PUA: primo diritto essere informati sui diritti, ma come?
di Angela Prestigiacomo e Maurizio Motta
13 MAR -
Gentile Direttore,
sono in questi mesi in costruzione nelle Aziende Sanitarie, di concerto con gli Enti Gestori dei servizi sociali, i Punti Unici di Accesso (PUA) come porta di ingresso dei cittadini agli interventi sociosanitari per la disabilità e la non autosufficienza degli anziani. E’ uno snodo cruciale per quasi 4 milioni di famiglie: basti pensare alle loro difficoltà per “sapere dove andare a chiedere che cosa”, e nel peregrinare faticosamente tra più sportelli/servizi diversi. Ed accessi difficili producono almeno due effetti negativi: aggiungono alla sofferenza delle persone fatica e difficoltà solo per chiedere aiuti, e rischiano di non far arrivare ai servizi (e dunque a ciò cui avrebbero diritto) proprio i più deboli.
Ma nell’attivare i PUA è aperta una scelta tra due diversi possibili modelli:
a) I PUA si limitano a informare cittadino e famiglia dell’iter per arrivare alla valutazione in UVG, e per accedere agli interventi sociosanitari che possono essere attivati di conseguenza, da parte dei soli servizi sanitari e sociali. Questo è il modello ad oggi più diffuso, e descritto sia nel Piano Nazionale Non Autosufficienza 2022/24, sia nella legge delega 33/2023 sulle politiche per gli anziani
b) Oppure i PUA aggiungono l’obiettivo di informare cittadino e famiglia su tutti gli altri possibili interventi che potrebbe richiedere, e non solo ai servizi sanitari e sociali, ma anche a tutti gli altri attori del welfare (come INPS, Agenzia delle entrate, Regioni e altri).
E’ evidente che nel loro primo accesso a servizi di welfare, alle famiglie dei non autosufficienti interessa non solo sapere come arriveranno alla valutazione multidimensionale ed agli interventi dell’Azienda Sanitaria e dei servizi sociali, ma anche conoscere tutto ciò che potrebbero chiedere ad altri enti/servizi pubblici. Ossia poter ricevere in un solo luogo tutte le informazioni sulle opportunità esistenti, e su “che cosa, come, dove e quando” potrebbero richiedere. Ma creare PUA con questo obiettivo richiede:
a) Una chiara scelta organizzativa che impegni i servizi che ricevono utenti ad informarli non solo su cosa fanno quei servizi, ma su tutte le opportunità del sistema di welfare, poiché è questo che è più utile per le famiglie.
b) Ed anche uno strumento che consenta agli operatori di informare sull’intera gamma di interventi del welfare che sarebbero utili; che non può essere autocostruito dai servizi, visto che gli interventi sono molti e assai mutevoli, ma va fornito da una redazione che lo gestisca e ne curi l’aggiornamento costante.
Per questa ragione è stato costruito dalle ACLI di Cuneo, con un’ASL e alcuni Enti Gestori dei servizi sociali piemontesi un “catalogo informatizzato” degli interventi nazionali e regionali per la disabilità e la non autosufficienza (ed un modulo parallelo dedicato agli interventi contro la povertà), in uso in diversi territori in Piemonte. Lo strumento è un catalogo sempre aggiornato a cura di una redazione dedicata, sgravando i servizi dal compito di trovare, descrivere e aggiornare le prestazioni, di semplicissima consultazione ed uso, senza implicare formazione mirata, che può essere usato dagli operatori per due finalità:
- come strumento da consultare quando un operatore desidera aggiornarsi sulla mappa delle prestazioni che in quel momento sono in essere;
- quando incontrano cittadini, poter ottenere l’elenco solo di quelle che quello specifico nucleo potrebbe richiedere proprio in quel momento (e dove, come e quando), e stampare queste informazioni per consegnarle al cittadino (od inviargliele), anche in diverse lingue.
Potrebbe dunque essere strumento utile anche per i PUA che ASL ed Enti Gestori dei servizi sociali stanno mettendo in opera. Né ACLI né gli enti pubblici che gestiscono lo strumento hanno scopi di lucro, ma il sistema ha suoi costi di sviluppo, e sinora è attivabile previo pagamento da parte degli EEGG di una quota annuale (peraltro molto modesta). Per ogni informazione si può scrivere a welfareinforma.cn@acli.it
Peraltro i percorsi dei non autosufficienti possono essere molto diversi; ad esempio quando un ricovero ospedaliero termina in una condizione di non autosufficienza che non era presente prima del ricovero, sarebbe utile che le informazioni sulle opportunità fossero fornite alla persona/famiglia già dal servizio ospedaliero che cura la dimissione, evitando di costringerli ad un accesso successivo al PUA. Obiettivo che può essere perseguito se lo strumento del “catalogo” descritto viene reso fruibile non solo dai PUA, ma anche da tutti i servizi che incontrano non autosufficienti.
Lo strumento descritto può essere una opportunità, ma sono preliminari e decisivi in questa fase gli orientamenti di Aziende Sanitarie ed Enti Gestori dei servizi sociali nello scegliere il modello di PUA da allestire. Nonché i criteri che le Regioni vorranno fornire. E non c’è dubbio sull’utilità per le famiglie di muovere verso PUA capaci di informare “a 360 gradi” su tutte le offerte del welfare.
Angela PrestigiacomoPresidente della fondazione WellFare Impact di Cuneo. Facilitatrice digitale socio-assistenziale e sanitaria. Project manager di Welfare Informa. Maurizio MottaDocente a contratto Università di Torino. Ex dirigente servizi sociali Comune di Torino
13 marzo 2025
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