini e degli operatori di salvaguardare, potenziare e modernizzare il servizio sanitario quale conquista di civiltà e garanzia per la tutela della salute della popolazione in condizioni di uguaglianza e, inoltre, chieda con fermezza poche decisioni essenziali: un finanziamento analogo a quello dei maggiori stati europei; una rigorosa programmazione nazionale vincolante rispetto alle autonomie regionali; il divieto di affidamento ai privati di spezzoni del servizio; l’abolizione del vincolo di assunzione e il coinvolgimento del personale nella governance del servizio.

Sulla base di queste proposte generali si potrebbero dare indirizzi per affrontare le questioni più importanti, dal territorio al pronto soccorso e così via. Su temi siffatti sarebbe possibile organizzare manifestazioni di cittadini e non solo di operatori del servizio. Forse l’idea è poco gestibile per molteplici motivi, tuttavia se non si risveglia un concreto interesse della gente, che comprenda appieno quel che potrebbe accadere a chiunque se la sanità pubblica va in crisi, non possiamo aspettarci che i politici si muovano spontaneamente.

E’ utile firmare il manifesto del Prof. Villone, ma dovremmo cogliere l’occasione per porre le basi di un movimento unitario di tutti coloro che si occupano di salute pubblica, capace di coinvolgere la popolazione. Sembra incredibile rischiare di mettere in crisi la sanità pubblica, la migliore e più funzionante istituzione del paese.

Antonio Panti



18 gennaio 2023
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