L’Asp di Vibo Valentia e il viaggio nella sanità calabrese

L’Asp di Vibo Valentia e il viaggio nella sanità calabrese

L’Asp di Vibo Valentia e il viaggio nella sanità calabrese

Gentile Direttore,
proseguendo il viaggio iniziato qualche settimana fa, all’interno della sanità calabrese, relativamente alle Unità Operative di Anestesia e Rianimazione e proseguito all’interno dell’ ASP di Crotone, facciamo oggi tappa a Vibo Valentia. Qui, la situazione è decisamente peggiore rispetto a quella della cittadina pitagorica già descritta in precedenza.

Oltre al presidio Spoke del capoluogo della provincia – l’ospedale Jazzolino – insistono altre due strutture: il presidio di Serra San Bruno e l’ospedale generale di Tropea. Il primo è impropriamente classificato come “di zona disagiata”, trovandosi a quarantasette minuti (Estimated Time of Arrival di Google Maps) di distanza dallo Spoke di riferimento ed a trentanove minuti dal Pronto Soccorso di Soverato. Ben al di sotto dunque dei novanta minuti richiesti dalla vigente normativa (1) per raggiungere uno Spoke o dei sessanta minuti richiesti per arrivare ad un Pronto Soccorso Generale. Ed anche in queste sedi si utilizzano impropriamente Medici Anestesisti Rianimatori a supporto del medico del Pronto Soccorso (Unità Operativa che andrebbe riclassificata come Punto di Primo Intervento) o dell’Emergenza Territoriale.
 
Attivando un’elisuperficie certificata per il decollo e l’atterraggio H24, la qualità del soccorso relativamente all’emergenza sarebbe di livello decisamente superiore, con tempi di arrivo del medico anestesista rianimatore e dell’infermiere di area critica nell’ordine dei quindici minuti, una più rapida centralizzazione del paziente ed un netto contenimento dei costi.
 
Altrettanto impropriamente vengono, gli stessi Medici Anestesisti utilizzati presso l’Ospedale Generale di Tropea. Presidio, questo, che dista quarantuno minuti dallo Spoke di riferimento. Ed anche qui, con la costruzione di un elisuperficie, i tempi di intervento dell’elicottero dalla base di Lamezia sarebbero nell’ordine di una quindicina di minuti.

In ogni caso, in entrambi gli ospedali l’organizzazione non risponde ai requisiti richiesti dalla vigente normativa(2) che prevede, se la figura del Medico Anestesista Rianimatore sia ritenuta necessaria, la sua presenza in guardia attiva H24 all’interno della struttura ospedaliera. Allo stato, invece, lo Specialista è presente dalle 8.00 alle 20.00 e di notte è solo reperibile.

A onor del vero, da qualche giorno, grazie ad una convenzione esterna, sono state acquistate, per il presidio di Tropea, un certo numero di prestazioni aggiuntive, per cui, è garantita la presenza in guardia del medico anestesista rianimatore nelle ore notturne. Peccato che le prestazioni coprano, mi si dice, solo un terzo di quelle necessarie, per cui la presenza dello stesso sarebbe garantita solo una notte su tre.
 
Resta da dimostrare (e soprattutto da giustificare, data la scarsità di risorse) la reale necessità della presenza di questo professionista, in un presidio dove l’attività chirurgica è residuale e dovrebbe essere riallocata, per motivi strategici, funzionali ed economici nello spoke da dove, temporaneamente fu a suo tempo distaccata.
 
Ben più serie, in termini di sicurezza e rischio clinico, le conseguenze negative della sola pronta disponibilità del Medico Anestesista nelle ore notturne per lo Spoke di Vibo, in sostituzione della sua presenza attiva. Il punto nascita da circa 900 parti/anno prevederebbe una guardia anestesiologica dedicata. Ma a Vibo, pur di distribuire inutilmente risorse in periferia, presente in Ospedale, la notte ed i festivi, c’è solo il Medico di guardia della Terapia Intensiva che, in caso di emergenze ostetriche, al fine di tamponare l’arrivo da casa del reperibile, deve precipitarsi in sala operatoria.
 
A proposito della Terapia Intensiva, secondo la logica della media nazionale già utilizzata per l’ASP di Crotone, essendo il bacino d’utenza dello Spoke di Vibo Valentia di 160.000 abitanti, i posti letto della rianimazione dello Jazzolino dovrebbero essere 12,8. E cioè più del doppio di quelli – sei – attualmente esistenti.
 
Undici sono i medici anestesisti rianimatori rimasti.

Questo risicato drappello di professionisti, tra tripli salti mortali, tonnellate di ferie arretrate ancora da fruire ed un surplus orario effettuato spesso in spregio al D. Lgs. 161/2014 pur di garantire l’assistenza ai pazienti, si divide sui tre presidi ospedalieri.

Dalle mie parti si usa dire “spogliare la chiesa per vestire la sacrestia”, espressione colorita ma efficace, accennando a questi Professionisti che fanno miracoli a suon di sacrifici, pur di cercare di garantire il diritto alla salute dei loro concittadini
 
Ed è indicativo di quanto difficili siano le condizioni in cui si esercita la professione allo Jazzolino, il numero di Medici Anestesisti che diminuisce nel tempo anche per la ridotta attrattività di cui le stesse sono responsabili.
 
Chi sa se qualcuno ha provato a quantificare in che misura incida, questo fenomeno, sulla migrazione sanitaria? E quanto costi al bilancio della regione questa carenza di personale? Chi sa se non sia giunto il momento di invertire questo trend adottando opportune contromisure per attrarre specialisti?
 
Appuntamento alla prossima Azienda Sanitaria Provinciale.
 
Dr. Domenico Minniti
Presidente Sezione Calabria AAROI EMAC
Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica

(1) DM 70/2015
(2) CCNL 2002-2005 Dirigenza medica e veterinaria, art. 17 c. 3 

Domenico Minniti

25 Novembre 2019

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