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A forza di critiche ingiuste rischiamo tutti di restare senza medico di famiglia

08 FEB -

Gentile Direttore,
le analisi e le soluzioni semplici per i complessi problemi del territorio ricorrono negli anni. Ecco due esempi:

-“L’attuale organizzazione delle cure primarie manca, in termini complessivi, delle premesse contrattuali e delle competenze cliniche, gestionali e amministrative richieste a un’organizzazione che sia in grado di garantire una reale presa in carico complessiva dei pazienti cronici al di fuori dell’Ospedale”.

-"Non molto più aderente al diritto alla salute è la medicina del territorio. Pur riconoscendo molte eccezioni meritevoli, soprattutto in epoca Covid, i medici di medicina generale è raro che eseguano visite a domicilio, anche per paura di infettarsi. Spesso è anche difficile accedere agli ambulatori che sono aperti per poche ore alla settimana, per cui si assiste a un intasamento dei Pronto soccorso dove le attese sono lunghe e si danneggia così il diritto alla salute di chi ha veramente urgenza di intervento."

Oltre un decennio separa la denuncia pubblica dei limiti della medicina territoriale, da parte di autori appartenenti ad ambienti culturali per certi versi in antitesi: la prima risale alla Delibera sulla prima riforma lombarda della cronicità del 2011 – i cosiddetti CReG antesignani della Presa in Carico – mentre la seconda è stata espressa in questo mese su Avvenire dal prof. Garattini, presidente onorario dell’Istituto Mario Negri di Milano.

Sulla base di analoghe teorie causali sono state proposte soluzioni divergenti: da una parte la sostituzione del MMG con il Gestore ospedaliero della presa in carico dei cronici, naufragata con la pandemia, e dall’altra il passaggio alla dipendenza dei presunti libero-professionisti convenzionati.

Insomma prosegue una campagna di discredito che accomuna opinion leader e giornalisti di diverse aree nel facile tiro al bersaglio sul medico di MG, con la dovuta eccezione della componente meno performante della curva gaussiana. In forza di generalizzazioni induttive aneddotiche, pregiudizi e bias cognitivi (disponibilità più rappresentatività) gli eroi travolti in centinaia dal Covid-19 da due anni sono oggetto di biasimo sociale e implicita colpevolizzazione.

Negli stessi giorni le cronache riportavano il caso dell’aggressione subita da medico ultra 68enne bergamasco che nonostante l’età aveva procrastinato il pensionamento per evitare disagi ai propri assistiti; il collega veniva fisicamente aggredito in studio da alcuni cittadini senza medico, che affollavano la sala d’attesa ed erano inferociti perché pretendevano di essere ricevuti immediatamente. Insomma si chiede ai medici più visite domiciliari, più ore di studio e magari altrettante nella Casa della Comunità, di utilizzare la tecnologia diagnostica per gestire problemi acuti e cronici, avendo in carico fino a 1800 pazienti e dovendo far fronte ad una considerevole burocrazia, alla combinazione di Covid-19 ed influenza, oltre che tenere assidui contatti con pazienti etc. Non si pretende troppo dalla metà attempata e stanca dei MMG, sulla soglia della quiescenza?

La condizione di “sans médecin” accomuna ormai decine di migliaia di cittadini lombardi rimasti privi di assistenza primaria per carenza di professionisti e a causa della sottovalutazione del ricambio generazionale; a loro sono rivolti gli Ambulatori Medici Temporanei creati dalla regione dal 2023 per affrontare un’emergenza destinata ad aggravarsi nei prossimi anni. Si tratta di un servizio sperimentale sostitutivo del MMG da parte di colleghi della stessa zona, disponibili a ricevere su appuntamento i sans médecin, previa ricerca della disponibilità e fissazione dell’appuntamento tramite un’App.

Davvero bastano spiegazioni causali semplificate e gravi accuse per risolvere problemi complessi dovuti ad una crisi epocale caratterizzata da deficit generalizzato di medici sul territorio e al decennale cumulo di inadempienze dei decisori pubblici? Peraltro servirebbero doti di ubiquità per fare più visite domiciliari, nelle zone con popolazioni disperse o in aree metropolitane soffocate da problemi di traffico e di sosta, e allo stesso tempo dedicare più tempo all'attività ambulatoriale, quando una domiciliare all'altro capo della città o in un’area di montagna richiede poco meno di un'ora! Sono le schiere di "sans médcin" a dover peregrinare nel territorio per elemosinare la prescrizione di farmaci cronici, visite ed esami di controllo dai medici rimasti sul campo. Non è questo il principale ed originario vulnus per il diritto alla salute e alle cure?

La categoria è in grave sofferenza dal 2020 e le polemiche scoraggiano coloro che resistono, nonostante l’età, ma che poi come il collega bergamasco “non vedono l’ora di andare in pensione”, aggravando ulteriormente la situazione. Siamo alla vigilia di un periodo che si annuncia durissimo per tutti e invece di supportare gli sforzi di coloro che, nonostante un insopportabile accanimento burocratico, restano in attività prosegue la delegittimazione di un’intera categoria che non motiva di certo i giovani colleghi.

Giuseppe Belleri

MMG in pensione



08 febbraio 2023
© Riproduzione riservata

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